Chiamami ancora Amore... 86 anni di passione. Buon compleanno Napoli

Col passare degli anni, ci sono stati uomini che hanno voluto invertire la rotta...
Chiamami ancora  Amore... 86 anni di passione. Buon compleanno Napoli
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© foto di Alfonso Miranda/TuttoMercatoWeb.com

Il numero 86 nella cabala napoletana simboleggia la bottega, troppo facile e usuale dire quella dei sogni allora cambiamo e nominiamola ‘a puteca d’e ‘nnammurate. Da quel 1° agosto del 1926, quando don Giorgio Ascarelli, bottegaio magico del quartiere Pendino decise di erigere un sogno da dedicare ai cittadini della vecchia capitale, i ribelli per antonomasia per storia e tradizione si unirono abbracciati sotto una sola bandiera, un cavallo rampante iniziò la sua corsa e cominciò a scrivere la storia.

Le fiabe son tutte belle da raccontare ed anche se hanno un inizio negativo non è detto che questo non debba essere narrato. Troppo presto a causa delle due retrocessioni consecutive nei primi anni di massima serie, al Napoli venne affibbiato il simbolo del “ciuccio”, quel cavallo rampante emblema della monarchia e del potere Borbonico divenne subito un animale indifeso e venne dato in pasto ai media nazionali.

Col passare degli anni, ci sono stati uomini che hanno voluto invertire la rotta, non sempre il “ciucciariello” subisce il potere del padrone per tutto il corso della sua esistenza, prima Lauro, poi Fiore e Ferlaino trasformarono quel brutto anatroccolo nel più bel cigno del panorama calcistico italiano, dettarono legge e fecero cullare trofei tra le braccia dei più grandi calciatori di sempre. In principio fu Attila Sallustro l’idolo indiscusso della folla, poi fu il turno di Jeppson, Vinicio, Pesaola e Omar Sivori. Nei primi anni '80, il testimone passò tra le mani della Leggenda vivente, il “nanetto” di Villa Fiorito, Diego Armando Maradona, con lui tutti i sogni si esaudirono e anche gli scugnizzi divennero cortigiani e principi dell'incantevole Regno del Diez. Per noi Napoletani, Diego resta sempre la più grande divinità del mondo del calcio, non ce ne voglia e se ne facciano una ragione il buon Edson Arantes do Nascimento ed i suoi discepoli.

Dopo gli anni di platino e il settennato d’oro maradoniano, la squadra dei sogni si trasformò troppo presto in quella delle delusioni e delle speranze. Non è bello ricordare ciò che accadde in quel mese di luglio del 2004, a tutti, però, vengono in mente  drammaticamente quei giorni. Castel Capuano simbolo del vecchio potere capitalistico diventò lo scrigno dei ricordi. Si presentò un signorotto venuto da Roma, occhiali da sole e dai modi tipicamente americani, Aurelio De Laurentiis erede della più grande dinastia nella storia del cinema italiano prelevò dal curatore fallimentare il titolo sportivo della SSC Napoli, inglesizzò il nome in Napoli Soccer, ibernando la gloriosa e vecchia denominazione in attesa di anni più luminosi. Venne chiamato a corte il miglior manager del panorama calcistico italiano, Pierpaolo Marino da Udine diventò fin da subito il nuovo pater familias della rinata società. La cavalcata fu inaspettata in pochi anni si passò dai campi fangosi della C ai rettangoli verdi e stellati d'Europa. Hamsik, Lavezzi, Gargano, Maggio, Mazzarri e Cavani sono soltanto gli ultimi scrivani di una delle più gioiose pagine della storia tinta d’azzurro.

In quel lontano 1° agosto del 1926 quel bottegaio magico di nome Ascarelli chissà se si rese conto di aver sancito il matrimonio più longevo di sempre. Orgogliosi di questa eterna canzone, segnati nell’animo dall’essenza, evocando le Leggende, sfidando il Fato, sognando il Mito: sono 86 gli anni di Passione tra l’Azzurro e il Popolo degli Innamorati. AUGURI NAPOLI... chiamiamoci ancora AMORE!

Gaetano Brunetti

TWITTER: @GaetanoBrunetti