La storia siete voi: Superdino Zoff

"In 5 anni Napoli mi ha arricchito di allegria"
05.12.2012 21:00 di  Leonardo Ciccarelli   vedi letture
 La storia siete voi:  Superdino Zoff
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© foto di Federico De Luca

Poche sono le città e le squadre che possono bearsi di certi personaggi unici nel loro genere per carisma, signorilità, genialità, o puro e semplice talento. Una di queste nobili fortunate è senza dubbio Napoli che ha visto per le sue strade avvicendarsi Pontano, D’Annunzio, Ascarelli, Matilde Serao, Diego Armando Maradona e Dino Zoff.
Dino Zoff è qualcosa di assolutamente straordinario. Un portiere ed un uomo unico nel suo genere che mai e poi mai avrà la possibilità di rinascere perché il suo stile e il suo fisico sono proprio anni ’70: 182 cm per 81 Kg. Un fisico perfetto per un terzino mentre lui era un portiere e che portiere. Un estremo difensore dal carisma e dalle abilità tali da attraversare 20 anni di calcio internazionale senza mai perdere un colpo, a testimoniarlo è il fatto che a 40 anni suonati ha vinto il Campionato Mondiale di calcio da capitano della Nazionale Italiana, mondiale che arriva 14 anni dopo un altro traguardo personale di Zoff, l’europeo a cui partecipò un altro figlio di Napoli come Antonio Juliano. Zoff è l’unico italiano che può vantarsi dicendo di aver vinto un europeo e un mondiale.
Per descrivere le abilità straordinarie di quest’uomo straordinario chiedo aiuto ad un trio che negli anni ’90 si è imposto nell’Italia che si avvicinava allo sventato Millennium Bug: Aldo, Giovanni e Giacomo. In “Chiedimi se sono felice”, Giacomo, suggerendo a Giovanni il modo di comportarsi gli dice che deve essere “Lucido, freddo, distaccato... Tipo  Zoff”, perché è proprio questa la forza che contraddistingueva Zoff, la testa.
Lui non era per niente spettacolare, l’altezza non gli permetteva di fare voli chilometrici, così decise di impostare tutta la sua carriera sul posizionamento, era imbattibile in questo. Aveva una capacità di lettura del gioco assolutamente straordinaria e questo lo renderà in futuro anche un ottimo allenatore.
La carriera del portierone friulano comincia però in salita perché verrà clamorosamente scartato al provino della Marianese perché a 14 anni è alto solo 160 cm, lui però vuole diventare portiere perché “In campo il portiere è un uomo solo e a me piacciono gli sport individuali” e così entra in gioco la nonna: 8 uova al giorno, uno stomaco di ferro quanto il suo cervello, gli permettono di crescere a vista d’occhio e di essere scritturato dalla società friulana. Dopo 3 anni passa all’Udinese che lo cederà successivamente al Mantova dove vivrà le prime esperienze in Serie A.
L’arrivo a Napoli avverrà 150 partite dopo il trasferimento nella società virgiliana ed è come al solito molto romanzesco: i protagonisti della storia sono Bruno Pesaola, tecnico del Napoli, Gioacchino Lauro, figlio del presidente del Napoli e Alberto Giovannini, direttore de il Roma. Zoff arriva all’insaputa del presidente l’ultimo giorno di mercato per 120 milioni di lire perché a mettere la firma è il figlio sotto consiglio di Giovannini che per l’occasione si finge il presidente del Napoli.
Storie d’altri tempi, storie impensabili al giorno d’oggi, ma storie che hanno permesso alla società fondata da Ascarelli di fregiarsi dell’onore di aver avuto uno dei portieri più forti della storia, due dei difensori più forti della storia, il calciatore più forte della storia, tutti con la stessa maglia. Maglia unica.
A Napoli Zoff rimarrà sempre legato perché “In 5 anni Napoli mi ha arricchito della sua allegria” e lui ha arricchito noi con prestazioni assolutamente pazzesche, prestazioni che gli varranno l’ingaggio nella società che più lo rappresenterà in carriera, la Juventus.
Sabato con l’Inter il nostro attuale portiere raggiungerà la quota di presenze di Zoff, 153, consapevole, anch’egli, che quest’uomo è impareggiabile.
Chi ama non dimentica, non dimentica alcune statistiche che sono fuori dal comune come i gol che Messi ha segnato nel 2012: in 190 presenze complessive a Napoli ha subito 166 gol in un’epoca in cui, per dirla alla Suarez “Se le partite finivano con 5-6 gol vuol dire che non avevamo giocato bene”. Come detto più volte: era disumano, grazie Dino!

Nelle puntate precedenti: 

Giogio Ascarelli

Bruno Pesaola

Diego Armando Maradona

Faustinho Canè

Beppe Bruscolotti

Careca

Salvatore Carmando

Attila Sallustro

Hasse Jeppson

Ruud Krol