L'importanza di un bilancio forte

Tutto Napoli vi presenta, in due puntate, l'analisi fatta dal dottore commercialista Francesco Paolo Nappi sul bilancio del Napoli. Una relazione importante per capire meglio quanto un bilancio possa incidere su una società professionistica
13.05.2009 18:30 di  La Redazione   vedi letture
Fonte: F. Paolo Nappi - dott. commercialista
L'importanza di un bilancio forte
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© foto di Alfonso Miranda

Fiondati nel mondo calcio, i soci della S.S.C. Napoli spa, ovvero la Filmauro per il 99,8% ed Aurelio de Laurentiis per lo 0,2, sembra che non si muovano affatto male.
Del resto con un bacino di utenza come quello che gode il marchio Napoli a livello nazionale ed internazionale vengono assicurati ricavi ed utili in continua crescita con investimenti efficienti ed economici. Il dato è rilevato dall’andamento della società degli ultimi 2 anni con un fatturato che cresce esponenzialmente di anno in anno portando, per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2008 (anno solare diverso da quello delle normali società di capitali) un utile ante imposte pari ad euro 20.143.468.
Notiamo come il valore della produzione aumenti del 114% dovuto in parte all’aumento delle vendite dei biglietti pari a 7.192.460,00 ed abbonamenti pari a 6.280.534,00 ma soprattutto dell’aumento stratosferico + 507% dei proventi da cessione diritti televisivi.
Del resto, almeno in Italia, la partita si gioca proprio lì, sulla cessione dei diritti televisivi che ha portato negli ultimi anni ad un incremento inimmaginabile del fatturato delle società di calcio, e soprattutto delle società con un grande numero di tifosi, che, attorno a loro, sono diventate ancor più grandi. L’incremento degli introiti ha portato però, come effetto collaterale, ad un accentuazione del divario economico e quindi di risultati sportivi tra le società calcistiche stesse. Queste possono essere suddivise, al loro interno, in tre categorie: le prime competono per le massime competizioni nazionali ed internazionali, le seconde, di un livello medio, competono per ottenere buone posizioni in classifica nazionale sperando al massimo in una partecipazione internazionale e le ultime tendono solo a mantenere una posizione acquisita (permanenza in un campionato) o di conquista della partecipare ad un nuovo campionato (promozione).
Sta ai soci della SSC Napoli quindi capire a che gioco giocare, con quali investimenti, con quali obiettivi. L’idea che fuoriesce dall’analisi dell’andamento della società dalla sua nascita ad ora è che i soci abbiano le idee abbastanza chiare.

Perché a vincere sono sempre gli stessi?
Non è un caso che negli ultimi anni i maggiori trofei siano andati appannaggio sempre delle stesse squadre.
Del resto osservando l’andamento congiunto degli investimenti e dei risultati sportivi si desume che grandi investimenti portano a grandi risultati sportivi e piccoli investimenti no, ma, di converso, società sportive che intendono fare piccoli investimenti possono portare a casa grandi risultati economici che possono ulteriormente crescere con la cessione di giocatori talentuosi “scoperti” e rivenduti.
 

Nel mix di investimenti/redditività sportiva/redditività del capitale, la SSC Napoli pare abbia adottato la tecnica più proficua per le casse sociali. Il dato si desumerebbe anche dal confronto tra stipendi erogati negli ultimi anni che ha subito una crescita pari al 40,56%, passando dai € 17.221.769 del 2007 ai € 24.207.681 del 2008. La crescita degli stipendi, infatti, è notevolmente inferiore a quella che ha fatto registrare l’utile ante imposte che cresce del 464,37% passando dai € 3.569.167 del 2007 ai € 20.143.468 del 2008.
Alti profitti che pare escano fuori dalla logica del circolo virtuoso delle grandi società che si basa sui seguenti passaggi: grandi investimenti economici, grandi risultati sportivi, grande ritorno economico. Profitti che nel caso della SSC Napoli si basano esclusivamente sulla grande attrattività del marchio Napoli tra i suoi tifosi disseminati sul territorio nazionale ed internazionale.
Enormi, per i soci, sono anche in prospettiva gli utili che derivano dal far parte del mondo calcio, c’è da osservare, infatti, che la misurazione dei risultati economici non si evince solo dal bilancio della società sportiva (che in alcuni casi termina l’anno in rosso) ma anche dalle società ad essa collegate che diventano strumentali alle prime occupandosi di specifici asset talvolta ricchissimi. Un esempio su tutti lo peschiamo proprio in casa Napoli dove la società S.S.C. Napoli spa, partecipata come dicevamo prima dalla FILMAURO srl al 99,99% ha concesso in esclusiva alla CCGS srl, anche essa partecipata al 100% dalla FILMAURO srl tutti i diritti di ripresa e trasmissione degli eventi calcistici per le stagioni dal 2007/2008 al 2011/2012, si legge dalla nota integrativa che il prezzo pagato e le modalità rispecchiano lo standard di mercato. I proventi che entrano in bilancio quindi passano oggi e passeranno in futuro attraverso un'altra società.
Ulteriore elemento è l’enorme notorietà che gode chi si occupa di calcio a determinati livelli, tale notorietà infatti si rivela col diventare un volano per altre e più disparate attività.
Tornando ai proventi che entrano però nelle casse della S.S.C. Napoli si nota che sono in continua crescita e pari, per l’anno 2008 a 43.152.090,00 rispetto ai 8.505558,00, dato relativamente piccolo se si osserva che società tipo il Milan, ad esempio, attesta tali tipi di ricavi abbondantemente sopra i 155.000.000,00.

Un analisi a parte merita la differenza nel mondo del “pallone” tra le varie leghe europee. in Italia, l’incremento del fatturato degli ultimi 10 anni, per quanto cospicuo è stato il minimo tra le principali leghe. Mentre in Inghilterra infatti negli ultimi 10 anni il fatturato passava da 689 a 2273 milioni di euro, con una crescita percentuale pari al 230% ed in Germania + 211% e in Spagna + 153%, in Italia si passava da 551 milioni ai 1163 con un aumento percentuale pari al 111%. (fonte Deloitte, annual reviw of footbalkl finance, june 2008.)
Lasciando da parte il fenomeno della violenza negli stadi, notiamo che in Italia scontiamo stadi obsoleti e, soprattutto, stadi di proprietà non delle società sportive ma degli enti pubblici, Comuni in particolar modo. La differenza è sostanziale se si guarda ad esempio alla Premier League ed al caso del Manchester, attualmente primo nel ranking internazionale per club e proprietario dello stadio (tra i più belli al mondo).
Inoltre lo stadio di proprietà della società sportiva professionista si traduce in un bilancio nettamente più solido con possibilità di aumento esponenziale, per le società spotive, anche di accesso al credito bancario. Aggiungerei di più, dando uno sguardo alla composizione del fatturato dello stesso Manchester, si nota come i diritti TV, per quanto alti rappresentano solo il 29% del totale dei ricavi, la cui quota più alta pari al 44% è rappresentata proprio dai biglietti e dagli abbonamenti. E’ solo una coincidenza?

Tornando in casa Napoli, che tanto meriterebbe uno stadio più evoluto e capiente, è innegabile un alta capacità manageriale, non sappiamo però, quale sia la reale strategia della società, due le possibilità, da un lato il posizionamento come “cash cow” (mucca da mungere), nella logica di accumulare utili e sfruttare il marchio Napoli prima di un eventuale cessione, dall’altro buoni risultati economici gestiti nella logica di autofinanziamento in vista di investimenti prospettici, al fine di arrivare a considerevoli obiettivi sportivi. La politica di bilancio del Napoli, con grossi utili di gestione non fa ben sperare, infatti, una politica di bilancio mirante a maggiori investimenti si sarebbe tradotta in più numerosi giocatori in rosa di un certo livello, avrebbe condotto a maggiori risultati sportivi e, tra l’altro, avrebbe significato una tassazione inferiore per la società con inevitabili riflessi positivi sugli obiettivi sportivi. Apprendiamo infine di una buona notizia che viene dalle regole di funzionamento delle società sportive professionistiche, (per il vero indicata anche nel bilancio della SSCN), l’art. 4 della L.586/96 che recita: “il 10% dell’utile(quindi nel caso del calcio Napoli 1.191.104 euro) deve essere destinato a scuole giovanili di addestramento e formazione tecnico –sportiva”. Se non investiamo sui campioni almeno incentiviamo lo sviluppo e la crescita del nostro vivaio.