L'importanza di un bilancio forte (seconda puntata)

Tutto Napoli vi presenta, in due puntate, l'analisi fatta dal dottore commercialista Francesco Paolo Nappi sul bilancio del Napoli. Una relazione importante per capire meglio quanto un bilancio possa incidere su una società professionistica
13.05.2009 08:30 di  La Redazione   vedi letture
Fonte: F. Paolo Nappi - Dottore Commercialista
L'importanza di un bilancio forte (seconda puntata)
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© foto di Francesco Molaro

Nel mix di investimenti/redditività sportiva/redditività del capitale, la SSC Napoli pare abbia adottato la tecnica più proficua per le casse sociali. Il dato si desumerebbe anche dal confronto tra stipendi erogati negli ultimi anni che ha subito una crescita pari al 40,56%, passando dai € 17.221.769 del 2007 ai € 24.207.681 del 2008. La crescita degli stipendi, infatti, è notevolmente inferiore a quella che ha fatto registrare l’utile ante imposte che cresce del 464,37% passando dai € 3.569.167 del 2007 ai € 20.143.468 del 2008.
Alti profitti che pare escano fuori dalla logica del circolo virtuoso delle grandi società che si basa sui seguenti passaggi: grandi investimenti economici, grandi risultati sportivi, grande ritorno economico. Profitti che nel caso della SSC Napoli si basano esclusivamente sulla grande attrattività del marchio Napoli tra i suoi tifosi disseminati sul territorio nazionale ed internazionale.
Enormi, per i soci, sono anche in prospettiva gli utili che derivano dal far parte del mondo calcio, c’è da osservare, infatti, che la misurazione dei risultati economici non si evince solo dal bilancio della società sportiva (che in alcuni casi termina l’anno in rosso) ma anche dalle società ad essa collegate che diventano strumentali alle prime occupandosi di specifici asset talvolta ricchissimi. Un esempio su tutti lo peschiamo proprio in casa Napoli dove la società S.S.C. Napoli spa, partecipata come dicevamo prima dalla FILMAURO srl al 99,99% ha concesso in esclusiva alla CCGS srl, anche essa partecipata al 100% dalla FILMAURO srl tutti i diritti di ripresa e trasmissione degli eventi calcistici per le stagioni dal 2007/2008 al 2011/2012, si legge dalla nota integrativa che il prezzo pagato e le modalità rispecchiano lo standard di mercato. I proventi che entrano in bilancio quindi passano oggi e passeranno in futuro attraverso un'altra società.
Ulteriore elemento è l’enorme notorietà che gode chi si occupa di calcio a determinati livelli, tale notorietà infatti si rivela col diventare un volano per altre e più disparate attività.
Tornando ai proventi che entrano però nelle casse della S.S.C. Napoli si nota che sono in continua crescita e pari, per l’anno 2008 a 43.152.090,00 rispetto ai 8.505558,00, dato relativamente piccolo se si osserva che società tipo il Milan, ad esempio, attesta tali tipi di ricavi abbondantemente sopra i 155.000.000,00.

Un analisi a parte merita la differenza nel mondo del “pallone” tra le varie leghe europee. in Italia, l’incremento del fatturato degli ultimi 10 anni, per quanto cospicuo è stato il minimo tra le principali leghe. Mentre in Inghilterra infatti negli ultimi 10 anni il fatturato passava da 689 a 2273 milioni di euro, con una crescita percentuale pari al 230% ed in Germania + 211% e in Spagna + 153%, in Italia si passava da 551 milioni ai 1163 con un aumento percentuale pari al 111%. (fonte Deloitte, annual reviw of footbalkl finance, june 2008.)
Lasciando da parte il fenomeno della violenza negli stadi, notiamo che in Italia scontiamo stadi obsoleti e, soprattutto, stadi di proprietà non delle società sportive ma degli enti pubblici, Comuni in particolar modo. La differenza è sostanziale se si guarda ad esempio alla Premier League ed al caso del Manchester, attualmente primo nel ranking internazionale per club e proprietario dello stadio (tra i più belli al mondo).
Inoltre lo stadio di proprietà della società sportiva professionista si traduce in un bilancio nettamente più solido con possibilità di aumento esponenziale, per le società spotive, anche di accesso al credito bancario. Aggiungerei di più, dando uno sguardo alla composizione del fatturato dello stesso Manchester, si nota come i diritti TV, per quanto alti rappresentano solo il 29% del totale dei ricavi, la cui quota più alta pari al 44% è rappresentata proprio dai biglietti e dagli abbonamenti. E’ solo una coincidenza?
Tornando in casa Napoli, che tanto meriterebbe uno stadio più evoluto e capiente, è innegabile un alta capacità manageriale, non sappiamo però, quale sia la reale strategia della società, due le possibilità, da un lato il posizionamento come “cash cow” (mucca da mungere), nella logica di accumulare utili e sfruttare il marchio Napoli prima di un eventuale cessione, dall’altro buoni risultati economici gestiti nella logica di autofinanziamento in vista di investimenti prospettici, al fine di arrivare a considerevoli obiettivi sportivi. La politica di bilancio del Napoli, con grossi utili di gestione non fa ben sperare, infatti, una politica di bilancio mirante a maggiori investimenti si sarebbe tradotta in più numerosi giocatori in rosa di un certo livello, avrebbe condotto a maggiori risultati sportivi e, tra l’altro, avrebbe significato una tassazione inferiore per la società con inevitabili riflessi positivi sugli obiettivi sportivi. Apprendiamo infine di una buona notizia che viene dalle regole di funzionamento delle società sportive professionistiche, (per il vero indicata anche nel bilancio della SSCN), l’art. 4 della L.586/96 che recita: “il 10% dell’utile (quindi nel caso del calcio Napoli 1.191.104 euro) deve essere destinato a scuole giovanili di addestramento e formazione tecnico –sportiva”. Se non investiamo sui campioni almeno incentiviamo lo sviluppo e la crescita del nostro vivaio.