Ora basta: il Napoli ha bisogno dei suoi tifosi anche in trasferta

Una premessa è d'obbligo, per dovere di informazione e anche intellettuale: tra i tifosi del Napoli, soprattutto quelli che in massa seguono la squadra in trasferta, ci sono alcune mele marce che contribuiscono a dipingere la tifoseria azzurra come la più violenta d'Italia. La soluzione al problema è stata al solito quella di incolpare e punire tutti per l'incapacità di adottare pene severe con i veri colpevoli. Non si spiegherebbero altrimenti i provvedimenti presi a turno dal giudice sportivo e dal Ministero degli Interni; provvedimenti che in alcuni casi hanno trovato una valida giustificazione, mentre in altri si sono rivelati totalmente infondati - Roma, 31 Agosto 2008 - e smentiti da una realtà dei fatti che è emersa si postuma, ma che inizialmente è stata traviata ad arte da chi non perde occasione per gettare fango e discredito su Napoli e i napoletani
"Tutti i cittadini (...) sono eguali davanti alla legge" recita l'art. 3 della Costituzione. In Italia si abusa spesso di questa dizione: in tanti aspetti della vita quotidiana anche un cieco vedrebbe come l'uguaglianza formale e sostanziale venga spesso disapplicata. Come in questo caso: ai tifosi di alcune squadre viene concesso qualsiasi comportamento scorretto (!), senza che ciò provochi una sanzione di alcuna specie; i tifosi del Napoli hanno pagato - giustamente, ben inteso - anche per una bottiglietta vuota di yogurt lanciata in campo. Touchè.
A voler far alcune considerazioni, non ci si raccapezza. I conti non tornano. Elementare Watson: i tifosi della Roma si presentano a Firenze, in due mila, sprovvisti di biglietto, e per esigenze di ordine pubblico viene aperto un settore (il cosiddetto cuscinetto-formaggino del Franchi) per farli entrare. Si capisce: affrontare alcune migliaia di scalmanati avrebbe significato guerriglia, il buon senso e l'ottima organizzazione della Questura fiorentina hanno imposto la scelta del male minore. La patata bollente sarebbe dovuta quindi passare alle autorità competenti, organizzate in maniera piramidale: Ministero degli Interni, Osservatorio sulle Manifestazioni sportive e Casms: due organismi per lo stesso problema, un altro italico record. Nella settimana successiva però, rimane deluso chi si aspettava un trattamento esemplare della questione: nessun provvedimento a carico dei sostenitori giallorossi. Che anche in altre occasioni si sono resi protagonisti di atti di vandalismo e violenza. Come a Livorno ad esempio, dove si sono contati quattro feriti oltre ad una miriade di automobili e motorini danneggiati dalla furia romanista, e soprattutto un treno (incredibile,vero?) che si è dovuto fermare a Grosseto a causa di atti vandalici compiuti sul convoglio. Pochi riportano la notizia, e il tutto sembra passare sotto banco. Le istituzioni questa volta però decidono di non tacere, e impediscono ai giallorossi di recarsi a Bologna nella successiva trasferta. Troppo poco, però, anche perchè, e arriviamo a sabato scorso, sempre ai tifosi giallorossi è permesso di recarsi a Bari (nonostante i pessimi rapporti con i pugliesi) dove addirittura viene concessa loro un'intera curva del San Nicola. Risultato: quindici minuti di lancio fitto di oggetti, scontri all'esterno dello stadio e due feriti lievi.
Ai tifosi del Napoli, dopo la restrizione totale e totalmente infondata dell'anno scorso. quest'anno è stato concesso di andare in trasferta nelle partite con il Palermo, con il Genoa, con il Catania e con l'Udinese, oltre che con la Juventus in Coppa Italia. E proprio in queste ultime due occasioni si sono verificati alcuni incidenti, isolati, ma pur sempre tali, che sembrano aver fatto propendere nuovamente per una chiusura totale da parte delle Istituzioni. Niente Siena, niente Bologna, niente Milano, tanto meno Roma con la Lazio. Le stesse restrizioni non sono state però applicate ai tifosi della Roma.
Sono dati di fatto questi, inconfutabili da qualsiasi teoria. C'è una disparità di trattamento che è lampante. Tralasciando volutamente l'aspetto del razzismo che molte altre tifoserie fomentano con i loro cori indirizzati ai calciatori di colore e perchè no, anche ai sostenitori e giocatori del Napoli. Accolti ovunque al grido di "Colerosi" o dal ritornello ormai tristemente famoso "Vesuvio, lavali col fuoco". Il Napoli, come società, ha scelto la linea morbida, come con gli arbitri. Nella speranza che questo possa dare i suoi frutti.
Ma il campionato, così, non è falsato? Rimangono tre partite da giocare fuori casa: a Bari, a Verona con il Chievo e a Genova con la Sampdoria. Sulla carta, dovrebbero essere tutte vietate ai sostenitori azzurri. Se è così, gli organi preposti all'ordine pubblico, e soprattutto chi governa il calcio, dovrebbero prendere una decisione coerente per il bene della Serie A: vietare tutte le trasferte, a tutte le tifoserie, da qui alla fine del torneo, per non inficiarne la regolarità. Applicazione estensiva del principio di uguaglianza: "Tutti i cittadini (...) sono eguali davanti alla legge".
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