Da Zero a Dieci: ADL dichiara guerra alla stampa del nord, il futuro di Sarri già deciso, la risposta di Britos a Morata ed il labiale rubato di Milik

08.03.2017 10:34 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: ADL dichiara guerra alla stampa del nord, il futuro di Sarri già deciso, la risposta di Britos a Morata ed il labiale rubato di Milik

(di Arturo Minervini) - Zero ad un ragazzino di 24 anni, perché tale si è dimostrato, che prova a macchiare una grande serata di sport, così come lo era stata la trasferta di Madrid. L’esultanza di Alvaro Morata è atteggiamento tipico di chi ha avuto il sangue contagiato da globuli bianconeri, un’infezione che può spesso portare a perdita dell’obiettività e fastidiosità. L’avesse fatto sull’1-0 quel gol, l’avremmo anche capito triste com’è confinato in panchina, ma con la qualificazione già decisa da ore la sua resta una provocazione alla quale uno come Britos avrebbe subito replicato a modo suo. Piccoli Bonucci crescono…

Uno il rimpianto. È l’attimo che ti toglie il fiato da quanto fa male, nella testa ancora risuona il rumore del pallone calciato da Ronaldo sul palo a porta praticamente sguarnita. Sembra essere un segnale, l’irruzione di uno sceneggiatore divino che prepara il baccanale per la festa. Inizi quasi a convincerti che possa accadere davvero, in una notte che sembra cornice di un ricordo indelebile. Poi quel rimpallo, il pallone che viene apparecchiato per Dries davanti a Navas. Il diagonale può essere una pugnalata che si infila come una banderillas nella schiena di un toro ispanico che sbanda. Poi il palo, la disperazione di Mertens, la sorte che subito viene a regolare i propri conti. Che fretta c’era…

Due leggerezze che pesano come macigni. Ossimoro perfetto di una serata ricca di contrasti, sul terreno di gioco e nei sapori. I due calci d’angolo che condannano Partenope nascono da due imprecisioni, la prima di Marek e la seconda di Ghoulam. Si ritorna ad un discorso più ampio sulla cura dei dettagli e sulla capacità di trovare nuove soluzioni quando quelle che adotti non sembrano funzionare. Le reti prese su calcio piazzato sono ormai una piaga a rischio epidemia. “Il serpente che non può cambiar pelle muore. Lo stesso accade agli spiriti ai quali s'impedisce di cambiare opinione: cessano di essere spiriti”. 

Tre reti subite all’andata e tre al ritorno. Anche su questo bisognerà riflettere, ragione, studiare. Senza isterismi, perché Sergio Ramos è un “problema” per le difese di tutto il mondo ancora irrisolto. È questione di gestione della gara e dei momenti, di dosare le energie e capire quando accelerare e quando rifiatare. Se prima fai Bolt e poi Gianni Morandi alla maratona di New York è chiaro che non hai equilibrio. Essere però arrabbiati, dopo una prestazione del genere, sarebbe tremendamente ingiusto. Questo il motivo: “Farai ogni genere di errore, ma finchè sei generoso, sincero e fiero nn puoi fare del male al mondo nè addolorarlo sul serio”.

Quattro ad un arbitraggio che ci ricorda a pieno cosa significhi la parola “potere”. Il Real Madrid avrebbe passato il turno comunque, ma la direzione del fischietto Cakir (nome quasi onomatopeico) è di quelli che rievocano i soliti sospetti che nemmeno Keyser Söze: “La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste”.

Cinque del pomeriggio di martedì 7 marzo era il San Paolo ma sembrava Woodstock ed un giorno di pace, amore e musica. Accampati con ore di anticipo per nutrire e condividere una passione, accomunati da quel sentimento che ti squarcia il petto a metà. L’immagine emblematica di Napoli-Real Madrid sarà quella di uno stadio che ha accompagnato la sua amata nel tunnel delle sue paure, gli ha preso la mano con largo anticipo per non farla sentire sola. La più grande dimostrazione d’affetto è esserci. E questa gente, per il Napoli, ci sarà sempre. È un amore con tante emme, come nella nostra amata lingua, perché lo devi masticare bene. Perché quando lo pronuncio devi riempirti la bocca ed esserne pienamente consapevole. Questo non è amore. È ‘Ammore’.

Sei pagato dalla Gazzetta? De Laurentiis in diretta tv attacca Sabatini di Premium e regala un altro show mediatico post Champions, palcoscenico evidentemente gradito al patron. Una furia il patron, prolisso come una donna alla domanda “Parlami un po' di te…”. Mai commettere questo errore, potreste ritrovarvi sfiniti alle corde dopo ore di chiacchiere. Lo stesso dicasi per Aurelio, che sfinisce i commentatori di Premium con un trattato socio-politico sull’Italia pallonara. Ognuno valuti le sue parole, noi prendiamo le due notizie migliori: che il rapporto con Sarri non è mai stato in crisi (speriamo sia vero) e che per una volta il presidente ha difeso i suoi tifosi. Aurelio allora lo hai capito che questo stadio di 20mila posti di cui parli è una cazzata? 

Sette all’assist di prima intenzione di Hamsik, che replica il gesto tecnico di Madrid. Il pallone recapitato a Mertens ha appiccicato il simbolo di Just Eat: un pranzo da consumare in fretta proprio a casa tua, senza apparente fatica. Ha dato tutto il capitano, pressando fino a che il fiato è stato dalla sua parte. Ha commesso errori, ha fatto cose giuste, ha lottato con quella cattiveria che è sempre stato un capo d’accusa mosso dalla critica. “Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze”. Questo capitano così normale e così speciale al tempo stesso deve rappresentare un onore per chiunque tifi Napoli.

Otto ad Arek Milik che seduto in panchina sibila un “Bravo Lorè” dopo una sgroppata sulla fascia di Insigne. È il fotogramma che cristallizza una verità che qualcuno con la bocca avvelenata (Manolo Gabbiadini) aveva messo in discussione. È un gruppo che nel momento più difficile si è compattato, sostenuto, abbracciato per trasmettere l’uno il calore all’altro. Vasi comunicanti che traboccano di emozione, ragazzi che stanno diventando grandi con la consapevolezza che da soli difficilmente si potrà vincere qualcosa. “Non c’è un solo frammento isolato in tutta la natura, ogni frammento fa parte di un’unità armoniosa e completa”.

Nove a quell’urlo che sembra il riff della chitarra di Slash in Sweet Child O' Mine. Dries con il busto piegato all’indietro ed i pugni stretti è una scarica pura di adrenalina, uno di quei momenti che custodiremo con gelosia nei nostri cassetti profumati. È come vedere la cima dell’Everest quando inizi una scalata e non credi di potercela fare, prima di essere irradiato da un raggio di sole che ti suggerisce che con un piccolo sforzo potresti raggiungere la vetta. Il mancino scaricato con forza e sapienza alle spalle di Navas ha il rumore di un piccone che affonda nella fredda pietra, generando calore ed una scintilla rosso passione. È un passo verso l’alto che è soltanto un punto di partenza. Ora non ci si guarda più indietro, ma si punta sempre la cima. 

Dieci ad un’ora da sogno, come la puntina di un giradischi che ha la fortuna di fare l’amore con un vinile che porta dentro di se la nona sinfonia di Beethoven. La perfezione dei movimenti, che sembrano note che si incastrano e si susseguono in un pentagramma dando un senso al tutto, è l’esaltazione massima di un direttore d’orchestra come Maurizio Sarri. Una visione estetica del futuro, una previsione anticipata delle mosse dell’avversario costretto a farsi piccolo dinanzi a tanta magnificenza. È una sensazione che il Real Madrid non dimenticherà mai. È una prestazione che i tifosi del Napoli non dimenticheranno mai. Una meravigliosa parentesi di gloria, un'apparizione fugace della bellezza eterna ed immutabile. Thomas Mann scriveva che “La bellezza ci può trafiggere come un dolore” e niente racconta al meglio la serata del San Paolo. La bellezza che si tramuta in sofferenza mentre guadi a piedi scalzi un fiume ricco di ricordi, rimpianti e la certezza che un calcio così bello a Fuorigrotta non si era mai visto.  Maurizio, fidati: glieli hai fatti girare.