Da Zero a Dieci: errori insignificanti come Mughini, la denuncia del Milan, il popolo contro Rocchi ed il tunnel Milano-Castellammare

22.01.2017 11:38 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: errori insignificanti come Mughini, la denuncia del Milan, il popolo contro Rocchi ed il tunnel Milano-Castellammare
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(di Arturo Minervini) - Zero ad un album ingiallito che sfogli conoscendone alla perfezione la sequenza fotografica. Così è l’arbitro Rocchi, ormai un grande classico in Milan-Napoli, un ricorso storico che ti fa quasi passare la voglia di vedere la partita. Una serie incredibile di errori, decisioni insensate, una gestione della gara che lascia perplessi come quando inizi a guardare un pessimo film e dopo qualche minuti ti ricordi, purtroppo, di averlo già visto. Firmiamo una petizione, avviamo una sommossa popolare per non avere più un fischietto evidentemente non sereno quando c’è da arbitrare il Napoli.

Uno il gol subito, che diventano dieci nelle ultime sei gare compresa la sfida allo Spezia. Questa incapacità di non commettere errori banali in fase difensiva continua ad essere il grande cruccio della stagione, un’attitudine al masochismo che rischia di minare un campo seminato di fiori meravigliosi. Nell’atmosfera celestiale di un Napoli estasiante, arriva il momento in cui c’è il grande tradimento, come per Lucifero. Questa volta la ribellione è co-prodotta da Tonelli e Jorginho. A causa loro stamattina si segnalano grandi code nei confessionali di tutta Napoli. Chiesto il patteggiamento ai preti partenopei per “blasfemia indotta”.

Due gli errori clamorosi di Mertens ormai entrato furtivamente nella proprietà privata di Donnarumma. Ad un passo dal gol del sollievo, dall’urlo che definisce la contesa, il folletto belga si inceppa, si fa prendere dal senso del dramma che rende più epiche certe vittorie. Si chiama eccesso di confidenza, può essere un dono ma anche un grande limite quando non si riesce a gestirlo. È come percorrere 8.847 metri per ascendere l’Everest e poi fermarsi ad un metro dalla vetta perdendosi il panorama mozzafiato. Dries, non è finita finchè non è finita. Sempre. Per fortuna gli errori risulteranno insignificanti ai fini del risultato, come le parole di un Mughini ormai alle presa con i turbamenti della vecchiaia. 

Tre minuti in cui la luce di San Siro è di un azzurro che diventa celestiale per la perfezione dell’interpretazione azzurra. C’è un mondo parallelo che prende vita, il bello che si crea attraverso la sapiente opera di uno straordinario collettivo. Prima Lorenzo, poi Josè squarciano il velo della meraviglia per ascendere ad un livello ancora successivo, inspiegabile, annichilente per l’avversario che è semplice comparsa, impotente antagonista senza soluzioni. Quei minuti andrebbero messi in una provetta, ibernati per regalarli alle nuove generazioni, affidandone a loro lo studio ogni volta che ci si chiederà se la perfezione esiste o meno. Esiste, esiste. E noi abbiamo le prove.

Quattro come la sensazione di claustrofobia che nasce quando pensi che sulla corsia mancina Sarri ha a disposizione soltanto il generoso Strinic. A tratti in apnea contro il Milan, ancora più grave perché la mancanza di ossigeno nasce dalle sfuriate (pare assurdo scriverlo) di Abate e non per quelle di Suso. Il croato a San Siro ha pagato gli straordinari dell’ultimo periodo ed evidenzia probabilmente l’unica piccola falla di una flotta che assume sempre più le sembianze di un’armata. Niente di personale Ivan.

Cinque assist in campionato di Mertens, già nove in stagione accompagnati da 16 gol. In 25 presenze Dries ha inciso 25 volte in una marcatura azzurra, o in maniera personale o servendo il passaggio decisivo. Un numero che fa quasi arrossire, imbarazzante per i comuni mortali. D’altronde ha davvero poco di umano il lancio no-look che è praticamente un catering completo per il banchetto di Insigne, così come il guizzo per la gioia di Callejon. L’animo del percussionista che martella il cuore di emozioni, ad ogni tocco è un’esplosione nelle arterie. Basta mettere il disco Mertens in questa stagione per percepire particolari vibrazioni, lasciare tutto fuori ed entrare nel Favoloso mondo di Dries, dove “i dischi di vinile sono preparati come delle crepes. Senza di te le emozioni di oggi sarebbero la pelle morta delle emozioni passate!”.

Sei reti di Insigne in campionato concentrate nelle ultime nove gare e non è certo un caso che il Napoli abbia vinto sette di queste gare, pareggiandone due. Lorenzo è allo stesso tempo alchimista ed elemento chimico capace di trasformare un metallo in oro. Nei suoi piedi c’è il valore inestimabile di un tesoro ancora da scoprire quando è pienamente focalizzato su quello che c’è da fare in campo. Può cambiare il risultato di una gara con un sinistro all’incrocio, o recuperando su un avversario al limite della propria area di rigore. Entrambe le cose hanno valore nella ricetta finale, fanno parte della caccia all’oro di un ragazzo di Napoli che ama Napoli probabilmente più di quanto ami se stesso. È la favola di un ragazzo che prova ad essere profeta in patria, è l’azzurro che si fonde con il rosso di un cuore che prova sofferenza inseguendo il proprio sogno.

Sette alla meravigliosa arroganza di Albiol. “Ostentare modestia è esercizio da superbi”, mentre Raul appare pienamente consapevole della propria forza e gonfia il petto per rendere subito il messaggio chiaro agli avversari. Puntuale come un “nessuna connessione” quando devi inviare la mail più importante della tua vita, lo spagnolo restituisce attualità al concetto dell’ubiquità, riuscendo a rispedire al mittente ogni tentativo rossonero. Dovremmo iniziare a chiedergli scusa da qui fino al 2090 e forse avremmo espiato le colpe per le invettive lanciategli contro come fulmini di Zeus ai tempi di Benitez. Se non sapete chiedere scusa non conoscete il coraggio vero.

Otto sono i gol in campionato dell’altro spagnolo. In barba all’ostruzionismo burocratico tutto italico che ancora dilapida fondi sullo stretto di Messina, costruisce in pochi secondi il tunnel sull’asse Milano-Castellammare (città natale di Donnarumma). Attraversandolo si potranno ammirare le gambe spalancate del portiere rossonero, un pallone che viaggia beffardo verso l’inesorabile rumore di una rete che si gonfia. Callejon è fatto così, è pragmatismo al servizio dell’obiettivo, è meraviglia che diventa sempre tangibile sostanza. Fa meno rumore di altri, si prende meno applausi di altri, ma questo non significa che sia meno importante. Anzi…

Nove è quel centravanti che il Napoli non ha sulla carta e senza il quale riesce incredibilmente ad essere paradossalmente ancora più bello. La prima mezz’ora a San Siro è un insulto alla banalità, un attentato all’uguaglianza ed alle pari opportunità. Ogni carta dei diritti umani viene stracciata, bruciata, annientata dalla superiorità azzurra, che mette alle corde il Milan come fosse vittima di un sopruso. C’è delicatezza e violenza al tempo stesso, c’è violino e martello che accarezzano note e battono il ferro caldo a forgiare un’opera praticamente perfetta. È un Napoli in versione Epimeteo, che se ne frega del futuro e di quello che sarà, concede tutta la sua incredibile bellezza e la concentra in trenta magici minuti. Non sarà stato perfetto per tutta la gara, ma quanta gioia concentrata in quella mezz’ora di incontenibile supremazia. 

Dieci risultati utili consecutivi in campionato, quattordici complessivamente coppe comprese. Sarri, come un giocatore di baseball in panchina, mastica la sua vendetta come fosse tabacco che placa l’adrenalina. Serve un grande sforzo per non lasciarsi trascinare dall’entusiasmo e perdersi in una squadra che pare adesso capace di superare i limiti fissati nella scorsa stagione. È un Napoli concretamente competitivo per ogni obiettivo, senza che questo imponga necessariamente la vittoria. Potenzialmente, però, questo è un gruppo che nel presente e nel futuro raccoglierà frutti dal dolce sapore grazie alla semina di un contadino dalle mani esperte come Maurizio. In questo campo azzurro “ogni filo d’erba sembra contenere una biblioteca dedicata alla meraviglia, al silenzio e alla bontà”.