Da Zero a Dieci: la decisione estrema di ADL, l’incredibile verità di Quagliarella, il tradimento di Insigne ed il ritorno Britos

20.02.2017 08:38 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: la decisione estrema di ADL, l’incredibile verità di Quagliarella, il tradimento di Insigne ed il ritorno Britos
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(di Arturo Minervini) - Zero a questo silenzio che è solo ostinazione dell’orgoglio di chi ha commesso un errore ed avrebbe semplicemente dovuto fare marcia indietro. Attaccare questa meraviglia della creatura che è il Napoli, nella notte dove si è sentita più debole, è inutile quanto deleterio. Una fiera delle vanità a bocche cucite, rinchiusi in un orticello che invece andrebbe aperto, in primis per rispetto di quella valanga azzurra che aveva invaso Madrid. Ci sarebbe piaciuto sentire Maurizio Sarri analizzare la prova dei suoi, cogliere l’emozione di Lorenzo che segna in quello stadio che tante volte gli ha augurato un bel bagnetto nel Vesuvio. “Vanità e orgoglio sono due concetti ben diversi. Si può essere orgogliosi senza essere vanitosi. L'orgoglio si collega piuttosto all'opinione che abbiamo di noi stessi, la vanità è ciò che desidereremmo fosse l'altrui opinione.” Orgoglio (di Aurelio) e pregiudizio.

Uno all’agente di Allan che porta anche male. Alla prima difficoltà minacciare di andare via è una pratica che ha stancato, anche perché facciamo fatica a pensare cosa di meglio possa trovare il generoso brasiliano. “Il silenzio degli agenti” è un film che purtroppo non va mai in onda, finisce che portino anche sfida e nella prima giocata da titolare nell’ultimo mese Allan si infortuni sul finire del primo tempo. Cinquanta sfumature di gufo.

Due ai sintomi spiazzanti di Koulibaly. Secondo alcuni medici che hanno visitato il senegalese, durante la permanenza in Gabon per la Coppa d’Africa, lo sfortunato Kalidou è stato punto da una zanzara rarissima, che ha iniettato un virus nelle vene del possente difensore. L’insetto è sconosciuto nell’ambito dell’entomologia, per le reazioni che provoca nei soggetti punti qualcuno ha suggerito di chiamarla “Zanzara Britos”. Miguel Angel, esci da quel corpo!

Tre reti per ricominciare… da Tre. C’è un velo di magia, una scelta di cuore in questo nuovo inizio dopo la bufera, proprio nel giorno in cui nel 1953 Massimo Troisi si regalava al mondo. Una risalita come quelle scale che gli hanno dedicato in città. La vita sale, la vita scende come un caffè a volte amaro. L'amore così enigmatico, proprio come uno scalino che affronti ad occhi chiusi: devi tastare, cadere, farti male. Devi provare, provare, provare. Quando pensi di essere arrivato, poi sempre voltare le spalle e ricominciare la salita. Quella definizione "Attore" però ti sta troppo stretta. Massimo Troisi è una domanda costante, la malinconia di quelli che non vogliono affermare ma dubitare. È Napoli che si incarna ancora una volta in una nuova voce, straziata dal dolore, ma senza prendersi troppo sul serio. Il vero potere dell'arte sta nell'interpretazione di chi osserva. L'artista eterno odia le etichette. Questo “Ricomincio da tre” che gli rubiamo, però, potrà perdonarcelo. Non smetterai mai di mancarci.

Quattro i gol in campionato di Zielinski, conditi da sei assist. La capacità del polacco di far succedere cose belle ricorda la favolosa Amelie nel suo mondo per la semplicità con cui compie grandi gesta. Naturale e leggero Piotr, bada sempre alla sostanza con questa apparente innocenza che in realtà fa più vittime del Black Friday. “Se il dito indica il cielo, l'imbecille guarda il dito”. Zielinski se ne infischia di dito e cielo e guarda sempre la porta con le sue quattro ruote motrici.

Cinque ad un Radovanovic da morire dal ridere nel pregara: “Il Napoli troverà un muro, approfitteremo delle energie che hanno sprecato a Madrid”. Frase che risuona quasi come i famigerati colpi di tosse emessi dalle pulci e che vorremmo ascoltare anche prima di incontrare altri avversari. “Quando su un muro c’è una crepa, meglio abbatterlo il prima possibile”. Frantumati.

Sei anni passati con tanto, troppo rancore, e mille domande irrisolte. Immagino spesso il dolore come una montagna di sale che le lacrime possono sciogliere. Accade quando ti liberi di un peso che è una catena che ti spinge sempre in basso, ogni qual volta cerchi di respirare. La storia di Fabio Quagliarella ha dell’incredibile, abbandona ogni ragionamento logico. Ci ricorda all’attenzione che dovremmo avere contro il fenomeno dello stalking, di quanto male possono fare le parole anche senza spargere sangue. Quelle lacrime in pochi secondi hanno riavvicinato Quagliarella alla sua terra, la mano di Partenope avrebbe voluto poggiarsi sulla sua spalla, inghiottire tutto quel male come fosse John Coffey (come il caffè, ma si scrive in maniera diversa) ne “Il miglio verde”. Scusaci Fabio, se non abbiamo capito. Se ci siamo fermati alla superficie delle cose. È il più grande dei peccati che possa commettere un essere vivente.

Sette a Pavoletti. Perché ora guardiamoci tutti allo specchio e ripetiamo: “Ma vogliamo davvero giudicare un acquisto dopo pochi minuti?”. Perché altrimenti tutti i buoni propositi sfumano dinanzi a questa fretta che non può essere seme di grandi successi. Non è lo mai. Leonardo è giocatore fisico, è stato fermo tanto tempo ed ha bisogno di mettere benzina in corpo prima di mostrare le sue peculiarità. Abbiate pazienza, anche perché a tutti gli effetti è la terza opzione (ne parliamo al punto otto). Erodoto, uno bravino ad osservare il mondo, nel quinto secolo a. C. diceva che “La fretta genera l’errore in ogni cosa”. Se non volete ascoltare me, fidatevi di Erodoto.

Otto ad Milik che ci ha presi tutti in giro. Come quando la vostra donna vi dice che non è ancora pronta, dopo aver passato dodici ore in bagno a farsi bella che al confronto Lady Gaga nel video di “Paparazzi” aveva meno trucco, così Arek ci sorprende a Verona. Brillante e reattivo, lucido nelle scelte, impetuoso nella forma e possente nella struttura. Una statua che si libera dal marmo e torna a diventare azione, movimento, calcio che abbina potenza e controllo. Un burattinaio che dall’alto dei suo centoottantasei centimetri da respiro alla manovra azzurra e rischia di toglierlo all’avversario. Pochi minuti sono bastati per una scelta drastica: dichiariamo guerra alla Danimarca (l’avete capita no?).

Nove gol in stagione per Insigne, all’ottavo centro in campionato a Verona. Già, quella città degli amore clandestini, violenti, avvelenati. Proprio come quelle parole che Lorenzo in quello stadio ha sempre vissuto come una pugnalata alle spalle, proprio in quello stadio dove segnare gli provoca una gioia particolare. L’estati di magnificenza prosegue per il numero 24, che con quel destro a giro costruisce nel cielo scale di nuvole e raggiunge il balcone di Giulietta per sedurla ed abbandonarla ancora una volta. Spuntano protuberanze inquietanti su Romeo, si evidenzia crescita esponenziale di questo ragazzo che ha davvero segnato il cambio di passo del Napoli in questa stagione. “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.” Quante volte sarà risuonata questa frase nella testa di Insigne prima di Udine, durante quel digiuno che sembrava infinito. Ora è tutto cambiato. Ora questo Napoli non può fare a meno del suo Magnifico, adultero nella terra di Giulietta.

Dieci gol in campionato per Hamsik, a quota 110. Si continua a darlo per scontato, ma sono numeri STRAORDINARI per chi di mestiere farebbe il centrocampista. Una zampata a Verona che lo avvicina alla storia e conferma la continuità di rendimento acquisita. Qualcuno ne ha criticato la prova a Madrid, dimenticando l’assist geniale per la rete di Insigne. Come guano di piccioni che imbrattano un monumento. D’altronde è la moda che inquina il nostro tempo: essere contro, a prescindere. Per darsi un tono, per attirare attenzioni che altrimenti sarebbero destinate ad altri. La risposta Marek la affida ancora una volta al campo, che lo consacra una volta di più nella leggenda di questa società. E di questa città.