Da Zero a Dieci: la denuncia di Ranocchia, la clamorosa novità su Rog, il messaggio ai fuggitivi di Hamsik ed il grande rifiuto di Sarri

03.12.2016 10:08 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: la denuncia di Ranocchia, la clamorosa novità su Rog, il messaggio ai fuggitivi di Hamsik ed il grande rifiuto di Sarri
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(di Arturo Minervini) - Zero le reti subite, la quinta volta che accade in campionato in quindici gare. È un segnale importante sul quale riflettere, il primo passo di un percorso virtuoso da riprendere anche in fase difensiva. Per questa squadra è troppo importante ritrovare la solidità e quella convinzione che ti fa sentire come un pugile che sa incassare senza temere di finire al tappeto. “Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa”.

Uno come le sbavature nella gara di Albiol, con quel disimpegno superficiale che stava per costare caro nel primo tempo. Una parentesi di distrazione che non può cancellare la prova dello spagnolo e quella sensazione che con lui lì dietro sia un’altra storia. Si tratta di quelle certezze primordiali, che preesistono alla conoscenza scientifica. Come quando non trovi un calzino e sai che l’unica persona al mondo capace di ritrovarlo è tua madre. Raul è un po' la madre di questa difesa. 

Due reti in cinque minuti e la sensazione di assistere ad una vera barbarie. Nemmeno Attila nel suo giorno più iracondo aveva flagellato il nemico con tanta violenza, prepotenza, sfacciataggine come fatto dal Napoli in avvio di gara con l’Inter. Quella irreverenza che è tutta nella fame di Piotr Zielinski, meraviglioso autore del primo gol e dell'assist illuminante per Marek. Avessimo chiuso gli occhi, per quanto si muovesse velocemente ed armonicamente il pallone, avremmo potuto ascoltare la Cavalcata delle Valchirie di Wagner a fare da colonna sonora all’Apocalypse (Now) vissuta dalla squadra di Pioli. “Era un modo particolare che avevamo qui di vivere con noi stessi: li facevamo a brandelli con una mitragliatrice e poi gli davamo un cerotto…”. Sono tornate le buone abitudini del San Paolo.

Tre cambi di Sarri, al momento dell’ultima sostituzione accade l’imponderabile. Dalla panchina si alza Marko Rog ed il mondo non sarà più lo stesso. Si esulta nelle case che nemmeno quando Armstrong mise il primo piede sulla luna (magari in un salotto televisivo di Houston), ci si abbraccia come dopo aver scoperto che Emily Ratajkowski ha postato una nuovo foto su Instagram. Ma dico io, cosa ti è venuto in mente Sarri?! E adesso di che parliamo? Chiaramente si scherza ed è una provocazione per evidenziare quanto siamo bravi a farci male da soli, con le nostre mani. O meglio, con le nostre parole che sono più affilate dei canini di una tigre. Sin dalle ore successive al cambio, nei cartelli autostradali sono apparse strane scritte “Rog c’è”. 

Quattro al velo per il nulla di Mauro Icardi al minuto 78’. Un po' una metafora del suo approccio estivo con il Napoli, finito nella trappola di Wanda Nara per ottenere un rinnovo più alto dall’Inter. Maurito spesso nei vicoli meravigliosi di Napoli si annida la verità con frasi brevi, concise, che non lasciano spazio alla replica. “Nun sputà 'ncielo ca 'nfaccia te torna” rende alla perfezione il quadro attuale della situazioni. Goditi questa Inter. 

Cinque gli assist in campionato di Callejon. Vorremmo che ci regalaste un dizionario di ogni lingua conosciuta sul pianeta per provare a trovare nuovi aggettivi capaci di descrivere la magnificenza di Josè, la sua incredibile capacità di fare sempre la cosa giusta.  Uno schiaffo in faccia alle teorie di Kierkegaard sulla libertà di scelta che rappresenterebbe il permanente dramma dell’uomo. Per il numero 7 azzurro è l’opposto. Per Josè “Fa' la cosa giusta” non è un film di Spike Lee. È una naturale conseguenza del suo essere.

Sei alla faccia di Andrea Ranocchia a fine gara. Sul volto del difensore tutta la sofferenza per una gara vissuta in apnea, dopo essere stato abusato più di un “Ciaone” in un circolo di rincoglioniti. Negli occhi del difensore il ricordo di una batosta colossale, nelle sue parole la consapevolezza che un Napoli così è troppo per questa così piccola Inter. Denuncia di inferiorità. 

Sette alla gara di Koulibaly non più difensore ma articolo di cancelleria. Per l’esattezza un correttore capace di affidare all’oblio ogni tentativo di superarlo nell’uno contro uno, un apostrofo nero tra le parola “Ma’ Ndo cazzo vai”. Poesia istintiva per le sue cento in azzurro.

Otto al momento di Insigne, che un’astinenza più lunga di quella di Jason Biggs in America Pie è tornato a sfornare torte a ripetizione. Quattro reti nelle ultime tre gare sono un saluto alla maledizione, il tentativo di legarla ad un sasso e spedirla in fondo al mare assieme alle chiacchiere che hanno rovinato la sua prima parte di stagione. La fortuna aiuta chi ha l’audacia di mettersi in gioco e di provarci. Lorenzo non ha mai smesso di farlo ed ora finalmente può riscuotere il suo jackpot. 

Nove volte già decisivo, con sei reti e tre assist. Questo è Hamsik, quella è la sua casa, la sua gente e le sue facce. Quelle del San Paolo che sono contorno essenziale, cuore pulsante della storia. Quelle sul terreno di gioco, che si sono susseguite negli anni ed adesso non ci sono più. Quelli che avevano giurato amore eterno e sono andati, quelli scappati dopo aver provato a prendersi il trono. Alla fine, però, la corona resta ben salda sulla testa del numero 17, retta da una cresta che non lascia speranza a chi vorrebbe spodestarlo. Anche per il sovrano azzurro vale questa regola: “È proprio dei re agire bene e sentirsi dire male”. Voi continuate a dirne male, mi raccomando.

Dieci al Napoli, tutto. Gli undici in campo, quelli subentrati a gara in corso, quelli rimasti in panchina ed a Martens e Milik seduti in tribuna. Dieci a Maurizio Sarri, alla determinazione nel tenere saldo il gruppo quando le onde battono forte sulla scogliera e rischiano di lasciare segni tangibili. Il peggio pare essere alle spalle, le vele sono state spiegate verso la nuova direzione che è in realtà vecchia tappa impostata sul diario di bordo. La tappa del gioco, dello spettacolo, della coerenza. Questo Napoli non ha mai accettato l’idea di dover essere diverso, adattarsi alla necessità del momento. Un grande rifiuto che può essere un limite, ma i limiti sono anche dei punti di riferimenti per provare a migliorarsi.