Da Zero a Dieci: la Rai in rivolta contro Napoli, Giuntoli squalificato a vita, Rog minaccia Sarri e la pagliacciata di Higuain che offende

01.03.2017 10:51 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
 Da Zero a Dieci: la Rai in rivolta contro Napoli, Giuntoli squalificato a vita, Rog minaccia Sarri e la pagliacciata di Higuain che offende
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero tiri in porta nella ripresa. Il primo dato per una piena consapevolezza di quello che è accaduto a Torino deve essere questo, poi parleremo di tutto il resto. Travolto dagli episodi il Napoli ha perso perché ha iniziato a giocare proprio nel modo voluto dalla Juve. Sullo scontro fisico, nella confusione delle mischie in area, sui nervi tesi derivanti dalle vecchie e buone abitudini di casa Juve. Una lezione da portare a casa perché certi episodi sono così ripetuti nel tempo che dovresti quasi metabolizzarli, accoglierli come una realtà che non puoi cambiare. In quello stadio bisogna trovare le forze di reagire al peso dell’ingiustizia, un peso che ha finito per schiacciare gli azzurri nella ripresa.

Uno come numero sul telecomando che indica il canale che ha trasmesso la partita. Da dove iniziare? Si potrebbe fare un discorso interessante sulle energie alternative per evitare di versare contributi a chi non ha mostrato rispetto per i napoletani. Il cinguettio del Napoli non è adeguato ad una società di primo livello, ma nel calcio la reazione viene sempre punita più dell’azione che l’ha scatenata. Inutile attaccare una cronaca più imbarazzante di Tina Cipollari ad un congresso per menti illustri, meglio soffermarsi sull’atteggiamento sbeffeggiatorio assunto nel commento post-partita. “La difesa del Napoli è piazzata male”, “Reina pensi alle sue papere” parlando di episodi relativi alla Moviola. È come andare a cena da Antonino Cannavacciuolo e focalizzare i commenti sulle auto parcheggiate all’esterno del ristorante. Insensato, illogico, puerile. Il SERVIZIO PUBBLICO dovrebbe garantire quell’imparzialità che ieri è stata sacrificata per vendetta contro la società calcio Napoli. Alla frase “Hanno segnato perché Insigne ha sbagliato il tiro, non voleva passarla” l’operazione da fare è stata la seguente: 1)prendere una lima; 2) prendere il telecomando; 3)grattare con forza i segni “1”, “2”, “3”. E come direbbe Antonino: ADDDIOS!

Due a due. Poteva finire così nel mondo perfetto, ma citando Voltaire questo resta il migliore dei mondi possibili. Ci resterà il dubbio per quel contatto in area tra Albiol e dodici juventini che i presenti sul posto giurano essere da rigore. Chi non era lì mai saprà, perché non ha avuto la possibilità di vedere. Solo a pochi eletti è stata concessa la possibilità di rivedere l’immagine, chi ne avesse qualche frammento lo tenga da parte come un pezzo d’epoca, una rarità assoluta all’interno di una regia ben oltre i limiti della decenza. Probabilmente un gruppo di Hacker ha attacco le sedi Rai. Racconteremo ai nostri nipoti di Albiol travolto in area della Juve tramandando oralmente questa vergogna perché visivamente la scena è stata quasi censurata. Avete presente quando scoprite che qualcuno vi ha traditi? Pensate davvero che non lo farà più? Pensate che certe cose non possano riaccadere? Citando sempre Voltaire: “Non affermo niente; ma mi contento di credere che ci sono più cose possibili di quanto si pensi”.

Tre reti subite, due su calcio di rigore. L’altra su un’azione del tutto innocua e che mette ancora in evidenza le amnesie di una difesa ancora una volta sotto accusa. Koulibaly dal ritorno dalla Coppa d’Africa sta assumendo le curiose sembianze di Ciccio Baldini, gli mancano solo i riccioli biondi. Su Reina il discorso è più articolato ma ormai consolidato: una grande parata, una buona parata, una papera. Come l’ovetto Kinder: uno su tre ci trovi la sorpresa, ma il sapore è sempre amarissimo.

Quattro a questo evidente scambio di persona, errore tecnico che dovrebbe portare alla ripetizione della gara. Quello sceso in campo al minuto 61’ non è il Mertens che ci ha fatto godere più di un parcheggio in centro al sabato pomeriggio nella prima parte della stagione. Organi di polizia internazionale hanno avviato le ricerche da Madrid, non si hanno più tracce del vero belga dal fischio d’inizio del Santiago Bernabeu. Una maledizione iberica quasi inspiegabile per mesi è stato più incontenibile delle gambe di Platinette in un paio di autoreggenti. Ridateci il vero Dries, siamo disposti a pagare qualunque riscatto (se paghiamo il Canone Rai, che sarà mai…). 

Cinque anni senza Lucio Dalla. Uno che non poteva fare a meno di sognare Napoli almeno due tre volte al giorno, uno che avrebbe voluto farsi iniettare la filosofia nelle sue vene. Uno che ci ha lasciati il 1 marzo del 2012, lasciando in eredità quella fantasia e quell’irriverenza che a tutti gli effetti lo rendono cittadino onorario di Napoli per l'eternità. Con il calcio c’entra poco, per chi pensa che le emozioni di un pallone non possano andare oltre il terreno di gioco. Musica, piedi, corsa, sudore. “La morte è solo l’inizio del secondo tempo” diceva… Lucio un po' come l’inizio del nostro secondo tempo a Torino. Vorremo “ricucire il tempo” per riportarti di qua, ma la tua lezione è sempre tra noi. La nostra filosofia ci aiuterà a buttare giù anche questa ennesima ingiustizia, anche perchè quando pensavamo di aver assistito al peggio abbiamo cambiato canale e visto Moreno fare free style all'Isola dei Famosi. Ed allora è stato tutto chiaro, poteva andarci molto peggio.

Sei a Milik. La notizia più importante resta la sua presenza nella distinta dei titolari per la sfida al ritorno. Non è ancora al meglio, ma come potrebbe esserlo. Pochi lampi, però, ci hanno ricordato quanto possa essere utile il buon Arek, punto di riferimento fisico importante per tutti i compagni. È come quando lanci una fune dopo essere finito dentro una buca. Milik è quello spuntone su cui fare leva nei momenti difficile. E presto tornerà ad essere brillante…

Sette a quell’indemoniato di Rog. Che fosse forte lo sapevamo già, che fosse così forte non osavamo immaginarlo. Una forza della natura quando affonda le gambe del terreno e con il corpo avvolge l’avversario come fosse un boa per poi lasciarlo sul posto. Chiellini sta ancora raccogliendo i resti del suo orgoglio distrutto da Marko che, alleggerito dalla spensieratezza della sua gioventù trasforma la complessità in leggerezza senza mai trascurare la funzionalità delle sue giocate. In colpevole ritardo il suo inserimento, ma adesso Sarri non avrà più vie d’uscite: dovrà farcelo vedere più spesso. Lo abbiamo atteso su una panchina, aspettando un Godot che "oggi non verrà, ma verrà domani". Domani è finalmente arrivato.

Otto all’azione del gol azzurro, chiosa appropriata di un primo tempo giocato a grandissimi livelli. Lo scambio Insigne-Milik è da manuale, così come il taglio a memoria di Callejon pronto al bacio con il solito invito che Lorenzo gli invia da quelle parti. Una cartolina di Sarrismo dallo Stadium inviata nella cassetta delle lettere di chi aveva già celebrato il funerale del movimento. Da Torino esce un Napoli magari confuso, ma capace di dimostrare di poter andare a comandare in ogni stadio. Bisogna lavorare sulla continuità, su quei maledetti dettagli che ribaltano emotivamente certe partite. Bisognerebbe lavorare anche sugli arbitri, ma quella è un’altra storia…

Nove è il numero che ha il sapore dell’ipocrisia, di una sceneggiata inutile perché un non napoletano non ne conosce il senso profondo. La storiella di Higuain che non esulta è solo la dimostrazione di uno spessore umano minuscolo, come la nocciolina nello stomaco di un elefante. Caro gonzalo, “segui sempre le 3 “R”: Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni”. Pare evidente che, da sempre, ti sia fermato solo al primo punto, legato all’esaltazione del tuo Io. La prossima volta puoi anche denudarti dopo un gol, è un aspetto infinitamente insignificante. Praticamente un protozoo.

Dieci a Giuntoli che torna a parlare. Avete presente la scena finale di Io Speriamo che me la Cavo, quando il buon Salvatore finalmente riesce a pronunciare il suo cognome SCO-GNA-MI-GLIO. La sorpresa nel rivedere il buon direttore sportivo è stata la stessa e non si può essere che dalla sua parte, magari non nella forma ma nella sostanza. Probabilmente prenderà una lunga squalifica, ma  il cambiamento nasce sempre da chi ha la forza di dire NO. Alla fine della sua breve, ma incisiva dichiarazione, è venuta subito in mente una scena del Camorrista di Tornatore nel dialogo tra i due vecchietti: "Ce vuleva proprio n'omm accussì, a me…” il finale della frase ve lo ricordate vero?