Da Zero a Dieci: l’attacco squallido di Allegri al Circo di Sarri, la furiosa lite Insigne-Lotito, il primo acquisto del mercato e la novità per il futuro

10.04.2017 10:24 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: l’attacco squallido di Allegri al Circo di Sarri, la furiosa lite Insigne-Lotito, il primo acquisto del mercato e la novità per il futuro
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© foto di Federico Gaetano

(di Arturo Minervini) - Zero è un numero democratico, ma che allo stesso tempo può raccontare tanto anche restando in silenzio. Zero come nulla o niente, la giusta entità per raccontare la differenza di rendimento con lo scorso anno. Il Napoli viaggia con gli stessi punti del passato campionato e sceglie una data significativa per farlo. Alla 31esima dell’anno scorso, lo sfogo isterico e fasullo di Higuain ad Udine chiudeva i giochi in ottica scudetto. Alla 31esima di questa stagione l’abbraccio di Hamsik, che dalla panchina raggiunge Insigne sul terzo gol, suggella vittoria e l’aggancio al passato. È il definitivo lasciapassare per affidare il fantasma nel baratro, l’attraversamento di un portale temporale che proietta gli azzurri verso il futuro. Quando raggiungi la tua ombra sei un Peter Pan che non può più rifiutarsi di crescere. Ora sembri davvero grande Napoli. 

Uno all’atto di generosità di Wallace sul primo gol. Un tappeto rosso disteso per i piedi illuminati di Mertens, un enunciato dell’inferiorità della Lazio che probabilmente aveva perso il contatto con la realtà. Tra questo Napoli ed i biancocelesti c’è la stessa distanza esistente tra una polpetta bollita ed una fritta. Due universi paralleli che potrebbero sembrare simili all’occhio di un osservatore superficiale, ma che sono immensamente differenti nella loro sostanza. 

Due biglietti pagati a Max Allegri per vedere il Napoli. Il tecnico bianconero ha dichiarato che “Per lo spettacolo bisogna andare al circo”, frantumando quarant’anni di evoluzione calcistica e dimenticando la vera essenza dello sport. Allegri è il frutto di una lavatrice bianconera che ti obbliga a pensarla solo in un certo modo, una fustigazione del pensiero che è tipica di chi resta alla corte della Vecchia Signora per qualche anno. Max mente sapendo di mentire, fosse stato presenta all’Olimpico per il Napoli avrebbe capito che per vedere qualcosa di spettacolare basta assicurarsi che su una delle due panchina ci sia seduto Maurizio Sarri.

Tre reti di Insigne: due sul tabellino, l’altra sul sacrificio fisico sulla conclusione a porta vuota di Patric. A fine gara il Magnifico litigherà con il magazziniere della Lazio, che non ha voluto consegnargli il pallone come accade per chi realizza una tripletta. Categorico il patron Lotito, da sempre afflitto da cangurite agli arti superiori: “I palloni costano e ne abbiamo già regalati abbastanza al Napoli”. Per la Juventus sono ‘tre sul campo’ le reti di Lorenzo.

Quattro a quelli che avevano già preparato le valigie ad Allan. È una tentazione irresistibile quella di inchinarsi alla novità, accantonando quello che già hai. La prorompente freschezza di Zielinski e Rog avevano avuto l’effetto di un’avvenente e misteriosa novità che gareggia con l’abitudine. Basti pensare che per Fantozzi, paragonata a Pina, anche la Signorina Silvani sembrava avvenente. È un vizio dell’animo umano, ma la prestazione del brasiliano all’Olimpico dimostra che l’affidabilità sopravvive ai segni del tempo. Alla fine, però, si torna sempre a casa. “Allan, ti stimo tantissimo”.

Cinque vittorie ed un pareggio prima di incontrare il Napoli. La Lazio era squadra calda, caldissima, ma è stata disintegrata in tutte le sue certezze dinanzi all’organizzazione del Napoli. Varcare la porta del Sarrismo è esperienza mistica, che può stravolgere tutte le tue più ataviche convinzioni. Sulle arcate  del convento di San Maurizio c’è il principio tanto caro ai benedettini “Serva ordinem et ordo servabit te”. Quell’ordine che diventa visione transumanista dell’io, indirizzato ed orchestrato da quel Demiurgo in pantaloni di tuta e sigaretta perennemente accesa. Limitless non è più un film con De Niro imbolsito, ma è un dottorato di ricerca svolto a Castel Volturno.

Sei perché non fa nemmeno più notizia. Travestito da Postino che bussa per la tredicesima volta in stagione (tanti sono i suoi assist), Hamsik conferma lo straripante momento di consapevolezza tecnica e mentale. Il pallone che rotola sull’erba dal suo mancino al destro di Callejon è una crociera vista mare, una notte che si aiuta con la luce delle stelle per illuminare la rotta di una nave che punta con voracità l’orizzonte. Brilla sempre più la luminaria dello slovacco, astro che influenza tutte le fortune dell’universo azzurro. “È stato un piacere suonare con voi”. 

Sette punti, che sono in realtà otto in virtù del vantaggio nello scontro diretto, sulla quarta. Non è di certo un punto di arrivo, ma la base per mettere nel mirino la Roma. La posizione del Napoli è adesso ottimale, con i giallorossi logorati da una piazza che spera ancora nella rimonta e rischia di perdersi negli psicodrammi di Spalletti e Totti. La notizia più confortante che arriva dall’Olimpico è che il Napoli, nonostante l’importanza della gara, non ha cambiato di un centimetro il suo atteggiamento. Ha bissato il dominio in casa giallorossa delle scorse settimane, facendo ormai della Capitale una terra di conquista con un'altra notizia fantastica: Arek Milik è il primo acquisto per il prossimo anno. Parafrasando Dante che parla di Aristotele: “Così vid’io un ciuccio che con i piedi in testa all’Aquila vola”. Perdonami sommo. Perdonami.

Otto trasferte vinte nelle ultime nove. È un Napoli che ha saputo trovare in pieno la sua dimensione emigrando, anche se la definizione farebbe arrabbiare Massimo Troisi. Lontano da casa gli azzurri (si fa per dire, Aurelio ridacci la nostra maglia) hanno raccolto ben 4 punti in più della Juventus, segnando  38 reti in 15 gare. Rendimento impressionante, che racconta come un’indice all’inizio di un libro i contenuti di questa squadra. Lasciare spazio a questo Napoli è un’idea da brivido, un po' come dire a casa della nonna di aver assunto meno di tremila calorie nelle ultime quattro ore. Sapete già che finisce male. 

Nove reti in campionato ed una devozione al sacrificio che va ben oltre l’uomo comune. Josè è un centralinista di un call center attivo H24, sempre pronto ad alzare la cornetta quando arriva la chiamata dal numero giusto. C’è Callejon a rispondere all’invito di Marek, c’è Callejon a coprire una discesa di Allan, c’è Callejon ad allargarsi sulla fascia per fare spazio agli inserimenti di Mertens. C’è sempre Callejon, dovunque, dappertuto. Il 7 è come un numero oggetto di studio di una setta, lo trovi dovunque. E l’operazione matematica che compie in favore del Napoli è sempre un’addizione o una moltiplicazione. “Come si dice bellezza poetica si dovrebbe dire altresì dire bellezza matematica”.

Dieci a Lorenzo che avanza fascia al braccio lasciando rovente l’erba alle sue spalle. C’è l’animo del conquistatore nella cavalcata trionfale che pone i titoli di coda alla sfida e consegna le chiavi di Roma al Magnifico. I passi rimbombando nella testa del nemico, che avverte la paura guardando un bicchiere d’acqua che trema come se stesse arrivando un T-Rex. Quanto è diverso questo ragazzo da quello in lacrime per i fischi del San Paolo di quindici mesi fa. È un bruco che è divenuto farfalla, che ad ogni battuto d’ali si gode la libertà che ha conquistato con estrema fatica. È il percorso di un campione che ha dovuto spezzare il pregiudizio di chi parla la sua stessa lingua ed è cresciuto nei suoi stessi vicoli. Leggerezza nel volo, determinazione nel raggiungere quell’obiettivo che pone l’asticella sempre più in alto. Le ali che lo guidano fuori da ogni labirinto sembrano forgiate con una cera che potrebbe resistere anche al calore del Sole. D’altronde i figli di Napoli con il Sole hanno un legame particolare…