Da Zero a Dieci: le sberle scioccanti, il parassita nella testa di Josè, la disonestà di Manolo e la vergogna sul viso dei detrattori di Marek

20.04.2015 09:00 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: le sberle scioccanti, il parassita nella testa di Josè, la disonestà di Manolo e la vergogna sul viso dei detrattori di Marek
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Zero agli schiaffi che ammazzano il calcio. Tra Napoli e Cagliari il feeling non è mai stato di quelli epocali - anche per colpa di personaggi come Massimo Cellino -, ma episodi come quello accaduto venerdì alla squadra di Zeman non hanno colore. Fanno schifo e basta. Calciatori minacciati, intimiditi e probabilmente presi a sberle da chi, in nome di una presunta passione, riversa il suo odio contro dei professionisti. Come se vincere fosse l'unica cosa che conta. Come se la sconfitta non facesse parte del meraviglioso arcobaleno di emozioni che il calcio ci regala. Perdere fa parte del gioco. Le minacce e gli schiaffi fanno parte di un sistema vergognoso che andrebbe debellato. Eppure, siamo sempre qui a ripetere sempre le stesse cose. Ed a raccontare le solite vergogne. "Come ci si può fidare del genere umano, quando hanno dovuto inventare le toilette autoigienizzanti perché non tiriamo neanche la catena?".

Uno il gol subito dagli azzurri nelle ultime tre gare. Chiudi la lampo, tieni al riparo da tutti i gioielli di famiglia nel momento di difficoltà. La castità azzurra, concisa con la castità imposta dal presidente con il ritiro coatto, è frutto di maggiore attenzione, di una condizione fisica tornata brillante e di uno spirito rinnovato di gruppo. Aiutarsi, sostenersi, come le tessere del domino che hanno l'una bisogno dell'altro per compiere il loro meraviglioso piano globale. Ogni grande impresa è nata sempre da un uomo capace convincere altri uomini a sposare la sua causa. Benitez ci è riuscito a fasi alterne, ma ci è riuscito poche volte così bene come nelle ultime settimane.

Due gol di Callejon in 60'. Il primo, che è quasi offensivo esaltare per quelle che sono le abilità dello spagnolo, è roba ordinaria. L'altro, con la diagonale su Mpoku da terzino che pare non abbia mai fatto altro nella vita, ha dello straordinario. Per l'abnegazione, per la volontà, per la capacità di restare concentrato sull'obiettivo. Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? No. Come ci ricordava Christopher Nolan è l'idea, una volta impossessatasi del cervello, che diventa impossibile da sradicare. Nella testa di Josè c'è l'idea di dare sempre il meglio in campo. Quando va bene, e quando va male. E questo non cambierà. Mai.

Tre minuti e Koulibaly con una sciocchezza rischia idi bissare il pasticcio della gara di andata, che costò la vittoria al Napoli contro gli isolani. E' come attaccarsi una bottiglia di Zacapa, quando hai promesso a te stesso di smettere con l'alcool. Errori che hanno fatto tanto male a questo Napoli, disattenzioni che hanno complicato come un macigno questo campionato. Leggerezze che il francese ha commesso a più riprese, alternandoli con grandi prestazioni. Che sia forse questo il motivo delle tante panchine alle quali è stato confinato nelle ultime settimane?. 

Quattro gol in campionato dal suo arrivo al Napoli, sette complessivi in azzurro tra le varie competizioni. Non c'è fatica nelle imprese di Gabbiadini, non c'è sudore nel suo sinistro che è più naturale di una cascata che compie il suo percorso. Un disonesto, di quelli insopportabili perchè graziati in tutto da madre natura. Quelli che, per intenderci, possono mangiare carboidrati a raffica senza mettere un grammo, mentre i comuni mortali ingrassano solo al pensiero di una sfogliatella. Gabbiadini è così, assemblato dalla casa madre come una macchina per fare gol. Schiacci il tasto e si accende, vede la porta da qualsiasi distanza e mette a fuoco come una Reflex. Sorridi Brkic, sei entrato nell'ennesimo scatto di Manolo.  

Cinque punti dalla Lazio, con il vantaggio nello scontro diretto. Cinque punti dalla Roma, con il vantaggio nello scontro diretto. Eh si, questo pazzo Napoli non è in lotta più per il terzo posto. E' in lotta ancora per il secondo. Nessuno si illuda, il cammino verso la montagna è difficile ed impervio. Ma è possibile. Il possibile, poi, può diventare reale solo per una serie di fattori, anche incontrollabili. Quello che può fare il Napoli è semplicemente provare a vincerle tutte. Sembrava utopia, fino a qualche giorno fa. Ma adesso...

Sei alla serenità di Andujar, che è il sintomo di un serenità ritrovata dalla squadra. Il suo dribbling su Longo è il manifesto della svolta, la dichiarazione che ammutolisce ogni spiffero di una squadra non serena. Fuori dalla tempesta, questa squadra corre dritta verso il sole. Con rinnovata tranquillità ed un'autostima che si è impennata più del prezzo di un gommone su un'isola deserta. 

Sette vittorie in trasferta in campionato, dopo i 4 ko consecutivi di Palermo, Torino, Verona e Roma. Vincere lontano dal San Paolo in campionato era costume ormai in disuso, un'abitudine che il Napoli aveva dimenticato all'improvviso quando, nella prima parte di stagione, sembrava in realtà essere più a suoi agio con i panni da trasferta che con la vestaglia del San Paolo. Misteri del calcio. 

Otto allo stacco all'incrocio del mitico Balzano. Una frustata di testa così a Cagliari non la vedevano dai tempi di Rombo di Tuono Gigi Riva. Tempismo, coordinazione, precisione praticamente perfetti. Qualche pignolo potrebbe addurre il piccolo dettaglio che abbia sbagliata porta, ma lasciali parlare Antonio. Tu continua dritto per la tua strada. La retrocessione...

Nove al boccone amaro di molti. Al capitano vilipeso, insultato, rinnegato da parte della stampa e da una parte, molto ristretta, della tifoseria. Marek Hamsik è la dimostrazione della soggettività dell'arte, di come anche un artista sopraffino possa essere messo in discussione. Lo slovacco, senza mai eccessi, si è semplicemente rimesso all'opera, snocciolando numeri che farebbero arrossire anche Monica Lewinsky nella stanza ovale. Marek è come il potere: logora chi non ce l'ha. Gli avevano dato del bidone. Dovrebbero lanciarsi nel bidone. In tuffo carpiato.

Dieci gol segnati in tre gare, un arsenale da guerra che farebbe invidia anche all'Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda. E' una boutique senza fondo quella che Benitez ha disposizione, ci sono tutte le taglie e caratteristiche pronte a soddisfare ogni gusto. Un guardaroba più fornito di quello di Enzo Miccio. Un gol da indossare per ogni occasione, che sia Gonzalo o Josè, Lorenzo o Marek, Manolo o Dries, Duvan o Jonathan. Mille soluzioni, tutte efficaci quando la spia del cervello è di colore verde.