Da Zero a Dieci: lo strazio di Manolo finirà a gennaio, il clamoroso scambio di persona, Sarri chiede il 4° cambio ed il mistero spagnolo

24.10.2016 11:17 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: lo strazio di Manolo finirà a gennaio, il clamoroso scambio di persona, Sarri chiede il 4° cambio ed il mistero spagnolo
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© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero alla labile psiche di Gabbiadini. Perché così vuole l’etichetta, perché è un gesto da condannare. Perché noi siamo sempre quelli bravi, che rispettiamo le file e non suoniamo il clacson quando il semaforo diventa verde. Manolo ha commesso un errore gravissimo e guai a non sottolinearlo. Bisognerebbe però entrare nelle pieghe dell’accaduto, non accontentarsi di restare in superficie. Ve lo vedete uno come Gabbiadini che reagisce a qualcosa? Più pacifico di un Monaco Tibetano in overdose di tisana al cardamomo. Pensate al livello di esasperazione raggiunto (per colpe anche sue). Pensate a come tutta questa situazione poteva essere gestita diversamente. Che gennaio arrivi in fretta, perché questo rapporto sta diventando più straziante dell’ultima puntata di Dawson’s Creek. 

Uno come i gol in serie A di Maksimovic. Ha dovuto attendere l’azzurro per sbloccarsi l’ex granata, quasi un premio dopo la lunga agonia prima che Cairo cedesse alla corte partenopea. Deve ancora trovare la migliore sintonia con Koulibaly, ma conferma di poter essere elemento utile alla causa. E poi i gol sporchi, quelli su corner piacciono da impazzire ai tifosi napoletani, che questa mattina non potranno recitare l’amata frase sempre di ogni post-gara: “Ma un gol su calcio d’angolo non lo facciamo mai?”. In realtà siamo già al quarto in stagione, ma noi resteremo sempre quelli che sugli angoli non fanno gol. Così vuole la storia.

Due reti segnate dall’Empoli in campionato, nella stessa gara, con due difensori e con due assist di Pasqual: avversario il Crotone. Praticamente un manifesto di non belligeranza, uno status di impotenza degno del protagonista di uno spot per il Viagra. Vero che il Napoli è specializzando alla Federico Secondo alla Facoltà “Come resuscitare i cadaveri”, ma in questo caso saremmo davanti ad un vero e proprio miracolo tipo Beautiful. 

Tre sconfitte consecutive ed un fastidio sulla pelle da scacciare. Come un prurito, un qualcosa che ti disturba nelle normali azioni quotidiane. La sconfitta del Napoli è parte integrante delle giornate, resta appollaiata sulla schiena come una carogna e ti cambia l’umore. Tornare a sorridere, che sia il Crotone o la formazione capitanata da Pelè in Fuga per la vittoria, cambia davvero poco. Il mantra è sempre lo stesso: “Odio perdere più di quanto ami vincere”.

Quattro cambi. Servivano quattro cambi e probabilmente avremmo visto in campo Marko Rog. D’altronde uno che ha giocato la Champions League e gli Europei non può essere ancora pronto per una sfida così delicata all’Ezio “Maracanà” Scida. E poi la lingua, il fuso orario, la fame nel mondo, i cartelloni pubblicitari che cambiavano gli spot in orario. Si sta come d’autunno, sugli alberi, le foglie. Si sta come presunti interditori, sulle panchine, i milioni. Ungaretti 2.0.

Cinque ai deliri di Davide Nicola e Alejandro Rosi. Il tecnico parla di sfida giocata alla pari e già questo basta a raccontare del momento difficile che vive, più inadatto di Tina Cipollari su una cattedra universitaria. Sull’ex Roma, già noto da queste parti per lo scambio di sputi con Lavezzi (in realtà noto solo per quello), che va ad esultare sotto la curva del Napoli si potrebbe scrivere tanto. Ma, sebbene non abbiamo alberi da preservare non essendo cartacei, sprecare il vostro tempo di lettura non sembrerebbe corretto per la vostra intelligenza. La vita sarebbe impossibile se ricordassimo ogni cosa. Tutto sta a scegliere quello che si deve dimenticare.

Sei giorni dalla sfida dello Stadium. In mezzo l’Empoli e la possibilità di arrivare con il giusto umore al grande evento. Il Napoli dovrà affrontare la Juve con leggerezza, quella che accompagna le imprese a volte considerate impossibili ai nastri di partenza. La vendetta può oscurare la vista, che dovrà essere invece spalancata più che in un film di Kubrick. Lucidità e quel pizzico di incoscienza che era mancata in quel maledetto 13 febbraio scorso. E poi dall’altra parte ci sarà un motivo in più per dare il massimo. Anzi, novanta milioni di motivi…

Sette agli applausi dello Scida all’uscita dal campo di Hamsik. Il calore del sud, come quello del sangue che ti scalda in una giornata di autunno. Un legame forte, un ragazzo perbene, un campione di tutti. E’ la diapositiva da archiviare in un pomeriggio con pochi picchi calcistici. “Esiste un momento perfetto,quando tutte le promesse giungono a maturazione e finalmente cadono i bei frutti,un momento che la natura tocca verso la fine dell'estate ,supera presto,e poi iniziano le piogge dell’autunno. Lo stesso vale per le persone”. Lo stesso vale per i calciatori. Marek adesso è davvero completo. In tutti i sensi.

Otto al clamoroso scambio di persona. Prima della sfida alla Roma, Diawara era un calciatore non ancora pronto per Sarri. Poi accade l’inspiegabile. Il bruco diventa farfalla nello spazio di un battito di ciglia e la realtà si palesa più semplice di quanto sembrasse. La verità è che quelli bravi restano bravi dappertutto. La verità è che il talento non lo puoi imprigionare, etichettare o datare. Amadou è una forza della natura e lo è dal primo giorno che è arrivato a Castel Volturno. Lo è probabilmente dal primo respiro fatto su questa terra. La prudenza di Sarri è quella del buon padre di famiglia, ma per tagliare traguardi che non ha mai tagliato devi essere disposto a fare cose che non hai mai fatto. Se non ti arrampichi, non puoi cadere. Ma vivere tutta la vita sul terreno non ti darà gioia. 

Nove come un centravanti, dieci come un fantasista, sette come un’ala, otto come un mediano che lotta. In questo momento Dries Mertens è la fusione di tante anime che si sfiorano e si confondono in un’unica meravigliosa entità. Un miscuglio di brividi, estro e passione che non possono ammaliare, per struttura genetica, il popolo napoletano. I poeti, un po' maledetti, hanno sempre un fascino particolare per chi quotidianamente si relaziona con la bellezza della perdizione.  E allora: “Va, sfreccia leggero pettinator di comete! L’erba al vento sarà la tua folta chioma; dal tuo occhio spalancato scaturiranno fuochi fatui, prigionieri di sciagurate teste…”.

Dieci volte decisivo. Sei reti e quattro assist nella stagione di Callejon: roba da non credere. Ormai il mistero che avvolge l’agglomerato di cellule iberico è sempre più denso. È lo stesso che chiude provvidenzialmente su Palladino nell’area azzurra. È lo stesso che sblocca la gara. Probabilmente è lo stesso che guida l’autobus che riaccompagna a casa gli azzurri. È Starace che prepara il caffè, è il dottor De Nicola che cura gli affanni del corpo. Era Edmòn Dantés. Era tutti noi. Era Josè. Ogni sera, bambini, prima di andare a letto, nella vostra preghierina, dedicategli un pensiero. Se lo merita.