L'INEDITO SARRI - Il gesto scaramantico prima di ogni partita e il retroscena della multa per…le scarpe

Focus sull'allenatore, fresco di rinnovo di contratto, che è già entrato nella storia del Napoli
28.05.2016 10:10 di Fabio Tarantino Twitter:    vedi letture
L'INEDITO SARRI - Il gesto scaramantico prima di ogni partita e il retroscena della multa per…le scarpe
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Se un giorno dovesse capitarvi di dialogare con Maurizio Sarri nel tunnel che dagli spogliatoi conduce al terreno di gioco del San Paolo, a metà percorso sarete costretti ad una deviazione. Il rettangolo verde - quello delimitato dalle classiche strisce bianche – è luogo sacro ed è per questo che Sarri non lo calpesta mai, neppure se costretto. È scaramanzia, la sua, tratto distintivo del suo essere umano prim’ancora che allenatore. Dunque, dovesse la conversazione rivelarsi interessante, non vi resterà che seguirlo nel suo tragitto classico, dribblando la bandierina parallelamente alla linea di fondo, senza mai una distrazione. Dritto davanti a sé e poi a sinistra, fino ad arrivare in panchina. Non sbaglia, Sarri, perché la sua è abitudine atavica radicata nel tempo, vizio insostituibile che fa di lui un personaggio curioso e singolare, intrigante perché unico nel suo genere. La cura dei dettagli - anche quelli all’apparenza insignificanti - è identica anche quando veste i panni dell’allenatore, del professore che di calcio sa tutto perché non ha mai voluto far altro nella vita, neppure mentre svolgeva – fiero – la sua attività di bancario alla Banca Toscana del gruppo Monte Paschi di Siena, quando girava l’Europa nonostante l’aereo lo angosciasse. Ha dovuto superare anche questa, di fobia, perché l’approdo al Napoli dopo 23 anni di lunga gavetta ha significato anche calcio internazionale e dunque trasferte lunghe, stancanti, percorribili solo volando. Tant’è forte la sua paura che a Matassino, nel Circolo A.R.C.I., nell’angolo a lui dedicato, tra immagini e gagliardetti delle squadre che ha allenato, è appesa una sua foto a colori stampata al computer mano nella mano con Higuain, il campione che lo tranquillizza al termine del decollo per Varsavia per una partita di Europa League.

SCARAMANZIA - Si nutre di riti, Sarri, e non esiste un solo motivo alla base della sua “fissa”. È così e basta ed è così da sempre, forse perché influenzato dai suoi trascorsi infantili a Bagnoli, in provincia di Napoli, dov’è nato e cresciuto prima di trasferirsi in Toscana, a Figline Valdarno. Del Sud ha conservato il bel ricordo, la passione per i colori azzurri e, appunto, le sane abitudini del territorio, come la scaramanzia. Ama il nero, Sarri, ed è già questo un indizio. Non vestiva d’altro, da giovane, ed anche la sua auto – Range Rover - indossava il medesimo colore (nera, appunto), la stessa che lo accompagnava ovunque e ne fotografava un altro gesto emblematico: una volta sceso dalla sua vettura, Sarri faceva il giro lungo da dietro, circumnavigando il cofano, fregandosene di chi lo osservava incuriosito, mentalmente pronto – ogni giorno – a rispondere a chi banalmente gli chiedesse: perché? Scaramanzia, e basta. Non c’è una spiegazione logica. Così come non era logico, ai tempi di Sansovino, ascoltare Donatella Rettore in pullman prima d’ogni partita, costringendo i suoi giocatori a non dimenticare mai la cassetta con le sue canzoni a costo di ricomprarla, anche a poche ore dal fischio d’inizio, in qualsiasi città si trovassero. Di Sansovino, inoltre, è famoso il suo posto auto all’esterno del campo d’allenamento. Un giorno, quando per scherzo fu occupato da un suo giocatore, Sarri non si scompose e a piccoli colpi di tamponamento spostò l’altra auto ed intanto parcheggiava la sua. Da non credere, come l’idea che ‘il calcio è un gioco da maschi’ e dunque le scarpe dovevano essere classiche, bianche e nere. Dovevano, perché oggi si è ragionevolmente arreso alle mode. Prima no. Ad Arezzo, nel 2006, costringeva il magazziniere Nanni a dipingerle di nero con lo spray sostituendo i moderni temi colorati. Lo ricorda bene, ad esempio, un suo ex calciatore, che dal suo sponsor ricevette una multa di cinque mila euro per questa “bravata”.