ESCLUSIVA – Ag. Sarri: “A San Siro i napoletani lo emozionarono. Lavora 18 ore al giorno, ma ha un grande rammarico. ADL va ringraziato, nessuna ingerenza!"

07.11.2015 18:00 di  Mirko Calemme  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA – Ag. Sarri: “A San Siro i napoletani lo emozionarono. Lavora 18 ore al giorno, ma ha un grande rammarico. ADL va ringraziato, nessuna ingerenza!"

Alessandro Pellegrini sta accompagnando Maurizio Sarri nella sua nuova ed intensa avventura sin dai suoi primi giorni azzurri. Il consulente e fidato amico del tecnico, anche lui ormai sempre più calato nella realtà partenopea, aveva vaticinato - riprendendo le parole del mister - un avvio di stagione stentato, senza però mai mettere in dubbio il potenziale che, prima o poi, questa squadra avrebbe espresso. Un potenziale emerso, forse, anche in anticipo rispetto alla tabella di marcia, che ora conosce tutta l’Europa: i 14 risultati utili consecutivi con, nelle ultime 12 gare ufficiali, 10 vittorie impreziosite da 32 gol fatti e solo 3 subiti, parlano chiaro. Ma per Pellegrini, dietro questi successi, ci sono poche alchimie: “Può sembrare che Maurizio abbia fatto tanto - commenta ai nostri microfoni -  ma il suo segreto è la cultura del lavoro. E’ stato bravissimo, però i ragazzi hanno creduto subito in lui e questo ha consentito di vedere risultati positivi prima del previsto. Ora speriamo che la striscia positiva duri a lungo”.

Quattro vittorie su quattro in Europa League. Niente male come esordio europeo. Se lo aspettava? “Sì, sinceramente. Il problema era dell'ambiente, poiché si è sentito dire per tanto tempo che Napoli non è Empoli e che il mister non aveva esperienza internazionale. Credo che se uno è bravo, è bravo: così come Higuain riesce a far gol sia alla Juve ed al Midtjylland, Maurizio sa preparare tranquillamente qualsiasi tipo di competizione”.

La trasformazione degli azzurri è nata proprio da Empoli, da quel cambio di modulo. Su questa scelta circolano varie storie, c'è addirittura chi dice che lo abbia convinto Reina mentre il presidente ha svelato la sua telefonata a Giuntoli. Qual è la veritá? “Sin da Dimaro si è sempre lavorato su due moduli, il 4-3-1-2 era più offensivo, esaltava maggiormente l’attacco azzurro. Quando poi ci si è resi conto che c’era un’oggettiva mancanza di equilibrio si è passati al 4-3-3, ma questo già dal secondo tempo di Empoli. La decisione l’ha presa lui, insieme allo staff tecnico. Capisco che a Napoli si sia reduci da esperienze con allenatori abbastanza dogmatici da questo punto di vista, ma Sarri dalla sua squadra vuole determinate cose e queste prescindono dai numeri e dai moduli”.

Quindi, chi parlava di ingerenze dall’alto si sbagliava...  “Signori, oggi si parla di Sarri come un fenomeno grazie a De Laurentiis. Senza di lui, a questi livelli, non si sarebbe visto, quindi bisogna solo fargli i complimenti e ringraziarlo. L’ingerenza è tutt’altra cosa, ed in Serie A ce ne sono tanti casi”.

Ció che piú impressiona del mister, in ogni, caso, è lo splendido rapporto instaurato coi calciatori sin dai primi giorni di lavoro. Come li ha conquistati?  “Il Napoli è una squadra che conta molti campioni e qualche fenomeno: a questi livelli insegnare calcio è più facile. Quando i calciatori hanno compreso bene la sua idea si sono resi conto che, seguendolo, si sarebbero divertiti e questo ha accelerato un processo di adattamento che pensavo durasse almeno 6-7 partite. Ci sono forti personalità nello spogliatoio e ci hanno visto tutti lungo, più di molti addetti ai lavori partenopei: sapevano che con Sarri avrebbero avuto un’organizzazione in grado di farli rendere al massimo”

Il mister sa che con questa impressionante striscia di risultati ora la gente sogna la famosa parolina magica? “Ho notato che i tifosi stanno maturando insieme alla squadra, il concetto che sta passando è semplice: il Napoli quest’anno giocherà per qualcosa di importante. Che cosa? Non lo sappiamo, ma ogni gara sarà quella della vita, lo dimostra l’abnegazione vista anche giovedì scorso sul 5-0”.

Come gestite l'entusiasmo (e la pressione) dei tifosi? “Chi non ama la pressione di Napoli e lavora nel mondo del calcio cambi mestiere, vada a fare il ballerino al Teatro dell’Opera! Il calcio è fatto di emozioni, non puoi soffrire queste pressioni ma poi pretendere di avere la pelle d’oca al San Paolo durante il match con la Juventus. Sono sentimenti strettamente legati, indissolubili. La percezione dell’amore che c’è verso questi colori la si avverte allo stadio: il tifoso azzurro non trasferisce solo i cori ai ragazzi, sembra quasi che 50mila persone soffino la squadra verso la porta avversaria, per me sono unici”.

E in questi mesi, di grandi emozioni, il Napoli ne ha vissute tante. Qual è quella che ha maggiormente colpito Sarri? “Vedere San Siro con 20mila napoletani che a fine gara intonavano ‘O Surdato ‘Nnamurato è stato incredibile. Ero con lui quando uscì dagli spogliatoi dopo la partita, e sentire che c’erano ancora tante persone dentro e fuori lo stadio che cantavano in  napoletano lo emozionò. Vi assicuro che molto difficilmente lascia trasparire i suoi sentimenti, ma quella sera si sentì la persona che aveva reso fieri tanti partenopei a Milano, il suo cuore si riempì d’orgoglio”.

Un legame, quello tra il tecnico ed i napoletani, testimoniato anche da una scaramanzia comune che di toscano ha ben poco...“Maurizio non è maniacale da questo punto di vista, non tocca i cornetti e non ha abitudini così plateali. Diciamo, in maniera garbata, che di fronte a un auspicio che tutti abbiamo ma del quale temiamo pronunciarne il nome,  si tocca ferro. Ma è giusto così: non bisogna creare aspettative inutili, il troppo fa sempre male”.

Il mister è riuscito, in questi mesi, a respirare l’atmosfera che si vive in città? “C'è poco spazio per questo. Ed è il suo più grosso rammarico. Maurizio ama tantissimo Napoli ed i napoletani, ma credetemi: lavora 18 ore al giorno. Giovedì sera, per esempio, dopo aver cenato era già concentrato sulla gara con l’Udinese, analizzando le ultime sfide dei bianconeri. Non ha avuto nemmeno tempo di rivedere i cinque gol inflitti al Midtjylland”.

E il rapporto coi media? E' vero che il mister legge solo Televideo? “Sì, e vi svelo perché: quando ha iniziato a lavorare nel calcio, i risultati delle sue squadre si trovavano solo lì e lui ci è rimasto legato, è l’unico contatto che vive con uno strumento d’informazione. Non utilizza social network, ci tengo a sottolinearlo perché tanti tifosi scrivono ai vari fake pensando di parlare con il mister e, in realtà, vengono presi in giro. Non bisogna giocare coi loro sentimenti”.

Sì occupa lei, quindi, della rassegna stampa per il tecnico... “Sì, faccio da filtro. Anzi, diciamo che sono un impianto di depurazione... (ride, ndr). Più che sui contenuti, però, filtro i tempi: la priorità di Maurizio è il lavoro, non va bombardato di informazioni inutili nei momenti errati”.

Nei suoi messaggi su Twitter di qualche giorno fa è parso, più volte, sarcastico e stizzito... c'è qualcosa che le ha dato fastidio dopo il pari di Genova? “Sì. Vivo con un concetto importante: solo gli stolti non cambiano idea. Ma il problema è un altro: in quale spazio di tempo ci si dimostra intelligenti facendolo? Se nelle prime tre giornate si chiede la testa di Sarri e dalla quarta in poi lo si definisce il migliore tecnico di tutti i tempi, per me si è ridicoli. Mi sono risentito perché è impensabile che un addetto ai lavori dopo Genova - con un possesso palla schiacciante, quattro occasioni chiare ed un rigore netto non assegnato - definisca il Napoli ridimensionato nella lotta per i piani alti della classifica. Sono pronto a scommettere che qualsiasi allenatore, dopo una prestazione come quella, sia l’uomo più felice del mondo”

A chi si riferiva, quindi, quando parlava - in un suo tweet - di ingerenze? “Ovviamente non al presidente, assolutamente. Lui fa parte della società, quindi qualsiasi sua azione non sarà mai un’ingerenza. Il problema, per esempio, è che tanta gente non conosce l’approccio di Sarri al turnover e vorrebbe imporgli il proprio”.

Ce lo spieghi, allora. “Turnover, per noi, significa utilizzare le molteplici competizioni per schierare sempre i calciatori che stanno meglio dal punto di vista fisico e mentale. Ciò significa che, anche in presenza di 7 gare in 20 giorni, se una persona non dimostra segni di affaticamento non c’è motivo di sostituirla. Faccio l’esempio di Strinic: lui è rimasto in panchina qualche gara in più perché doveva ancora assimilare il lavoro del tecnico, non aveva senso buttarlo dentro esponendolo al rischio di disputare una brutta partita. Per Sarri il nome dell’avversario non conta: si va in campo per vincere sia col Midtjylland che con la Juve. Quindi gioca solo chi sta bene, sempre”.

Sente come una rivincita i bei risultati di queste settimane? Dopo il pari di Empoli c'era chi chiedeva già la testa del mister. “Parlavano di esonero solo degli opinionisti e dei giornalisti non napoletani, secondo me, perché si erano già accorti che la squadra poteva essere molto competitiva e la temevano. Anche contro l’Empoli, chi mastica calcio, ha capito che il gruppo stava crescendo. De Laurentiis, invece, ha sempre avuto la massima fiducia nel mister, facendo bene ad esternarla anche pubblicamente”.

Ma, per lei, questa squadra può davvero reggere a ritmi così elevati fino al termine della stagione? “Innanzitutto, per me questo Napoli non è ancora quello di Maurizio Sarri. Siamo al 90%, manca qualcosa ma sappiamo che arrivare al 100% è dura, la perfezione si raggiunge nel lungo periodo. Dal punto di vista atletico un calo sarà inevitabile, non esiste squadra al mondo che non lo soffra. Mi auguro, però, che avvenga in una fase del calendario più classica, evitando, per essere chiari, le 7 gare in 20 giorni. Resto fiducioso, comunque, come lo sono stato sin dai primi giorni: il Napoli è una squadra molto forte”.

Quindi, in fondo, a quella parolina ci pensa. ”Penso solo che ora mi vedo obbligato a toccare ferro, per dirlo in maniera garbata”.