Esposito a TN: "Vendere il nome del San Paolo non è una provocazione. Finché ADL e il Sindaco parlano da soli sarà tutto inutile!"

26.03.2014 12:30 di Vincenzo Balzano Twitter:    vedi letture
Esposito a TN: "Vendere il nome del San Paolo non è una provocazione. Finché ADL e il Sindaco parlano da soli sarà tutto inutile!"
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La questione San Paolo tiene sempre più banco. A maggio scadrà la convenzione tra il Napoli ed il Comune, ed ancora non si capisce bene cosa potrà accadere, soprattutto dopo la vicenda relativa al sequestro di cinque milioni di euro da parte della Corte dei Conti sui conti correnti del Napoli, per i canoni non corrisposti al Comune da parte della società. E' di questa mattina infine la notizia - clicca qui per leggere - della proposta del Consigliere Comunale Gennaro Esposito, di "vendere" il nome dello Stadio San Paolo ad uno sponsor, in modo da ricavarne soldi per la ristrutturazione dello stesso. "La mia può anche essere vista come una provocazione - dice Esposito in esclusiva a Tuttonapoli.net - ma mi chiedo: se Microsoft e Coca Cola combattono a suon di milioni per mettere il loro nome sul Bernabeu, perchè da noi non può succedere altrettanto?"

A Torino ci stanno provando. Intanto il nuovo impianto porta ancora il nome della Juventus e nessuno sponsor (si parlava anche della Nike) si è avvicinato.

"Intanto però Della Valle finanzierà i lavori al Colosseo, previa esposizione dei suoi marchi all'esterno dell'anfiteatro Flavio. E' venuto il momento che le amministrazioni pubbliche aprano ai privati"

Restiamo sul San Paolo. La sua proposta arriva in un momento in cui è ancora in discussione il futuro stesso dello stadio e l'ipotesi di un Napoli che vada a giocare altrove.

"Le snocciolo alcuni numeri. Nella stagione calcistica '97-'98 il Comune di Napoli prendeva - dal vecchio Calcio Napoli - 465 milioni delle vecchie lire come percentuale sulle pubblicità all'interno dello stadio. Oggi questa percentuale è di 45 mila euro. Le sembra una cosa logica?"

Sicuramente no. Ma parliamo di una convenzione stipulata quando il Napoli era in serie C. Non averla rinnovata in rapporto alla crescita della società è anche una colpa del Comune, non trova?

"Evidentemente il Comune ha ritenuto di fare così. Per questo che noi ora vogliamo intervenire. Servono soldi per ristrutturare l'impianto? Bene, vendiamo il nome. Tra l'altro, "San Paolo" è un nome se vogliamo "abusivo", non parliamo del Santo protettore della città. Immagina quanti soldi potrebbe essere disposta a pagare una grande multinazionale per vedere il suo nome all'esterno dell'impianto di Fuorigrotta? Si potrebbero fare tante cose con quei soldi"

Intanto resta l'annosa questione della convenzione che scadrà a maggio. Cosa succederà?

"Il San Paolo ora è concesso in uso al Napoli, mentre la gestione è del Comune. Se si continua sulla base della convenzione, dobbiamo aggiornare gli importi, deve esserci un contemperamento degli interessi della casa comunale e della società. E il Comune potrebbe riservarsi l'uso della denominazione dello stadio"

Perchè finora la questione non è mai stata affrontata apertamente e si giungerà all'ultimo per farlo?

"Perchè De Laurentiis non ci ha mai fatto una proposta. Il Presidente del Napoli dica cosa vuole e noi gli diremo se siamo disposti a dargliela o meno. Allo stato attuale lo stadio è un bene che pesa tanto sulle casse comunali. Eppure è l'unico bene che viene continuamente posto al centro di tutte le attenzioni. Io sono ancora in attesa di un'agibilità per un impianto di Scampia, e sappiamo quanto sarebbe socialmente utile. La mia proposta di cedere il nome del San Paolo serve per far capire a De Laurentiis che dallo stadio si può ricavare danaro"

E' ipotizzabile una cessione dei diritti di superficie?

"Si potrebbe fare, ma è una cosa che andrebbe disciplinata molto bene. Ma esistono anche altri problemi"

Quali?

"Bisogna capire che fine farebbero poi le discipline che si svolgono sulla pista d'atletica e nei meandri dello stadio. Fermo restando che anche in questo caso mi sento di fare una tirata d'orecchio a chi ha concesso l'uso delle palestre ad una società di fitness che paga 900 euro di canone a fronte di un incasso di 16 mila euro. Bisogna poi capire come intervenire eventualmente sullo stadio. Ad esempio: si parla di eliminare la pista d'atletica. Immaginiamo cosa potrebbe succedere dal punto di vista disciplinare con le curve a bordocampo?"

Ci sembra di capire che del problema San Paolo non si vede la soluzione.

"Partiamo da una serie di considerazioni: al San Paolo ci deve giocare il Napoli. Poi bisogna vedere come sistemare le altre discipline, se De Laurentiis vuole l'uso esclusivo dell'impianto"

Quale è la sua previsione?

"Probabilmente si arriverà a maggio in questa situazione, il Napoli chiederà il rinnovo della convenzione per non andare a giocare altrove: De Laurentiis ha interesse a lasciare le cose così, incassando tutto l'utile e lasciando al Comune tutte le spese"

Però in passato il Napoli ha pagato di tasca sua i lavori straordinari, vedi i tornelli nel 2006 e non ultimo quelli di consolidamento della passata estate, lavori cui la società è stata obbligata dalla Uefa.

"Anche questa è una leggenda. Il Napoli è stato autorizzato a fare lavori d'urgenza, e ha pensato non solo di stornare il costo di questi lavori dal canone da corrispondere, ma di non pagare nemmeno parte del canone. Il problema è che nessuno del Comune ha avuto il coraggio di chiedere questi soldi al Napoli, fin quando non abbiamo chiesto l'intervento della Corte dei Conti. Una delle eccezioni che i legali della società hanno mosso dinanzi al processo in Corte dei Conti è stata la seguente: "Non abbiamo pagato perchè il Comune non ci ha chiesto quei soldi". E io le confermo che nel passato sono pochi i presidenti che hanno pagato la gestione dello stadio".

Lei ha detto che il Comune spende tanti soldi per il San Paolo. Non sarebbe meglio, a questo punto, cederlo al Napoli ad un prezzo ragionevole?

"Partiamo da un presupposto. Parliamo di un bene pubblico, quindi di un bene indisponibile che non può essere ceduto. La legge sugli stadi prevedeva questo passaggio, ma non se ne è fatto nulla, quindi al momento la situazione è ferma. In ogni caso, biosgnerebbe fare un'asta pubblica: il Comune non potrebbe fare una trattativa privata con De Laurentiis. E poi, mettiamo caso si potesse fare: converrebbe alla città perdere un bene potenzialmente così importante? Perdere la possibilità, ad esempio, di organizzare meeting di atletica o concerti? L'anno scorso Bruce Springsteen ha cantato a San Siro: ne hanno guadagnato Comune, Milan ed Inter. Perchè questo non può succedere anche a Napoli?"

Siamo in un vicolo cieco.

"Fin quando De Magistris e De Laurentiis si siederanno da soli intorno ad un tavolo, senza coinvolgere l'intera cittadinanza, non si va da nessuna parte".