Guido Clemente di San Luca a TN: "Osimhen deve arrabbiarsi con la società, non con i tifosi"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni sul momento di casa Napoli.

29.09.2023 14:50 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN: "Osimhen deve arrabbiarsi con la società, non con i tifosi"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni sul momento di casa Napoli.

"Sembra esser tornato il Napoli di Spalletti. Senza rinnegare le sue convinzioni, pare che Garcia abbia capito che può sì rendere il meccanismo di gioco più efficace, ma assecondando le caratteristiche dei calciatori. Ora si deve vincere a Lecce. E se vinciamo, beh, allora credo che martedì ci divertiremo col Real. Bisogna però rimettere le cose definitivamente a posto. Ognuno per quanto concerne il suo.

1) Anzitutto il mister. Non è uno scappato di casa, ha un curriculum di tutto rispetto. Deve tuttavia dismettere ogni atteggiamento di algida presunzione ed impegnarsi per entrare in sintonia umana coi calciatori. Gira la voce che la squadra abbia comunicato al mister di farsi da parte, per ricominciare in autogestione. Mi pare un’ipotesi fantasiosa. Ma che si siano parlati, e che il confronto abbia contribuito sensibilmente a sistemare le cose tattiche, sembra di evidenza palmare. Deve continuare così, sforzandosi poi (alla svelta) di capire che non sta semplicemente allenando, ma che allena il Napoli. Per fare il che, se pur occorre conservare sangue freddo, si deve però al tempo stesso galvanizzare l’ambiente – squadra e città tifosa – sollecitando l’orgoglio territoriale. 

2) In secondo luogo, Osimhen. Ha tutte le ragioni del mondo. Ma non deve, né può, confondere il soggetto verso cui avercele. La maglia, i tifosi, il popolo azzurro non c’entrano. La sua arrabbiatura (tutt’altro che ingiustificata) deve indirizzarsi inequivocabilmente verso la società. 

3) Infine (ma forse soprattutto), appunto, la società (ciò che – vista la sua struttura esilissima, praticamente inesistente – significa il Presidente). Ebbene, una società che si rispetti non può consentire di mettere a rischio il clima dell’ambiente-squadra pubblicando sul suo account TikTok ufficiale quei video demenziali. Li hanno visti milioni di persone in tutto il mondo. In proposito le domande sono tre. A) Perché è accaduto? S’è trattato di un errore, oppure di un atto voluto? B) Se è stato un errore, perché non vi si è posto rimedio tempestivamente, e perché non sono stati individuati, resi noti e sanzionati coloro che hanno sbagliato? C) Ma poi, perché non sono state rese subito scuse pubbliche, e senza inutili giri di parole giustificative?

A fare un po’ di dietrologia, facendo muovere i neuroni ad altissima velocità, potrebbe avanzarsi un sospetto. Fidandosi delle proprie comprovate capacità, il Presidente era certo che si sarebbe firmato il rinnovo del contratto, ed ha giocato rischiando su questo. Ad un certo punto s’è reso conto che non riusciva ad ottenere il risultato auspicato (del resto non si spiega perché ancora non abbia definito le vicende contrattuali di Zielo e Kvara). E così non ha fatto alcunché per evitare che Calenda si pronunciasse in quei termini di rottura.

In questo modo – prosegue il dietrologo malpensante – il procuratore otterrebbe il risultato di guadagnare cifre significative portando il giocatore in Arabia; quest’ultimo andrebbe a prendere almeno 4 volte quanto gli si sarebbe offerto per il rinnovo; ed il Presidente – una volta capito che il gioco rischioso sta per finir male – venderebbe il giocatore a gennaio (dimezzando, sì, le pretese di agosto – da 200 a 100 milioni –, ma facendo comunque una elevatissima plusvalenza ed un fracco di quattrini, risparmiando peraltro enormemente sull’ingaggio), scaricando su Osimhen e sul suo procuratore la responsabilità unica della cessione. Di fronte al potere dei soldi, ed alla esosità dei procuratori, che sono il male del calcio – così direbbero i commentatori liberi e autonomi (o no?) – che ci puoi fare?

È dietrologia, lo so. Ma certi commenti/inviti di giornalisti e opinionisti, sembrano espressi ad arte nel suggerire la cessione, così autorizzando ampiamente pensieri sospettosi".