Venerato a TN: "Così 30 anni fa Ferlaino costruì il Napoli dello scudetto. Oggi è la sua festa"

10.05.2017 07:15 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Venerato a TN: "Così 30 anni fa Ferlaino costruì il Napoli dello scudetto. Oggi è la sua festa"

Nel giorno delle celebrazioni per i 30 anni dal primo scudetto, il giornalista Rai Ciro Venerato ha voluto ricordare quella splendida data attraverso una lettera aperta al patron di quel Napoli Corrado Ferlaino, che tra otto giorni compirà 86 anni. Queste le sue parole affidate a Tuttonapoli.net. 

"Trenta anni fa Napoli festeggiava se stessa. Il primo scudetto è come il primo amore: non si scorda mai. Artefice di quelle sublimi emozioni fu un uomo che sapeva custodire con garbo le sue. Corrado Ferlaino è stato molto più di un presidente e poco meno di un demiurgo. Posso inondarlo di peana senza rossori: non gli ho mai fatto sconti, tutt'altro. Questo però non mi ha impedito di stimarlo con tutto me stesso. Negli anni '70 e '80 il sud contava ancora meno di oggi nelle segrete stanze del calcio italiano. Un palazzo di vetro aveva poco o nulla. Lui, però, non si è mai sentito Don Chisciotte: non ha mai lottato contro mulini a vento. L'Ingegnere capì molto presto che avrebbe dovuto giocare su due tavoli per poter vincere: la squadra avrebbe dovuto superare gli avversari sul campo, lui proteggerla dalle congiure di palazzo. Ci riuscì, mettendoci dentro più di un piede. Stabilendo alleanze strategiche con i vertici federali, grazie anche all'appoggio del compianto De Gaudio, napoletano doc. Sordillo, Matarrese e Nizzola vantavano grande feeling con l'Ingegnere. Ma Roma non bastava, bisognava presidiare il territorio anche a Milano, in via Rossellini, sede dell'ambigua lega calcio. Ferlaino ha fatto questo ed altro per proteggere il Napoli da una classe arbitrale subalterna alle grandi del nord. Ma i sacrifici dell'Ingegnere andavano ben oltre. Doveva strapagare diversi calciatori, irretendosi con ingaggi importanti per evitare il preventivo rifiuto antimeridionale. Se tizio costava 5 lire alla Juve o alle milanesi, il Napoli pagava il doppio. Dopo svariati tentativi a metà degli anni '80 trovò la formula vincente, la pietra filosofale per staccare un biglietto di andata e ritorno con lo scudetto. Convinse il bravo e potente Italo Allodi ad accettare la scommessa partenopea. Juliano gli prese Maradona, ma serviva il compianto Italo per il salto di qualità. Accanto a lui un giovane di grande carisma: l'irpino Pierpaolo Marino. Il tris lo completò un uomo che conoscono e ricordano in pochi: Alberto Lievore. Forse il più preparato segretario di club mai esistito in Italia: ordinario di diritto sportivo. Dopo l'addio di Allodi, Marino segnalò un altro cavallo di razza: Gigi Pavarese. Anni dopo divenne il delfino di Luciano Moggi, manager del secondo tricolore. Ferlaino verò due grandi formazioni: lui allenava quella societaria, non disdegnando consigli tecnici alla seconda. Poteva farlo: garantito. Ferlaino sapeva di calcio, chiedeva conto del lavoro svolto ai suoi allenatori.

All'inizio degli anni '90 iniziai a incrociarlo di frequente: seguivo il Napoli per Canale 21 (Grazie a Gaetano Imparato e Umberto Chiariello, miei mentori e fratelli maggiori a Campania Sport) e Tele +. Dopo fui assunto da RDS e partivano quasi sempre con lo stesso aereo per Milano: destinazione lega calcio. In uno di quei voli frequenti capì che Gigi Simoni avrebbe avuto le ore contate. L'ingegnere non aveva preso bene il suo successivo approdo all'Inter. Incavolato pure con Moggi: Luciano, mi risulta, segnalò Simoni all'ex amico Moratti e Corrado non la prese bene. Ma a Simoni, Ferlaino contestava anche alcune scelte tattiche. Non dimenticherò mai questa scena: il Presidente, mio compagno di viaggio in areo, prende carte e penna e mi disegna lo schema tattico azzurro da lui desiderato. Lontano dai taccuini e dalle telecamere veniva fuori il vero Ferlaino: competente e lucido ancorchè innamorato pazzo della sua creatura. Impossibile non volergli bene. Non sbagliava collaboratori. Come non citare Carlo Iuliano: un capo ufficio stampa senza eguali. Rattoppava e ricuciva. Sapeva usare anche il bastone, ma ti affascinava con la carota. Stile ed eleganza accompagnarono il suo delfino, Gianluca Vigliotti.

Tanti aneddoti mi legano all'Ingegnere. Lo beccai dopo la mezzanotte a Torino in un noto ristorante di Via Salluzzo. Era in compagnia di Luciano Moggi e Gigi Pavarese. Stava cedendo Pecchia alla Juve. La sparai il giorno dopo a Studio Sport: ero ospite fisso a Italia 1 insieme ad Antonio Corbo. Ferlaino era astuto, epigono di un certo Rommel, la volpe del deserto. Forse fu lui che insegnò a Moggi l'arte della bugia: reiterati i depistaggi quando trattava i calciatori. Gli presi le misure: quando spendeva belle parole per un giocatore vendeva fuffa ai poveri cronisti celando il reale obiettivo. Fu tradito negli ultimi anni da procuratori che ci spifferavano tutto o quasi.

Ferlaino è stato antidivo, ma questo non gli ha impedito di passare alla storia. Gli anni passano ma i ricordi restano nel cuore. Tanti auguri Presidente. Questa è soprattutto al sua festa. “Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”. Pensieri e parole di Nelson Mandela"