Alla scoperta di Negro, anni 17 e il gol nel dna: focus sul baby bomber che "tenta" Sarri

26.11.2015 08:30 di Fabio Tarantino Twitter:    vedi letture
Alla scoperta di Negro, anni 17 e il gol nel dna: focus sul baby bomber che "tenta" Sarri

Diranno che è per l’infortunio di Gabbiadini, per la necessità di far rifiatare Higuain, per lo strapotere di una squadra già in vacanza dopo appena quattro giornate. Ma più in la della fortuna c’è il talento, l’impegno, i sacrifici di chi ha scelto di inseguire un sogno senza rincorrere parallelamente scuse, calpestare ostacoli, convivere con le vertigini e i dubbi dettati dalle circostanze. Antonio Negro da Marcianise, classe ’98, è il centravanti della Primavera al quale Maurizio Sarri ha scelto di affidarsi per la trasferta europea di Bruges.

OCCASIONE. Di fatto, leggendo la lista dei convocati, sarà l’unico attaccante a sua disposizione, l’unico realmente in grado di ricoprire il ruolo di punta centrale - oltre a Callejon, adattato a falso nueve - e di buttarla dentro ad occhi chiusi. Quest’anno ci è già riuscito sei volte in sette partite di campionato. La media è elementare e cattura la curiosità di chi crede che l’età sia semplicemente un numero, un concetto astratto che mal convive col talento puro e nudo che sposa la personalità e il carattere.

GIGANTE BUONO. A guardarlo è la prima cosa che risalta in mente. Alto, fisicamente già strutturato ma anche veloce, rapido, agile nonostante le leve lunghe che quasi fungono da trampolino per sfuggire via ai difensori avversari, per sgusciare facilmente in spazi aperti con l’unico obiettivo di metterla dentro. Negro saluta l’eleganza e coglie l’essenza di ogni suo gesto, di ogni movimento mai banale o fine a se stesso ed anzi pensato, studiato, finalizzato per il gol e per l’esultanza sfrenata che ne consegue. Per Giampaolo Saurini è già un lusso da custodire fieri, un bomber autentico che segna dappertutto e in qualsiasi modo: di testa, di destro, di sinistro, su rigore, a porta vuota, da lontanissimo.

TRIPLETTA. Non segue uno schema, Negro, ma solo l’istinto; ogni mezzo è quello giusto se conduce al fine ultimo del gol. Col Bari, sabato scorso, ha segnato prima “alla Inzaghi” - su respinta corta del portiere - e poi “alla Ibrahimovic”, partendo da centrocampo e rubando oltre venti metri ai difensori, senza tuttavia perdere la lucidità necessaria a tu per tu col portiere; nel mezzo un rigore angolato a completare l’opera: una tripletta per lui, una vittoria per la squadra. Felici e contenti tutti, ma lui di più. Oggi più di ieri.