Ecco il secondo Napoli di Benitez: l'analisi della rosa reparto per reparto

Tra promesse, speranze, cessioni, acquisti mirati e occhio al bilancio, come cambia il Napoli nella seconda stagione dell'era Benitez.
02.09.2014 16:30 di Ermanno Petrocelli   vedi letture
Ecco il secondo Napoli di Benitez: l'analisi della rosa reparto per reparto
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Finalmente si è chiusa la sessione estiva del calciomercato. E’ finito il periodo delle chiacchiere, delle voci, del “potere mediatico” dei procuratori e delle speranze febbrili, a volte disattese a volte no, dei tifosi. Finalmente torna a parlare il campo. L’unica e vera essenza del calcio. Si, finalmente. Il mercato si è chiuso anche per il Napoli. Un mercato che, almeno nelle intenzioni iniziali, doveva portare quel salto di qualità decisivo per colmare il gap con Juventus e Roma. Un mercato che, invece, si è limitato a puntellare l’organico con pedine funzionali al modulo di gioco di Rafa Benitez e a delle cessioni (dolorose o meno lo deciderà il campo) che hanno abbassato notevolmente il tetto ingaggi della società. Non è un mistero, infatti, che la mancata qualificazione ai gironi di Champions abbia stravolto le strategie di De Laurentiis e Bigon in sede di mercato: i famosi 30 milioni di euro (mancanti) garantiti dall’Uefa non hanno potuto permettere grossi investimenti. E ad una società che ha come must imprescindibile quello del bilancio sano e del rispetto assoluto del fair play finanziario, non si poteva chiedere di più. Chiaro e lapidario anche il commento del giornalista del Sole 24 Ore ed esperto di calcio & business, Marco Bellinazzo: “Il problema del Napoli è legato agli stipendi. Il monte ingaggi assorbe circa 100mln su un bilancio che scende di nuovo a 120mln senza i 30 della Champions. Gli azzurri hanno atteso i soldi del preliminare per investire in maniera più pesante. Il Napoli ha speso sostanzialmente quanto ha incassato. Un mercato un pò deludente, ma che sposa la linea dell'equilibrio finanziario e poi sarà il campo a dare il suo verdetto...”. Sarà il campo a dare il suo verdetto. Parole sante. Gridate da un esperto di economia, non da un tifoso. Spendere tanti soldi non vuol dire necessariamente vincere. O comunque non è detto che chi spende di più, vince (e a tal proposito potremmo citare vari esempi). Fermiamoci dunque alla realtà odierna e ad una squadra che, al netto degli acquisti e delle cessioni di quest’estate, ha mantenuto sostanzialmente la stessa struttura portante della passata stagione, confermando – e non era certo facile – tutti i top player (ricordiamo lo scetticismo creatosi intorno a Mertens e Callejon, poi osannati da tutta la tifoseria dopo averli visti all’opera…) e un tecnico, come Benitez, che continuerà a portare valore aggiunto alla squadra e al club in generale e che è da considerare a tutti gli effetti come il vero, grande acquisto finora mai effettuato da De Laurentiis. Reparto per reparto, giocatore per giocatore, andiamo ad analizzare la rosa del Napoli, che ha perso sì la Champions, ma che è partita col piede giusto in campionato, pur con qualche evidente difficoltà da affinare e migliorare.

PORTIERI – Partito Reina (eccessive le sue richieste di ingaggio), il Napoli ha deciso di puntare forte – anche per ragioni di investimento economico – su Rafael, dopo un anno di apprendistato alle spalle dello spagnolo. Il brasiliano ha talento e si vede ed è tornato integro fisicamente dopo il grave infortunio della scorsa stagione. Non può avere ancora la stessa personalità di Pepe, ma Benitez ci lavorerà parecchio e ripone grande fiducia in lui. Completano il reparto il neo acquisto Andujar (non un fenomeno, ma affidabile come secondo) e l’uomo spogliatoio Colombo. Rosati resta come quarto, ma probabilmente a gennaio troverà una nuova destinazione.

DIFENSORI – L’anno scorso il Napoli ha subìto ben 57 gol tra campionato e Coppe (39 solo in serie A). La Juventus, campione d’Italia per la terza volta consecutiva, si è fermata a 37 (una differenza abissale), la Roma addirittura a 27 (ma non giocava le Coppe). I numeri parlano chiaro e il campo pure: troppi errori in fase difensiva hanno pregiudicato tanti degli obiettivi degli azzurri, tra cui in primis lo scudetto. Benitez ha sempre sostenuto che non si è trattato di un problema di singoli, ma di atteggiamento complessivo, promettendo tanto lavoro e sacrificio in ritiro. Non si è puntato, quindi, sul grande nome (Skrtel, Agger, Janmaat mai realmente trattati?), ma su elementi in grado comunque di garantire sostanza e centimetri al reparto. Come Kalidou Koulibaly, prelevato dal Genk nelle battute iniziali del mercato e vera e propria scommessa del reparto scouting. A Dimaro ha impressionato tutti per la personalità – nonostante la giovane età, è un ’91 – e per l’imponente fisicità. Nelle prime partite ufficiali, al contrario, ha palesato ancora degli evidenti limiti, ma ha talento e Benitez ha deciso di puntare su di lui e sul leader indiscusso Albiol. Il nazionale francese under 21 ha di fatto preso il posto di Fernandez ceduto allo Swansea per 10 milioni di euro (ottima plusvalenza), cresciuto parecchio con Benitez – a differenza di Mazzarri che non l’ha mai considerato – ma mai realmente in grado di dare quel salto di qualità. Presi Ghoulam e il duttilissimo Henrique a gennaio, sugli esterni tutto è rimasto uguale: l’algerino sulla sinistra e Zuniga a destra saranno, probabilmente, i titolari (Maggio è in netta fase calante). Attenzione a Mesto, pupillo di Benitez esaltato spesso per la professionalità: avrà il suo spazio.

CENTROCAMPISTI – L’obiettivo principale di Benitez, mai dichiarato apertamente, era togliere di mezzo i cosiddetti “mazzarriani”, ovvero gli uomini di fiducia dell’ex tecnico che non rientravano nei piani tecnico-tattici dell’allenatore di Madrid. Bigon ha eseguito chirurgicamente il diktat: Behrami all’Amburgo per 5 milioni, Dzemaili al Galatasaray all’ultimo respiro. Per un’estate intera si sono inseguiti grandi nomi, qualcuno vero, qualcuno probabilmente gonfiato da una stampa – evidente non “amica” del Napoli – troppo “asservita” all’umore dei tifosi. La vicenda Gonalons ha tenuto banco per mesi. Troppi. Una vicenda a tratti squallida, a tratti ridicola. L’epilogo ha parlato da sé. Poi è toccato a Mascherano. Poi ancora a Kramer. Poi al duo Sandro-Lucas Leiva. Di vero c’è poco, quasi nulla. L’argentino è stato l’unico veramente vicino al Napoli – e l’ha confermato lui stesso – ma come si fa a lasciare il Barcellona che ti ha fatto crescere e ti ha fatto vincere tutto? Scelta di vita e di cuore. Neanche l’amicizia con Benitez ha potuto incidere, specialmente quando Luis Enrique gli ha garantito nuovamente un ruolo da protagonista. Sfuggito il grande obiettivo, il club ha puntato quindi su elementi mirati e funzionali al progetto tattico del tecnico spagnolo: ecco quindi Jonathan De Guzman dal Villarreal (27 anni, Nazionale olandese dal 2013, 25 presenze internazionali tra Champions ed Europa League, dove ha pure segnato un gol contro il Napoli con la maglia dello Swansea) e il promettente David Lopez, prelevato dall’Espanyol. Non sono nomi altisonanti, sono espresse richieste di Benitez che vanno giudicate esclusivamente sul campo. E il primo ha già fatto vedere un assaggio delle sue qualità, a Genova. Inler e Jorginho sono i due titolari, ma attenzione dunque alle possibili sorprese. Per forza di cose, Hamsik dovrà essere il faro della squadra: lo pretende Benitez (che gli ha affidato la fascia di capitano) e lo deve pretendere soprattutto lui stesso, alla luce di una stagione – quella passata – decisamente al di sotto delle aspettative. Infine, a completamento del reparto, sono rimasti Gargano (su richiesta di Benitez) e Radosevic (quest’ultimo a un passo dal Bari, ma il trasferimento è saltato a poche ore dalla chiusura del mercato). Numericamente, il reparto può contare su un elemento in più rispetto allo scorso anno, con una Champions in meno da giocare: può rivelarsi un aspetto interessante.

ATTACCANTI – A differenza di una difesa sofferente, in avanti il Napoli è stata senza una delle migliori squadre d’Europa della scorsa stagione: 104 gol tra serie A e Coppe sono un record non indifferente. Merito innanzitutto del Pipita Higuain (25 gol nella sua prima, eccellente stagione partenopea), ma soprattutto di Mertens e Callejon, arrivati a Napoli nello scetticismo generale e rivelatisi poi veri e propri top player, osservati e desiderati quest’anno da gran parte dei maggiori club europei. Il rischio di perderli, senza Champions, poteva essere molto alto, ma il club ha avuto la forza di trattenerli e di proseguire con loro il progetto. Anche questa, soprattutto questa, è una vittoria del Napoli in sede di mercato. L’obiettivo principale era individuare un vice Higuain più solido e convincente di Duvan Zapata (acerbo, in odore di cessione in prestito, ma alla fine rimasto in rosa) e che prendesse il posto del partente Pandev (ceduto al Galatasaray di Prandelli). E’ arrivato Michu, profilo interessante (22 gol nella sua prima stagione in Premier League con la maglia dello Swansea, nel 2012/2013) ma ancora tutto da scoprire. Trattenuti tutti i top, quindi, Benitez punterà molto anche sul rilancio e sulla voglia di napoletanità di Lorenzo Insigne. Il reparto si conferma tra i migliori in Italia e, forse, in Europa. Il mercato è finalmente finito. Ora, parola al campo. Solo al campo.