Quagliarella racconta l'incubo: "Napoli non ha colpe, lo stalker ha distrutto il mio sogno. Era devastante..."

Le sue parole al Corriere della Sera
27.04.2017 09:16 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Quagliarella racconta l'incubo: "Napoli non ha colpe, lo stalker ha distrutto il mio sogno. Era devastante..."
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Fabio Quagliarella, attaccante della Sampdoria, si è finalmente svegliato da un incubo che per nove anni l'ha tormentato. Lo stalking, le accuse, l'addio al Napoli. Il bomber di Castellammare di Stabia si racconta in un'intervista al Corriere della Sera.

Com’è iniziata?

«Ero a Udine nel 2008: mi arriva una busta, dentro ci sono finte pagine web in cui si dice che vado con ragazze minorenni, mi drogo, frequento camorristi».

La reazione?

«Penso: lo scherzo di un cretino».

Ma non lo è.

«Già. E quando passo al Napoli nel 2009 la faccenda diventa un incubo: si arriva persino a minacce di morte a me e alla mia famiglia».

E qui entra in scena Piccolo. Come?

«Era un agente della polizia postale presentatomi tempo prima da un amico, successivamente sua vittima anche lui. Avevo subito un hackeraggio del telefono, Piccolo aveva risolto il problema ed eravamo restati in contatto».

Così chiede aiuto a lui.

«Chi meglio di un amico della polizia postale? Infatti mi assicura che risolverà tutto. Mi dice di non parlare con nessuno; finge di prendere le impronte digitali sulle lettere; mi fa stilare denunce che, scoprirò poi, sono fasulle».

Nel frattempo i dirigenti del Napoli le dicono che è meglio lasciare Castellammare per andare in albergo...

«E io non capisco. Vivo a casa mia coi miei, sto benissimo, in campo non ci sono problemi. Perché? Capirò in seguito: le lettere infamanti erano arrivate anche al club, che ha deciso di intervenire. Ma non gliene faccio una colpa. In questa storia l’unico colpevole è lo stalker».

E pensare che il Napoli era il suo sogno.

«Da bimbo andavo al San Paolo con papà, ho visto ore e ore di videocassette su Maradona, quella maglia era tutto. I napoletani mi avevano accolto come un re: canzoni come “Quagliarella bum bum” e “Quagliarella è bell...” le ascolto tuttora con le mie nipotine».

Invece il Napoli decide di cederla alla Juve e l’idolo diventa il grande traditore.

«Già. E non potere spiegare la verità era devastante. Immagini un po’: da una parte lo stalker, dall’altra una città contro... Quando tornavo a Castellammare dovevo camuffarmi. Li capisco, era il cuore che li guidava. Ma mantenere la calma era dura: a volte giocavo solo col corpo, la testa era altrove».