"Salvate il soldato Jorginho": i perché dell'involuzione di un talento puro e un appello a Benitez

17.12.2014 18:20 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
"Salvate il soldato Jorginho": i perché dell'involuzione di un talento puro e un appello a Benitez
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Quando è arrivato a Napoli, in punta di piedi, Jorginho ha portato con sé umiltà, spirito di sacrificio e la voglia di imporsi in una grande piazza. “E’ la mia sfida” pensò a voce bassa, il motivo principale per cui valesse la pena separarsi a metà campionato da Verona e da quella società che l’ha cresciuto sin dal 2007. Oggi, il centrocampista italo-brasiliano, quella sfida l’ha persa a metà. A quasi un anno dal suo trasferimento in azzurro, il giudizio su Jorginho non può che essere rimandato. Le qualità sono evidenti, ma il calciatore le ha espresse a metà. Una partenza sprint, poi un calo costante. Nella sua prima apparizione, in Coppa Italia contro la Lazio, deliziò la platea del San Paolo con aperture illuminanti ed assist in verticale di alta qualità. Il giocatore che serviva, al momento giusto. Una maglia da titolare conquistata con estrema facilità, il primo gol in azzurro nei quarti di Coppa contro la Roma al San Paolo. Poi Jorginho si è spento.

Avrebbe dovuto confermare di partita in partita la sua crescita, ma non sempre vi è riuscito. In estate la società ha deciso di rinnovarne la comproprietà nonostante fosse già fissato con l’Hellas il prezzo dell’altra metà, ma lui non si è perso d’animo e a Dimaro, in ritiro, ha lavorato sodo per potenziare la sua muscolatura ed essere così maggiormente utile nel centrocampo a due di Benitez. Quest’anno, però, il tanto agognato salto di qualità non è avvenuto. E a San Siro, contro il Milan, Jorginho è stato risucchiato dalla mediocrità dell’intera squadra disputando la peggior partita della sua breve avventura partenopea. Lento e impacciato, in costante affanno nel ricoprire una porzione di campo decisamente ampia. E’ forse questo il maggior limite di Jorginho, l’incapacità di correre a tutto campo, di svolgere con la stessa efficacia le due fasi di gioco. Di fare pressing e, allo stesso tempo, velocizzare il giro palla della squadra. Nessuno ha mai messo in dubbio le sue qualità di regista, ma a Napoli ha dovuto fare i conti con una realtà tattica completamente diversa da quella a cui si era abituato negli anni. Che la società e l’allenatore trovino il giusto rimedio per valorizzare l’unico calciatore della rosa in grado di garantire idee a centrocampo.