Cholismo contro Sarrismo: ecco perché a Napoli rischia di fallire ogni progetto

05.05.2016 07:45 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Cholismo contro Sarrismo: ecco perché a Napoli rischia di fallire ogni progetto
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E’ la parola del giorno “Cholismo”. Da un punto di vista tecnico-tattico è un concetto molto semplice, che in italiano si potrebbe agevolmente tradurre con “Catenaccio” o in un “Palla lunga e pedalare”. L’esimio e compianto maestro di questo calcio, Nereo Rocco, diceva: "Solo noi femo el catenaccio, i altri fa calcio prudente”. Eh già. Tutte prospettive, parole che seguono le mode e che trasformano quello che prima ritenevano orribibile in essenziale e quello che esaltavano come meraviglioso in poco efficace. D’altronde è nell’animo umano. Ci piacciono i quadri, l’arte, la poesia ma alla fine siamo attratti da quello che si può toccare. Soldi, risultati, vittorie. Un dissidio ideologico che trova il massimo compimento nel calcio dell’Atletico Madrid di Diego Simeone opposto a quello del Bayern di Monaco di Pep Guardiola con il suo tiqui-taca. Due mondi così distanti che sono destinati a non incontrarsi mai. Quello di Simeone è un micro-cosmo chiuso, inviolabile, inattaccabile dal mondo esterno. Si poggia su concetti che per anni sono distrutti dalla critica, dopo l’avvento del calcio totale dell’Olanda e con la rivoluzione operata da Sacchi e da tutti i suoi figliocci. Eppure è un modello vincente, che piaccia o non piaccia. 

Non solo catenaccio. L’Atletico Madrid è un’idea di base molto semplice: siamo una squadra e da squadra si gioca. E’ come un Re Spartano che rende chiaro il suo concetto all’esercito: “Ricorda sempre: la vera forza di uno spartano è il guerriero al suo fianco. Perciò dagli rispetto e onore, e li riceverai a tua volta”. La forza di un Colchoneros è il Colchoneros al suo fianco, suona anche bene. C’è un lavoro motivazionale che non può essere banalizzato, perché se bastasse stare chiusi tutti in difesa anche il Pizzighettone potrebbe giocarsi le sue carte per lo scudetto. C’è, invece, molto di più. Un viaggio psicologico nell’indole di ogni calciatore che indossa quella maglia e si trova a relazionarsi con il Cholo. Ispezionare l’animo, scavare fino all’osso per trovare sempre il meglio da chiunque passi da quelle parti in questa era Choliana (coniamo un neologismo).

Cosa c’entra il Napoli? C’entra, eccome. Catapultiamoci con la testa a Madrid, stadio Vicente Calderon. Respiriamo il clima di partecipazione che c’è da parte dei tifosi al progetto portato avanti dall’ex tecnico del Catania. Il fenomeno Atletico Madrid non nasce dal tramonto all’alba. E’ un percorso di identificazione, di sostegno dell’intero movimento calcistico di fede Atletico. Trasportiamo questo concetto al San Paolo. Prendiamo Maurizio Sarri, il suo calcio e le sue idee. Ha faticato molto in avvio, ha trovato un muro pronto a spiattellargli in faccia il suo presunto provincialismo (cosa vuol dire, poi, ancora non si è capito di preciso). Ha lavorato in silenzio, costruendo al suo primo anno una squadra che ha totalmente rinnovato la sua mappatura genetica. Simeone e Sarri sono distanti anni luce per quello che concerne il credo tattico. Sono vicini, vicinissimi, per la peculiarità del loro calcio. Unici, inconfondibili, con dei concetti portati fino all’estremo, anche forzati. Pensate a cosa dichiarò il tecnico sulla rete subita in casa contro il Chievo, con il grave errore di Chiriches. “E’ colpa mia, sono abituati a non spazzare mai la palla. In allenamento chi lo fa paga una cena”. Se non è estremismo questo.

La piazza. Il punto fondamentale è un altro. Quanto incide nelle fortune di una società il fattore esterno? L’Atletico è una struttura inviolabile, i tifosi sono con Simeone, si butterebbero nel fuoco per difenderlo. Immaginate che questo possa accadere a Napoli? Sarri, che ha mostrato il calcio più bello d’Italia, è stato messo in discussione per alcuni passaggi a vuoto, fisiologico in anno che nelle premesse iniziali (e nelle previsioni dei grandi esperti) doveva essere di semplice assestamento. Per quanto mostrato da questa squadra bisognerebbe fare un investimento, da parte di tutto. Sposare il Sarrismo. Senza divisioni. Senza muri di gomma. Dare la possibilità al tecnico di completare il suo piano visionario e vedere dove andremo a finire. Finché questo non avverrà né il Cholismo né qualsiasi atro progetto vincente e duraturo potrà realizzarsi in un ambiente che ama più dividere che unire, più distruggere che costruire. Una lezione che nessuno riesce ancora ad assimilare.