Da Zero a Dieci: i tre acquisti annunciati, la risposta ai rabbiosi-razzisti, la pazza idea di Dries e l'allenatore scelto per il futuro

29.05.2017 10:29 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: i tre acquisti annunciati, la risposta ai rabbiosi-razzisti, la pazza idea di Dries e l'allenatore scelto per il futuro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero agli sfigati che non hanno trovato niente di meglio da fare che provare a rovinare una grande domenica di sport vomitando la loro ignoranza. Zero a chi non fa niente per fermarli, a chi li archivia come semplice folklore. Zero a questa Italia inferocita dall’odio social, incapace di ritrovarsi unita e dilaniata da questa continua e perenne ricerca di nuovi nemici. Napoli ne paga sempre le spese maggiori, Napoli incassa e diventa sempre più forte perché ogni giorno più consapevole. Il Vesuvio ribolle caldo sangue, lo stesso che pervade le vene di chi viene offeso da gente sconfitta dalla vita non solo su un campo da calcio, ma in ogni dannato giorno della propria vita. Perdenti, falliti, miserabili. Cervelli abbandonati da ogni particella di ossigeno.

Uno come un abbraccio che parte dal vicolo più stretto, arriva a New York e vola fino all’Australia. L’ultima giornata di campionato ha tenuto incollati i tifosi del Napoli del mondo ad ogni televisore/radiolina/smartphone sperando fino alla fine nel miracolo. Una sensazione tangibile, un senso di appartenenza che è stato prima speranza e si è fatta poi conforto al gol di Perotti. Uniti siamo così belli, uniti siamo così forti che possiamo fregarcene delle valutazioni. Il sogno finisce quando decidi di aprire gli occhi, noi li teniamo ancora serrati nel ricordo di un Napoli che ci ha fatto innamorare. Ed in amore il risultato è l’ultima cosa che conta…

Due gare da affrontare per accedere ai gironi di Champions League. Adesso è realtà che si fa paura, spauracchio che diventa tarlo nel cervello. L’ingiustizia suprema è compiuta, ma le ingiustizie si combattono colpendo ancora più forte, impegnandosi ancora di più. Superare il preliminare sarà fondamentale, sarà giustizia postuma che si impone in questo mondo che spesso si dimentica dei meriti e ci lascia in balia del puro caso. Per ristabilire un ordine naturale delle cose bisognerà, per il bene di tutta la Champions League, superare quest’ultimo ostacolo. L’hashtag rimane sempre lo stesso: #maveramentevoletefarcifareilpreliminare?

Tre acquisti. Queste saranno le mosse del Napoli che iniziano ora a modellarsi come fossero argilla tra le mani di Demi Moore. Niente Ghost-Fantasma, ma elementi funzionali a rendere ancora più efficiente la macchina di Maurizio Sarri. L’esterno jolly (Berenguer), il portiere per presente e futuro (Szczesny) ed una terza pedina ancora da individuare, ma che sicuramente arriverà. Il mercato del Napoli Ricomincia da Tre ed il pensiero va subito a Massimo che da lassù attende il nuovo scudetto insieme a Pino. Ci mancate sempre, ogni giorno.

Quattro reti che servono a ricordare al tempo che sta per scadere che te ne freghi delle scadenze. Tu sei bello ed immortale, un ritratto affidato all’infinito come un ritratto di Dorian Gray che non viene però deformato dalle cattiverie. Opera immutabile e fluida al tempo stesso, santificazione del piacere che supera la rigida morale e sfocia in estasi mai fine a se stessa. Vince lo spettacolo, vince la gioia che annuncia il gaudio magno. “Il silenzio eterno di quegli spazi infiniti mi atterrisce” eppure questo Napoli è capace di colmare quei vuoti, colmare la distanza tra l’aspettativa delusa e l’emozione che ti travolge. 

Cinque le sconfitte della Juve, quattro quelle del Napoli. È il paradosso dei paradossi di un campionato che sfugge a tante regole della sensatezza, si affida al caos episodico che confina il Napoli in una posizione che non merita. Solo Atalanta (due volte), Roma e Juve hanno mandato al tappeto questo Napoli, che in realtà i problemi ha saputo crearseli più da solo che per reali meriti dell’avversario. È un grande punto da cui ripartire, una certificazione di solidità che nemmeno una batteria di pentole venduta da Mastrota con garanzia fino al DuemilaMAI”. 

Sei non è contemplato. La sufficienza non appartiene a questo Napoli, andato ben oltre il concetto stesso del 6 in pagella. Eccessivo, meravigliosamente eccessivo. Oltre, meravigliosamente oltre. Nella stagione della consacrazione di molti elementi questa squadra si è scoperta ancor più dominante, vorticosa, seriale nella metodicità con la quale ha ridotto in frantumi gli avversari come un elefante che si siede su un bicchiere di cristallo. Poche speranze di finire la gara senza le ossa rotte insomma…

Sette alla parte razionale, lavoratrice, operaia nell’accezione migliore del termine. Formica con l’animo di farfalla, bruco che fatica per conquistarsi la libertà su quella fascia che percorre senza sosta. Callejon è l’emblema che i confini possono essere spostati ogni giorno da una volontà ferrea, Josè è la dimostrazione che il tempo è cura e nutrimento per ogni persona desiderosa di crescere. Dovrebbero insegnarlo a scuola uno come Callejon, affidare all’eterno di un libro stampato la sua voglia di sacrificarsi per gli altri, la sua capacità di mettere al servizio del gruppo la sua incontenibile classe e dedizione. “Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre. Niente è impossibile”.

Otto capovolto vuol dire per sempre. Per sempre vuol dire Marek Hamsik. È la storia che si scrive prima ancora di compiersi in maniera definitiva, è la prosa che si fonde con la poesia per rendere omaggio ad uno che è eccezionale veramente. Anche i 15 gol ed i 13 assist in stagione diventano insignificanti dinanzi alla sua mano che si avvicina al petto con forza, quasi a placare i battiti di un cuore straripante di azzurro. Segna, corre, prova gol impossibili da centrocampo tenendo la testa sempre alta, con la fierezza di chi si fa testimone del verbo di un popolo. Ricama calcio, scruta nelle pieghe del futuro per anticipare movimenti e giocate come un oracolo venuto da lontano. Non importa da dove sia arrivato, quello che conta è che ha deciso di restare, di esserci sempre. Per sempre proprio come un otto capovolto.

Nove ad un bomber da taschino, che si è messo in testa una pazza idea. L’ha coltivata, innaffiata, custodita come fosse la cosa più preziosa della sua vita. L’ha lasciata crescere dentro come fosse quell’ossessione che ti incatena prima di andare a dormire. Diventare l’attaccante più devastante del campionato era follia, pensiero utopistico che sembrava destinato al misero fallimento. Nessuno aveva fatto i conti con il talento di Dries, abbattutosi come uragano caldo su un campionato primo di calore e colore. Sorriso, abbracci, giocate a ritmo di un inno che ammalia come il canto di una sirena. Il teorema delle apparenze che ingannano smontato a pezzi, rottamato da un belga che ha deciso di cambiare vita alla soglia e poi oltre trent’anni. Nelle sue giocate tutta la meraviglia dello sport: un Carl Lewis accarezzato dal vento, un Alberto Tomba che sterza tra i paletti, un Michael Jordan che sa sempre cosa fare con il pallone decisivo. La fusione di metalli preziosi concentrata in 169 centimetri di pura magia. 

Dieci alla cura contro gli stupidi. Alla bellezza che si impone contro la stupidità, al flusso di meraviglia che dipinge nell’aria una sciabola colorata di azzurro che finisce dritta al cuore di chi invocava al Vesuvio. Lorenzo si fa Giustiziere in pieno giorno, elegante assassino dai guanti bianchi e dal piede ispirato da muse che albergano sui monti del Parnaso e sulle sacre sponde dell’Ippocrene. La poesia è cura per i rabbiosi, è l’eterna magnificenza del divino. Versi ispirati quelli di Insigne, cacciatore di aquiloni soffiati verso il Paradiso da un vento caldo che arriva dalle nostre terre. Vola in alto il suo vessillo, accompagnato da quell’arco perfetto che parte dal suo piede incantato e termina dall’altra parte delle stelle. Più che un gol è una scoperta scientifica, un’esplorazione di un pianeta che mostra gara dopo gara le sue inestimabili bellezze. 

Dieci più. Eccezione alle regole della rubrica per lui, la più incredibile eccezione di un calcio sempre più imbarbarito. Maurizio Sarri è genio puro, applicazione futuribile ad un pallone di pachidermi. Visionario che anticipa di vent’anni l’evoluzione del gioco, pioniere in tuta che non ha bisogno di atteggiarsi a guru da quattro soldi per diffondere una verità che si impone. Per lui parlano i fatti, le emozioni, le geometrie che disegnano il terreno di gioco come fossero pennellate di un pittore dell’avanguardia. Il Napoli del futuro parte da quest’uomo venuto dal futuro, fabbricante di idee rivoluzionarie quando tutti invece erano occupati solo a copiare l’uno dall’altro. Diffidate dalle imitazioni, il calcio più bello del mondo quest’anno si è giocato a CASA NOSTRA. Grazie Maurizio, per sempre grazie.