Da Zero a Dieci: le parole nascoste di Higuain, le scelte spietate del senza cuore, il fatturato da Leicester e la notizia da “Ah, ma non è Lercio?!”

03.05.2016 10:58 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: le parole nascoste di Higuain, le scelte spietate del senza cuore, il fatturato da Leicester e la notizia da “Ah, ma non è Lercio?!”

(di Arturo Minervini) - Zero alla sensibilità nei cambi di Sarri. Maurizio, celebrato da noi come merita, ha questo piccolo difettuccio: non ha un cuore. Ci sono momenti in cui ci si potrebbe anche abbandonare alla poesia, mentre si guarda il mare e se ne ascolta il rumore delle onde. Anche in una situazione simile, il mister penserebbe alla gestione delle risorse. Riuscirebbe a sostituire anche Julian Ross in una partita di sensibilizzazione sui problemi cardiaci. I cambi di Gabbiadini al 68 ed al 73 contro Verona e Bologna, la sostituzione di Higuain in corsa per la storia sono solo le ultime dimostrazioni.  

Uno il titolo del Leicester. Cosa c’entra? Innanzitutto è una di quelle storie che c’entrano sempre. Da mettere in ogni racconto sportivo, una spolverata di romantico contro l’arido del calcio degli sceicchi. L’impresa della squadra di Ranieri è la dimostrazione che si può fare, che i limiti sono convenzioni che attendono di essere superate. Basta crederci, lavorare, essere uniti verso lo stesso traguardo. Oltre all’aspetto romanzesco, c’è una curiosa assonanza con il Napoli: il fatturato  da 140 milioni degli inglesi, cifra praticamente identica a quella degli azzurri. Cuore e portafoglio. Grinta e scelte azzeccate. Volontà ed un campionato scevro da condizionamenti. L’ultimo punto spiega perchè, in Italia, una storia come quella del Leicester nelle condizioni attuali non potrà mai prendere vita.

Due reti segnate per fare cifra tonda. “Cento, cento, cento”, proprio come gridavano gli spettatori del programma “Ok, il prezzo è giusto”. Il Napoli senza Iva e senza rilasciare fattura, rifila due reti all’Atalanta ed è il primo club italiano a tagliare lo striscione a due zeri in stagione alla voce gol segnati. Più prolifico di Sofia Loren in “Ieri, oggi e domani…” questo Napoli è una goduria sempre pronta ad accadere: ha il sapore buono del pane caldo che si sforna la mattina. E’ un piacere primordiale, un distacco da tutti gli affanni che ti fa urlare "Gol" a squarciagola. Cento di queste urla.

Tre pareggi. Solo tre pareggi in diciotto gare al San Paolo. Quelle che restano sono tutte vittorie. Schiaccianti, spesso imbarazzanti per la supremazia espressa. Qualche numero vi aiuterà a capire: 48 punti (uno in più della Juve) 45 gol fatti (32 per la Juve) 0 sconfitte (unico club di tutta la serie A). Ogni dato è una nota che si fissa sul pentagramma, la marcia trionfale che accompagna una squadra che al San Paolo è come un fiume che scorre, senza soluzione di continuità. Una massa d’acqua che è eterna, come le idee del suo tecnico. Lasciatevi trascinare dalla corrente. Lasciatevi bagnare dall’acqua gelida di un calcio che ammalia.  

Quattro anni opzionabili. Con il Napoli in silenzio stampa, qualcuno doveva trovare qualcosa da scrivere. Troppo facile fare l’addizione: Napoli in difficoltà ed allora parliamo di Sarri e del suo contratto. Qualcuno ha davvero mai creduto che De Laurentiis, che è più furbo di una faina, potesse lasciarsi sfuggire uno come Maurizio? Che gli è costato cinque volte meno di Benitez ed ha ottenuto risultati e rivalutato calciatori devastati dalla gestione iberica? Per Aurelio abbinare la Pecunia, che per lui “mai olet”, e risultati è priorità assoluta. Quindi, di che parliamo? Sulla posizione del Napoli nessun dubbio. Su quella di Sarri, giusto pensare ad un tecnico che chieda garanzie tecniche ed un riconoscimento economico per il lavoro svolto. L’opzione verrà esercitata. Con buona pace di chi doveva riempire qualche riga su un giornale.

Cinque reti segnate da Totti in campionato, quattro nelle ultime gare con l’assist nella sfida al Bologna da aggiungere. Se esiste ancora una lotta al secondo posto è solo grazie al capitano della Roma, che ha trascinato la squadra proprio quando era stato accartocciato e gettato in un angolo come fosse carta straccia di un libro che avesse esaurito le sue pagine. La meraviglia di questo gioco è anche questa. L’inevitabilità di un campione che si compie, puntualmente. Francè siamo tutti commossi, estasiati, partecipi di questa fantastica riscossa. Ora, però, torna a casa. Stai un pò con la famiglia. Pensa ai figli. Ad Ilary, soprattuto ad Ilary, e riposati un pochino. Chi ti ha trattato in quel modo non ti merita. Boicottali! 

Sei cartellini gialli in una gara. Giuro, non è Lercio! E’ accaduto davvero, in una gara della Juventus. Immaginate la paradossalità della scena. Irrati, quello che era sulla linea sul mancato secondo giallo ad Alex Sandro nel derby di Torino ed del testa a testa Bonucci-Rizzoli. Lui, che a Bologna non ammoniva lo stesso Bonucci per intervento killer su Destro, che sventola per sei volte una targhetta di colore giallo sul volto dei calciatori della Juve. Una sceneggiatura fantastica, che meriterebbe quasi di diventare pellicola cinematografica. Si cercano consigli per il titolo. “I fantastici gialli” (che sembra un film vietato ai minori girato in Cina). “Quella sporca mezza dozzina”. Il più adatto? “La solita commedia all’italiana”.

Sette occasioni nitide sprecate davanti all’ottimo Sportiello (vogliamo davvero farcelo scappare dopo aver strappato un’opzione morale?!). Vi è mai capitato di non avere la forza di fare un passo che vi avrebbe portato su una strada senza ritorno? Di salpare dal porto e trovarsi dinanzi al mare aperto ed alle sue infinite possibilità? Il Napoli paga questa sindrome, questa paura. E’ un marinaio che in mezzo al mare, mentre cavalca un’onda, si lascia vincere dal pensiero negativo del “cosa accade se sbaglio”. E’ chiaro, evidente, negli occhi di Mertens che dopo aver spazzato via la difesa manda fuori a due passi dalla porta. Lo stesso accade ad Allan ed El Kaddouri. “Il mare insegna ai marinai dei sogni che i porti assassinano”. Ragazzi, non pensate al porto. Pensate all’oceano.

Otto a Marek Hamsik seduto su una panchina. Con le mani appoggiate sulle gambe, prende la sua scatola dei cioccolatini e ne consegna uno a Gonzalo Higuain. Eh già, proprio come i dolcetti preferiti da Forrest, con il capitano non sai mai cosa può capitare. Spesso, però, capitano cose eccezionali, più di quanto venga riconosciuto a chi ha la grande colpa di amarti. Accade sempre cosi, nelle grandi storie d’amore lunghe e durature. Marek è uno di casa e con lui bisogna essere sempre più severi, non gli si perdona niente. Anzi, è sempre il primo capro espiatorio nelle sconfitte. Quando si vince, il merito è sempre degli altri. Nel frattempo sono 9 gli assist, con 7 reti in stagione. Metteteci tutto il lavoro sporco. E scoprirete un meccanico, con le mani sporche di grasso, ed il camice da chirurgo. Alla fine le anime gemelle si incontrano poiché hanno lo stesso nascondiglio. Marek ha scelto Partenope a cui affidare i suoi affanni. Partenope scelga Marek.

Higuain. E’ accaduto di nuovo. Mi ha fregato il Nove dalla rubrica. L’ha preso, lo ha portato a casa ed ancora una volta ha confermato la sua onnipotenza. Ladro di attimi eterni, fabbricante di sogni forgiati sul ferro rovente della passione. Una cascata di istinto si abbatte sull’Atalanta e prende forma nella sua doppietta. E’ la miccia che infiamma il San Paolo con il destro al volo che sembra un’istantanea da regalare allo scalpello di un Michelangelo nell’allungo con il destro. E’ geometria che diventa arte, nel triangolo chiuso con l’amico Josè nella zuccata che scaccia via i cattivi pensieri. Hanno dovuto fermarlo, ingabbiarlo perché positivo ai controlli anti-talento. Avesse giocato contro Verona, Inter e Bologna Nordahl sarebbe già un nome ricoperto dalla polvere. Gonzalo è Tom Cruise che arriva a casa dalla moglie in crisi in Jerry Maguire e che le confessa “Tu mi completi”. Tu ci completi Pipita. E ci avevi già convinti al “Ciao”.

Dieci gli assist in campionato per Callejon, tredici complessivi. Il minatore della fascia, lo stacanovista da trentasei presenze da titolare in trentasei gare. Sempre a sudare, lì sull’esterno, nato con i piedi e con polmoni più capienti della borsa di Mary Poppins. Lo spagnolo è l’ingrediente fondamentale, quello che nelle ricette da cucine trascuri, ma che rende unico il tuo piatto. Sarri lo ha capito subito, al primo assaggio. Proust racconta al meglio l’incontro tra Callejon ed il palato del tecnico azzurro: “Portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di madeleine. Ma nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario”. Un morso ancora Josè, che “Tengo fame!” come un troppo poco compianto Enzo Cannavale in “Amore a prima vista”