Da Zero a Dieci: Sarri distrugge Vialli, il cazziatone di Diawara ad Insigne, la festa dopo il Ko ed un consiglio al figlio di Marek

(di Arturo Minervini) - Zero alla richiesta del figlio di Marek Hamsik. “Mi ha chiesto la maglia di Higuain” ha confessato il capitano prima della gara. Consigliamo al capitano azzurro di sottoporre il piccolo ad un trattamento severo, costante e metodico come quello del Professore di “Incantesimo Napoletano” che vuole insegnar il dialetto napoletano ad una bambina napoletana che sogna di aprire una “fabbrichetta” e preferisce il panettone agli struffoli. Ripeti piccolo, ripeti: Friarielli. Capitone. Tricchetracch.
Uno come l’ora in più di sonno in una notte già infinita. Cattiveria pura, cinismo di lancette che si divertono a scandire con l’annuncio di ogni secondo il ricordo di un’altra notte maledetta allo Stadium. La soggettività del tempo si riafferma sempre, come quando cerchi un bagno e trovi puntualmente la scritta “Guasto” quando pensi di averlo trovato in un bar. Un’ora in più di riflessione, procacciando motivi di una sconfitta che sta diventando sensazione troppo frequente in queste settimane. Un sentimento che vogliamo dimenticare, allontanare, così come quella paura che è venuta a bussare alle porte di tutti noi in mattinata. Vogliamo smettere di tremare e non solo su un campo da gioco.
Due gialli in 1 minuto. Praticamente come assistere al passaggio di una Cometa rara, che accarezza la terra per poi sparire per sempre. Questa la sensazione nel vedere Rocchi sventolare due cartellini sul naso di Chiellini prima ed Alex Sandro poi. I calciatori del Napoli si sono guardati attoniti, increduli per l'evento, come accade a chi arriva all’Ufficio postale e deve attendere meno di dodici ore per compiere un’operazione. Trauma esistenziale dal quale si fa fatica a riprendersi. Avvisateci la prossima volta!
Tre a Vialli, che scopre solo nel dopo gara che la Juve aveva più fisicità del Napoli. Ma dai Gianluca, hai fatto un master da un altro Gianluca, Vacchi, per scoprirlo o ci sei arrivato da solo? Meravigliosa la replica di Sarri che trova subito una soluzione: “Ci sono delle pasticche ma credo che non siano legali”. Una breve ricerca in rete con le parole chiavi “Vialli” e “Doping” vi illustreranno tutta la magnificenza della risposta del tecnico azzurro. Ricordate cosa disse Zeman: “Sono fin troppo misteriosi i muscoli di Vialli e Del Piero. Le esplosioni muscolari di alcuni giocatori? E’ uno sbalordimento che comincia con Vialli e arriva fino a Del Piero. Io che ho praticato diversi sport, pensavo che certi risultati si potessero ottenere solo con il culturismo, dopo anni e anni di lavoro specifico”.
Quattro sconfitte nelle ultime sei gare, con le parentesi vittoriose contro Crotone ed Empoli. Questo dato non può essere ignorato, non fa parte solo della casistica individuale o del singolo episodio. Ha raggio più ampio di discussione ed andrebbe analizzato in maniera più approfondita, senza questa superficialità che sta rovinando la stagione azzurra. Che non sia il Napoli dello scorso anno lo sappiamo. Che non possa essere bello e vincente in modo diverso è ancora in discussione. La base è solida, bisogna solo lavorare su tanti piccoli dettagli. Non l’ultimo degli idioti, tale Albert Einstein disse: “La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto”. Probabilmente è quello che sta mancando.
Cinque gli assist in campionato di Insigne. Per assurdo, proprio nel momento più brillante della sua stagione, con Lorenzo che stava spaccando in due la difesa della Juve con il suo piede ispirato, Sarri lo richiama in panchina. Un coito interrotto con troppo anticipo, al punto da generare frustrazione nel numero 24. Comprensibile la rabbia, meno la capacità di contenerla che dovrebbe appartenere a chi deve mettere sempre al primo posto il collettivo. Lorenzo è così, uno destinato a fare discutere, come si fa del sesso degli angeli. Nessuno ha la risposta definitiva, ma tutti vogliono dire la loro sull’argomento. Voi che ne pensate?
Sei a Chiriches per prestazione e professionalità. Più snobbato di Christian De Sica in versione Barabba in film con Renato Pozzetto, il rumeno conferma invece di essere affidabile come un vecchietto che ti da informazioni su un cantiere in allestimento. Parla poco, si muove quando serve e tiene le mani dietro la schiena per osservare la situazione con attenzione.
Sette reti di Callejon in campionato. Sembra passare sempre in secondo piano, perché ormai lo si da per scontato come un matrimonio giunto ai titoli di coda. Invece no. La forza di Josè va ribadita ogni volta ve ne è la possibilità. La sagacia dei suoi movimenti, il moto perpetuo alla ricerca del suo scopo. Vagante in una terra di Mezzo che lo porta sempre a scoprire posti incantanti, coltivatore di sogni che diventano sempre sostanza. Non ha diamanti che luccicano a fargli luce, ma il suo è un terreno che fa nascere fiori anche dal letame. Cantautore di fatti.
Otto alla forma da Cubo di Rubik degli attributi di Diawara. Anni diciannove, poco calcio masticato, azzanna ogni secondo allo Stadium come fosse una mozzarella di Bufala ancora calda. Miscela razionalità ed incoscienza scegliendo bene le dosi, si permette di fare un “cazziatone” Insigne per un cross sbagliato e sbraita in continuazione invocando il pallone che nemmeno degli assistenti aeroportuali per un atterraggio. Mentre spadroneggia sull’erba dello Juventus Stadium ricorda Atreyu che galoppa su Falkor nella Storia infinita. Una grande storia che sta scrivendo i suoi primi capitoli. Non è nata una stella. Ci siamo solo accorti di una stella nata ben prima di noi.
Nove all’assist di Ghoulam. Pallone servito a Bonucci con i giri giusti, tappeto rosso spiegato per il vantaggio bianconero. Inutile fare processi, l’errore è più pacchiano di un vestito della Santanchè che non vale la pena nemmeno infierire. Quel che serve sottolineare, e lo facciamo sempre, è che la differenza con la Juve nasce prima di tutto dalla testa. Dalla capacità di tenere alta la tensione che in casa Juve è mantra quotidiano e che a Napoli diventa intermittente come lampadine su un albero di Natale. Colpa anche di una strategia di comunicazione sbagliata, che tende ad isolarsi e sviluppare questo clima inconcepibile da massoneria. Si tratta di calcio. Parliamo di calcio. E vorremmo che ne parlassero anche i tesserati.
Dieci ad una sconfitta che ci unisce. Come accade con frequenza, le difficoltà possono strappare le pagine di un libro o riunire gli elementi come i puntini nella settimana enigmistica. Il ko di Torino sembra appartenere alla seconda fattispecie. Lo testimoniano i 50 tifosi azzurri che hanno passato la notte al freddo per applaudire la squadra, lo certificano i commenti del popolo del web che ha apprezzato la prestazione degli azzurri. Distruggere è la soluzione più semplice, ma è una tentazione dei deboli. Capire e provare a crescere necessità di uno sforzo ulteriore, che tutti paiono disposti a fare in questo momento. Uniti si è più forti. Uniti si possono mettere alle spalle anche le grandi delusioni, come quella di un idolo che ti pugnala fuori dal campo. In campo ha fatto solo il suo dovere. In campo è uno dei tanti. Nei ricordi e dell’abbraccio di Sarri non lo sarà mai.
Editore: TC&C SRL - Testata giornalistica
aut. Tribunale Napoli n. 4 del 12/02/2020
Iscritto al Registro Operatori
di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale: Antonio Gaito
Direttore responsabile: Francesco Molaro
