Milan-Napoli, il giorno dopo: una città un po’ più triste tinta ancora d’azzurro

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Il cielo è nuvoloso sopra Milano. C’è poco sole, ma anche quei pochi raggi che attraversano le vie della città non illuminano abbastanza. La luce si è spenta ieri sera, molto prima delle 22.30. Milano ha ancora negli occhi le prodezze di Insigne. Le ha stampate in mente e non le dimentica: un po’ per scelta, un po’ per necessità. Insigne è il termine di paragone che balza all’occhio. Un prodotto del vivaio che sta facendo grande il Napoli, esattamente l’opposto di ciò è accaduto quest’estate al Milan. “Cento milioni” è il coro che la Curva Sud ha intonato a metà ripresa, la sigla perfetta per sbeffeggiare l’operato della società, le scelte di Galliani, gli oltre 50 milioni spesi per due giocatori - Romagnoli e Bertolacci - che hanno fatto rumore in estate, ma non ancora in campo. E poi c’è il Napoli, più bello che mai. Applaudito ieri, già prima dello show, e poi durante, e infine dopo.

Elogi convinti, mai forzati, fatti con rabbia ed estrema sportività. Napoli ha espugnato Milano rubando la scena, calamitando a sé ogni faro, catturando l’attenzione di tutti. La partita è durata molto più di novanta minuti. Anche questa mattina, per le vie del centro, non si è parlato d’altro. Non solo, certo, ma soprattutto di questo, sì. Negli uffici, nei bar, alla fermata di qualsiasi semaforo pronto a tingersi di verde. Si discute della scelta di Montolivo, delle colpe di Galliani, della solitudine di Mihajlovic e del rimpianto Sarri, sedotto e abbandonato dal Milan prima del sì al Napoli. E in lontananza, più fiero che mai, il colore azzurro è ancora lì, al collo di qualche tifoso, quasi ad addobbare una città improvvisamente più bella, vista con occhi diversi. Il Meazza, San Siro, Milano. Una volta teatro di sconfitte ed irrimediabili dispiaceri, oggi palcoscenico della rinascita, fotografia di una nuova era: il Napoli non è più solo una comparsa.