Rafael perennemente sotto accusa: basta paragoni e critiche preventive. Poca obiettività: risalto agli errori e non ai miracoli su Farias e Lafata

Situazione particolare quella che sta vivendo Rafael. Ad ogni partita degli azzurri il portiere brasiliano sembra giocare sotto una lente d'ingrandimento che non ha nessun altro elemento della rosa, neanche chi ormai da anni rappresenta una delusione o un investimento chiaramente errato e nonostante una fase difensiva che spesso è imbarazzante. In realtà il malumore è nato già prima dell'inizio della stagione, sin dall'estate dopo il mancato ritorno di Pepe Reina, approdato al Bayern con un contratto triennale di poco inferiore ai 4mln di euro (la stagione prima il Napoli si divise poco più della metà dell'ingaggio col Liverpool) all'ombra di Neuer, seppur senza chance di giocare neanche in Coppa di Germania.
Sia nei mugugni del San Paolo e di tanti addetti ai lavori, il brasiliano sembra chiaramente sotto esame ad ogni intervento, quasi ad ogni tocco di palla. Nell'ultimo periodo non si può nascondere un certo timore nelle uscite, quasi come a non voler rischiare di sbagliare sentendosi messo in discussione, ma la critica nei suoi confronti in questo momento sembra assolutamente eccessiva. Ad ogni gol - compreso quello di ieri di Eder che tira tra quattro azzurri dritto per dritto all'angolino - viene contestato. Ed anche quando effettivamente commette un errore, come ad esempio nell'uscita a vuoto col Cagliari, viene evidenziato a dismisura a differenza ad esempio del prodigio con cui salva su Farias il possibile 3-2 del Cagliari. Lo stesso è accaduto a Praga dove un'uscita non perfetta per molti ha cancellato il vero e proprio miracolo su Lafata che è valso sostanzialmente il pareggio ed il primo posto nel girone. Paradossale anche il desiderio di alcuni di vedere Andujar, riserva di Romero e disastroso a Catania, scalzato dopo svarioni a ripetizione persino da Friso nel finale di stagione.
Sia in campo che nelle dichiarazioni, Rafael sta dando dimostrazione di grande maturità e mentalità nonostante la situazione chiaramente negativa che percepisce intorno a lui. Eppure già l'anno scorso aveva dimostrato ampiamente le sue qualità, considerando che aveva avuto uno spazio importante con Reina che aveva già evidenziato frequenti problemi muscolari (che quest'anno lo tengono fuori dall'inizio della stagione) pur non avendo la sicurezza dello spagnolo nel guidare la difesa o la qualità nel rimettere in gioco il pallone. Le responsabilità di certo non possono spaventare chi ha difeso la porta del Santos a Vila Belmiro, vincendo tre campioni di fila e la Copa Libertadores da protagonista, conquistandosi con merito un futuro nella nazionale brasiliana. A livello caratteriale la grave perdita familiare a 12 anni - come lui stesso raccontò - sembra averlo forgiato e può superare le difficoltà di giocare spesso anche contro i suoi stessi tifosi. E' evidente, però, che bisognerebbe chiudere il capitolo Reina e dargli maggiore fiducia.
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