VIDEO - Sarri: "A Napoli grande pressione mediatica. Scetticismo? Mi accompagna da sempre. Presi tempo con la Samp per un altro club e poi è arrivato il Napoli. ADL? Fu una settimana snervante..."

Ospite al Perlamora Festival, il nuovo tecnico del Napoli Maurizio Sarri ha parlato dei suoi inizi nel mondo del calcio ma anche dell'approdo sulla panchina dei partenopei
30.06.2015 16:15 di  Antonio Gaito  Twitter:    vedi letture
Fonte: video tratti da Valdarnopost.it
VIDEO - Sarri: "A Napoli grande pressione mediatica. Scetticismo? Mi accompagna da sempre. Presi tempo con la Samp per un altro club e poi è arrivato il Napoli. ADL? Fu una settimana snervante..."

Ospite al Perlamora Festival, il nuovo tecnico del Napoli Maurizio Sarri ha parlato dei suoi inizi nel mondo del calcio ma anche dell'approdo sulla panchina dei partenopei. Vi riportiamo alcuni passaggi dei suoi interventi tratti da valdarnopost.it: "Emozione? Lo stato d'animo è lo stesso di quando sono approdato in altre piazze. Non si misura in base all'importanza o al bacino d'utenza, ma in base a quello che provo in quel momento. Come quando mi chiedono che effetto mi ha fatto entrare nei grandi stadi della Serie A, ma è lo stesso di quando entravo negli stadi di C perchè in quel momento c'era un'altra storia. Hai visto 60 partite in vacanza? Non esageriamo, ne ho viste 25, ma l'ho fatto tutti gli anni quando ho cambiato squadra.

Ho anche rischiato di star fermo, durante una trattativa con la Sampdoria mi arrivarono dei messaggi da una delle squadre più importanti per non farmi firmare, ho tirato lungo fino a quando la Sampdoria non ha preso un altro allenatore e poi il giorno dopo questo grande club ha preso un altro. Mi sono sentito in dovere di dare le dimissioni ad Empoli, nonostante due anni di contratto, perchè il rischio era mio, non potevo poi alla fine tornare lì per non restare fermo.

Poi il giorno dopo è arrivata la telefonata di De Laurentiis, una trattativa lunga ed anche difficile e problematica con il presidente, durata 7-8 giorni ma che è finita bene. Lui è un uomo molto intelligente, ma particolare, è stata una settimana snervante. Sono nato a Napoli ma i miei genitori sono di Figline, nonostante questo da bambino tifavo Napoli e ritrovarsi ad allenare la squadra per cui tifavo da bambino è una esperienza che ti tocca.

Ho fatto di tutto per trasformare la mia passione in lavoro, ci sono riuscito da tanto, poi di andare in determinate squadre mi interessava poco. L'importante è fare ciò che mi piace, avevo già vinto prima, poi è chiaro che l'ambizione è importante, devo avere motivazioni talmente importanti che devo trasferirle alla squadra. Non ho mai sentito il peso di dover fare carriera a tutti i costi, ma solo di farlo come lavoro. Andare a Napoli so che è una esperienza bellissima ma difficilissima, le tensioni dei media sono pesanti, ma ce la metterò tutta, ma senza prendere l'esaurimento nervoso. Anche perchè se mi diverto io si diverte anche la squadra ed alla lunga arriveranno i risultati.

Scetticismo per l'accostamento al Napoli, che effetto ti ha fatto? Con lo scetticismo combatto da sempre, dalla prima categoria perchè venivo dalla seconda, poi in eccellenza venivo dalla promozione, in C venivo dalla D, in B venivo dalla C, in A vengo dalla B e quindi ho sempre combattuto con questo. Napoli è una piazza importante, abituata a nomi internazionali, ma ci ho fatto l'abitudine. E' chiaro che Napoli non è Empoli, dove uno può fare l'allenatore con una cultura dei giovani e del settore giovanile, mentre lì non sarà così e sarà tutto più difficile, anche farsi seguire dai giocatori che vengono da altre metodologie con stipendi diversie carriere diverse. Vedremo se il mio modo di allenare sarà idoneo a questa squadra".

Sul rapporto con i giocatori del Napoli che sono campioni mentre lui da calciatore non ha fatto strada: "Non è che per fare il fantino devi prima aver fatto il cavallo (ride, ndr). E' un mestiere diverso, so che la gestione è più difficile, ma so anche che non c'è tecnico che può gestire una squadra senza laiuto della società. In Italia c'è la concezione poi che chi guadagna di più deve correre di meno, ma credo sia il contrario".