Vincere non è l’unica cosa che conta: ve lo spiega Maurizio Sarri

29.03.2017 18:00 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Vincere non è l’unica cosa che conta: ve lo spiega Maurizio Sarri
TuttoNapoli.net

Il rumore dei nemici. Quelli che si nascondono nella tua stessa casa, quelli che probabilmente fingono di stare dalla tua stessa parte. Sono passate diverse ore dalla consegna a Maurizio Sarri della Panchina d’Oro, riconoscimento inevitabile per l’eccezionale lavoro svolto dal tecnico al suo primo anno in azzurro. Eppure, la nomina quasi scontata, è riuscita a trovare qualche dissidente che ha voluto ironizzare sulla vittoria del tecnico, facendo riferimento al fatto che quello sarà l’unico riconoscimento vinto in stagione da Maurizio.

Vincere non è l’unica cosa che conta. La cultura sportiva, quella di cui si sente parlare come fosse una meteora che attraversa le nostre menti ogni mille anni per poi sparire dinanzi all’attualità del risultato, dovrebbe indurre a ritenere l’assioma quasi scontato. Eppure, come spesso accade nel nostro paese, spesso si parla di cose che sono però destinate a rimanere pure astrazioni, demagogia da spacciare alla prima occasione utile. A confermare quanto scritto, la considerazione che in molti avrebbero voluto che il premio venisse assegnato a Massimiliano Allegri quasi come conseguenza della vittoria del tricolore (dimenticando che lo stesso Max aveva vinto il premio quando era al Cagliari, che non ci pare aver vinto scudetti negli ultimi quarant’anni).

Come non riconoscere l’innovazione assoluta riportata da Sarri nel nostro calcio? Come non prendere in considerazione le parole di stima di Arrigo Sacchi, vero rivoluzionario del nostro calcio nell’ultimo trentennio? Come non arrendersi all’evidenza di una critica che in senso quasi univoco ha celebrato e riconosciuto nel gioco del Napoli la vera speranza per l’intero panorama nazionale? Interrogativi con risposta abbastanza scontata: perché Maurizio a molti non piace. Perché gira in tuta in panchina, perché fuma troppo, perché alla sterile diplomazia spesso preferisce parole che fanno parte più del linguaggio comune che di una banale e preconfezionata conferenza stampa. Antipatie che portano alla perdita della lucidità. Quella lucidità follia che ha invece portato Sarri a compiere un piccolo miracolo ed a vincere un premio che vale davvero tanto.