Zeman al veleno su Benitez: Insigne è il pomo della discordia. La strada tracciata da Rafa per Lorenzo è quella del top-player

07.10.2014 18:20 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Zeman al veleno su Benitez: Insigne è il pomo della discordia. La strada tracciata da Rafa per Lorenzo è quella del top-player
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il potere di far discutere, di dividere, è da sempre prerogativa dei grandi. Già questo dovrebbe in qualche modo essere da stimolo per Lorenzo Insigne, da sempre capace di creare sul suo operato in azzurro e sulle sue potenzialità schieramenti diversi. Pro e contro, nella più classica delle divisioni. Quando, invece, sarebbe più intelligente analizzare le diverse sfaccettature di un ragazzo ancora in piena fase evolutiva. Discutere si diceva. A farlo, sull’utilizzo ottimale del talento di Frattamaggiore, due personaggi tanto silenziosi – apparentemente - quanto carismatici. Da un lato Zdnek Zeman, dall’altra Rafa Benitez. A lanciare il sassolino, senza nascondere nemmeno la mano, era stato il boemo: “Insigne per me è un attaccante, se poi deve andare a correre dietro i terzini avversari si stanca inutilmente. Con me rincorreva l’ombra degli avversari”. A raccogliere il sassolino, e rilanciarlo al mittente con la consueta pacatezza è Benitez: “Qualcuno non ha capito che la Serie B è diversa dalla A”.

Chi ha ragione? Bella domanda. Dove si nasconde la verità? Quesito altrettanto interessante. E spesso irrisolvibile.  I numeri, freddi ed aridi, raccontano di Insigne capace di segnare 37 reti sotto la guida del boemo al Foggia ( 19 gol in Lega Pro) ed al Pescara ( 18 marcature in serie B).  Sotto la guida di Benitez, invece, Lorenzo è andato a segno appena in 3 occasioni nello scorso campionato, risultando però decisivo con una doppietta nella finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Ma i numeri spesso raccontano, senza dire a pieno la verità che necessità di un ulteriore sforzo interpretativo.

Senza dubbio, ma questa è una scoperta simile a quella dell’acqua calda, Lorenzo è un calciatore che può dare il meglio negli ultimi trenta metri. Senza dubbio nel calcio moderno avere una visione così limitata delle cose può essere riduttivo. Credere di scindere le due fasi del gioco è come pensare di separare Ringo Star dalla batteria. Aspirare a diventare un giocatore completo passa dal sacrificio anche dalla fase di non possesso.  Dal suo avvento a Napoli Benitez sta facendo un lavoro straordinario sul ragazzo classe ’91 (qualcuno tende ad omettere il dettaglio), come dimostra la crescita costante del minutaggio in questa stagione rispetto a quella precedente. Ci hanno sempre insegnato che la cosa importante per una punta è avere delle occasioni, quello è il vero indice del lavoro ben svolto. Più che una questione di lucidità, quindi, il vero problema di Lorenzo sembra essere di emotività. Le lacrime liberatorie dopo la rete al Torino lo dimostrano. Lacrime che raccontano molto delle fragilità di un ragazzo trovatosi a fare il profeta in patria in un’età dove basta un soffio di vento per far crollare tutte le tue certezze. Benitez lo ha capito e lo ha protetto come un fiore sotto una campana di vetro. I frutti non tarderanno ad arrivare. Zeman, da provocatore seriale qual è, avrebbe potuto in questo caso dare maggiore spazio all’ipotesi del silenzio. Ma, d’altronde, “Non c’è più pazzo al mondo di chi crede di avere ragione”.