Gonalons, basta! I soldi ci sono, è il momento di accelerare. Si parla di curve a caso, il ritratto che viene fuori non corrisponde alla realtà

Massimo Sparnelli, giornalista e ideatore del premio "Elsa Morante". E' stato membro dell'ufficio stampa del calcio Napoli. E' consigliere dell'Ussi Campania
01.07.2014 20:50 di Massimo Sparnelli   vedi letture
Gonalons, basta! I soldi ci sono, è il momento di accelerare. Si parla di curve a caso, il ritratto che viene fuori non corrisponde alla realtà

Maxime Gonalons? Grazie, non interessa. Non più. Perché la telenovela sull'arrivo del centrocampista francese a Napoli, prima scelta assoluta di Rafa Benitez per rinforzare la mediana azzurra, ha onestamente stancato. Al netto di quanto sia venuto fuori sui giornali e dei rumors ufficiosi sull'andamento della trattativa. La sensazione: il Napoli ha da tempo l'ok del calciatore ma vuole spendere meno di quanto messo sul piatto lo scorso inverno. Ma il presidente del Lione Aulas pare abbia ancora voglia di procedere con un tiramolla che non fa bene a nessuno. Anche perché il ritiro si avvicina, i colpi promessi da Aurelio De Laurentiis, che hanno trattenuto a Napoli Benitez, ancora non si vedono. Ma restiamo in attesa, fiduciosi dopo il grande mercato condotto nella passata estate.

Le possibilità sono tante, i soldi nelle casse azzurre pure, parola di presidente. Ma ora è il momento di accelerare, soprattutto se la società azzurra ha intenzione di acquistare calciatori che non stanno disputando i Mondiali, che alza il prezzo dei cartellini. Sandro del Tottenham (buono davvero), M'Vila, il vice Gonzalo Higuain. Dando per scontato – oppure sperando – che il caso sulla partenza del Pipita, in direzione Barcellona, appartenga al passato. Piuttosto, sarebbe il caso di silenziare un attimo le voci che arrivano da più parti sul caso Ciro Esposito, il povero tifoso del Napoli morto dopo due mesi di sofferenze, dopo la brutale aggressione subita prima della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Troppe considerazioni a caso sul mondo del tifo organizzato, che ai funerali del ragazzo a Scampia ha dato grande prova di se stesso: il ritratto che ne viene fuori non corrisponde alla realtà. E anziché identificare il mondo ultras come il male assoluto del pallone, chi davvero vuole riformare il calcio italiano, perdente nel mondo dentro e fuori dal campo, dovrebbe tener conto anche del parere di chi vive lo stadio in prima persona, tirando fuori ogni settimana una bella cifra per sostenere la squadra del cuore.