Il costo carissimo dell'approssimazione: il Napoli eroso tra misfatti, silenzi e nuovi propositi. Higuain, così ricordava Cavani...

28.08.2014 18:30 di Silver Mele Twitter:    vedi letture
Il costo carissimo dell'approssimazione: il Napoli eroso tra misfatti, silenzi e nuovi propositi. Higuain, così ricordava Cavani...

Non ce la fa il Napoli a superare se stesso. Solo così avrebbe potuto riemergere da quei limiti nei quali affoga ogni qualvolta in palio c'è un traguardo importante. La gestione superficiale e sparagnina del club fa coppia con il dato del campo: sconfortante perchè la qualificazione ai gironi di Champions avrebbe meritato altro impegno, altra dedizione. I limiti sono quelli noti da tempo, quasi a tutti. Il Napoli sprofondato a Bilbao è la brutta copia di quello che, nelle dichiarazioni presidenziali di qualche mese fa, si sarebbe potuto e dovuto completare con tre innesti mirati. La squadra sprofondata nelle sue stesse paure al San Mames è fragile, intimorita, per nulla convinta di ciò che fa. Così si spiegano gli amorevoli abbracci in area tra Maggio e Britos, il passo claudicante e impacciato di Albiol, l'anonimato complessivo delle prestazioni azzurre, ad incominciare da quelle più attese. Un flop partito da lontano e trasformatosi in un incredibile autogol: possibile che tali e tanti siano stati i gradi di miopia da impedire a De Laurentiis e ai dirigenti che lo circondano di non cogliere il processo di indebolimento, progressivo, del Napoli che invece avrebbe dovuto consolidare le proprie certezze in vista del play off? E che effetto questo immobilismo avrà sortito sulle professionali ambizioni di Benitez o sugli stati d'animo molto più umorali di quei calciatori, i più titolati, che ora la Champions la guarderanno in tv? Si è consumata un'erosione delle certezze in casa Napoli e la pretesa del patron che debbano essere proprio i giocatori a rinunciare ai privilegi pur di indossare l'azzurro ha finito per svuotare il gruppo, ad incominciare da chi è rimasto: che Reina tifi da lontano con i suoi tweet non è certo la stessa cosa che vederlo a difesa della porta. Accettare tutto, in silenzio, acconsentendo anche alla diffusione di slogan per lo scudetto e per le coppe, con tali presupposti, è stato l'altro errore: per nulla digerito dal tifoso che vorrebbe soltanto capire su quale strada si intende procedere. Britos e Gargano, ossia due che erano stati tagliati dal progetto molto tempo fa, divengono così parafulmini. La doppia esclusione di Inler, le gambe ancora molli di Henrique e Michu, il mistero doloroso e assai costoso di Zuniga, l'addio frettoloso a Behrami e le chiacchiere dei tanti viaggi infruttuosi, oltre alle esclusioni precoci di Dzemaili e Pandev e le brutte comparsate degli spagnoli: dati di fatto per i quali è giunto il momento di dare spiegazioni. Guardi intanto Higuain e ti viene in mente il Cavani di un Napoli-Catania finito con doppia rimonta ospite: il grande campione, e il Pipita lo è anche per tempra, vorrebbe giocare sempre per poter provare a vincere.

Il campione isolato diventa invece triste e non accetta l'insicurezza che respira attorno a se. Ora il Napoli il suo conto con l'approssimazione lo ha pagato e a caro prezzo: poteva starci qualche anno fa, quando in casa del Chelsea, con Aronica e Dossena in campo, la squadra fiera di Mazzarri sfiorò l'impresa. Ritrovarsi allo stesso punto, anzi fuori dalla Champions e in questo modo, proprio non può andare. Per chi almeno intende continuare a crescere, anno dopo anno. I processi oggi non servono a nulla. Molto più saggio provare a rimediare, per dare un segnale concreto, seppur tardivo. E' il momento, per chi fa il Napoli, di guardarsi dentro e poi dire a tutti per cosa, da qui in avanti, ci si dovrà battere.