Il Napoli è questo, tra difetti ed invidiati pregi: prendere o lasciare. L'orgoglio di Marassi come mano tesa alla piazza...

Silver Mele, giornalista di Canale 8, corrispondente di Sportitalia e inviato di Radio Marte.
02.09.2014 12:40 di Silver Mele Twitter:    vedi letture
Il Napoli è questo, tra difetti ed invidiati pregi: prendere o lasciare. L'orgoglio di Marassi come mano tesa alla piazza...

Sfuma l’entusiasmo per una vittoria che vale doppio e restano le considerazioni a margine del blitz azzurro di Genova. L’appello di Benitez aveva chiamato in causa il cuore e la compattezza che dovranno essere il deterrente per la squadra che non esce rafforzata dal mercato. Li ha affrontati a muso duro i suoi ragazzi, lo spagnolo, e gli ha richiesto di non lasciare spazio ad alibi. Ognuno dia il massimo, presupposto unico per capitalizzare le qualità che comunque in organico ci sono: le stesse per le quali Benitez in primis si aspettava di più nel play off di Champions archiviato come lezione per la piazza. Marassi era già un bivio, prova assoluta per i nervi del gruppo: la depressione e le comode scappatoie da un lato, il senso di responsabilità e l’orgoglio dall’altro. Il Napoli tutto ha scelto di non darla vinta così presto al disfattismo dilagante: quello per il quale si arriva a fischiare allo stadio tra primo e secondo tempo, che induce finanche ad augurarsi il peggio per la squadra, affinchè valga da lezione al suo presidente. C’è tanto da lavorare e probabilmente resterà un’impresa colmare alcuni limiti e di questo è giusto che se ne abbia piena coscienza. Ma c’è anche una rosa che dall’isolamento di Castelvolturno sta provando a ritrovarsi, per cancellare le chiacchiere, i mugugni, i proclami affrettati e gratuiti. Non sapremo mai, se non alla fine della lunga corsa, se questo Napoli può tenere il passo della Juventus, della Roma o delle rigenerate Inter, Milan e Lazio.

L’unico obbiettivo è riconquistare le certezze smarrite per giocarsela fino in fondo, al massimo delle attuali potenzialità. Ben vengano gli abbracci e le esultanze non contenute. Gradite eccome le risposte di Rafael a chi lo aveva etichettato quale vittima del ricordo di Reina (magari col tempo il brasiliano riuscirà a non farlo rimpiangere), la rabbia di Callejon al momento della sostituzione e poi l’esplosione al gol di De Guzman che ha rimesso insieme, almeno per un lungo attimo, quanti hanno a cuore le sorti del Napoli. La compattezza vuol dire anche concentrarsi esclusivamente sul presente, dimenticando quello che è stato (o che non è stato in riferimento al mercato), per non indugiare sugli scenari futuri che dovranno farsi largo solo a stagione conclusa. Il Napoli è questo, con i suoi difetti ma anche con i suoi invidiati pregi: prendere o lasciare. Genova ha intanto detto che Benitez e i suoi ragazzi non gettano la spugna. Decida ora la piazza se indugiare nei processi snervanti o giocarsela fino in fondo, al fianco di una squadra che non rinuncia alla propria identità