Il senso di frustrazione che non è solo di Britos: la responsabilità rinnega la logica vigliacca del capro espiatorio. Ecco come può ripartire il Napoli…

25.05.2015 16:15 di  Silver Mele  Twitter:    vedi letture
Il senso di frustrazione che non è solo di Britos: la responsabilità rinnega la logica vigliacca del capro espiatorio. Ecco come può ripartire il Napoli…

Le tante facce di una sola medaglia, passata al conio nell’estate dimarese degli impossibili proclami, sfumata tra rimpianti vari e ultime spiagge mai raggiunte. Il Napoli che saluterà il San Paolo nel match con la Lazio è una creatura amorfa, senza identità né cuore: un gruppo in fuga dalle responsabilità, stressato dal peso di aspettative irraggiungibili. La lezione di Torino, in casa della Juve che oggi rappresenta il calcio dell’ardore, dei muscoli, del coraggio, è solo l’ultimo atto. L’overture di Bilbao, rischiosissima mano di poker per De Laurentiis che aveva pensato di agire in extremis sul mercato con gli introiti della Champions, la copertina di un disagio ripetutosi poi in loop. Tra poche impennate d’orgoglio e tanti sonni profondi, forieri di magre figure. Giusto che debba essere il solo Benitez, prossimo al Real, a ri-metterci la faccia? Lo spagnolo reo di essere arrivato a Napoli con un palmares senza precedenti nella storia del club, testardo e ostinato nel voler cucire addosso ai suoi un abito inconciliabile con i limiti arcinoti di difesa e centrocampo. Finanche troppo morbido nei rapporti con quei calciatori per i quali il sacro patto della professionalità è soltanto un atto di facciata. Ha confidato nell’amor proprio dei suoi Rafa, convinto fino alla fine che si potessero riproporre alla piazza le serate regali con Borussia Dortmund e Arsenal, desistendo dai propositi di cedere la mano dopo il non mercato dell’ultima estate.

La squadra senza nerbo che ha perso dieci volte in campionato, dissipando trenta punti con avversari di medio-bassa classifica, nascondendosi nei momenti della battaglia, per scomparire addirittura al cospetto dei “nobili” gregari del Dnipro, è invece  riflesso fedelissimo di un ambiente slegato e senza motivazioni. Quasi quanto ha dimostrato di esserlo dai compagni Gonzalo Higuain, l’uomo simbolo (anche per le occasioni mancate) di un Napoli di impiegati, senza sorriso né voglia di provarci. Resettare a questo punto deve far rima con un’idea chiarissima di progetto: che parta da un assetto societario arricchito da uomini di campo, con maggiore libertà d’azione, per restituire valore al concetto della napoletanità e all’amore forte per la maglia. Il Napoli come il Real Madrid e non destinazione comoda per chi ha vissuto il declassamento a suon di milioni. Tracci la strada il presidente, uomo di impresa e grandi intuizioni, magari svelando anche la nuova dimensione meno ambiziosa.

Ah, guai a cercare il capro espiatorio: non può esserlo Britos, il protagonista del gesto deprecabile che (come peraltro il buon Gargano), nel giugno scorso, neppure faceva parte dell’elenco destinato ai preliminari di Champions. Si liberi da questo senso di frustrazione il Napoli, già in passato superato con rilanci ad effetto.