L'attacco tornado spazza via le solite amnesie. Ricordando Valencia, così Rafa traccia il profilo del Napoli che sarà. La fascia ad Insigne e la finezza del motivatore spagnolo...

14.04.2014 13:35 di Silver Mele Twitter:    vedi letture
L'attacco tornado spazza via le solite amnesie. Ricordando Valencia, così Rafa traccia il profilo del Napoli che sarà. La fascia ad Insigne e la finezza del motivatore spagnolo...

Potremmo tranquillamente intenderla come ultima, efficace sintesi di una stagione che mantiene il segno positivo. Il Napoli che abbatte la Lazio è squadra dal potenziale offensivo forse unico in serie A: ogni volta che si propone la minaccia è prossima a trasformarsi in gol, specie poi se lo stato di grazia è quello di Gonzalo Higuain o del peperino Mertens. Con loro recita di sacrificio, e lo fa per la prima volta da capitano, Lorenzo Insigne: non stupisca lo scetticismo che troppo spesso ne accompagna le giocate. Provarci al San Paolo da napoletano è ancora per qualcuno un inspiegabile sacrilegio. Ma questo interessa poco, tantomeno alla sopraffina intelligenza di Rafa Benitez che del motivatore non avrà le movenze estreme del predecessore: le leve che tocca lo spagnolo sono altre ed egualmente efficaci. Gestire il gruppo facendo sentire tutti protagonisti è la chiave per provare a durare nel tempo, responsabilizzare chi insegue una definitiva dimensione (ed è senz'altro questo il caso di Lorenzo) la maniera più opportuna per sperare in un'adeguata risposta. Ci vuole equilibrio, solo così il Napoli che lavora al futuro potrà aspirare ad una crescita che non sia di facciata.

In mezzo al campo, dove si continua a prender gol con eccessiva facilità. Le amnesie ricorrenti, la stanchezza di chi ha finora tirato la carretta senza rifiatare, l'eccessivo relax che spesso si impadronisce della squadra, specie quando il risultato sembra acquisito: difetti che proprio non aveva il Valencia di Rafa, divenuto ricorrente termine di paragone nelle ultime dichiarazioni dello spagnolo. Con estrema chiarezza Benitez ha tracciato il profilo del suo Napoli: attestarsi al vertice, senza i fatturati delle multinazionali del calcio, vuol dire far fruttare al massimo la bontà delle idee e delle intuizioni. Le stesse dalle quali si attendono i colpi nuovi che dovranno rigenerare difesa e centrocampo: magari con identica qualità e tempistica che nell'arco di una sola stagione hanno visto triplicare il valore di mercato degli attaccanti scelti per il dopo Cavani. Gli stessi dei 34 gol finora messi a segno in comproprietà da Higuain, Mertens e Callejon. E poi tanto lavoro sul campo perchè provare a colmare il gap con le favorite d'obbligo vuol dire di fatto rasentare la perfezione. Intanto il campionato va chiuso con prestazioni e risultati che rendano vano l'ultimo, disperato assalto della Fiorentina al podio: lo diciamo perchè alle porte ci sono le trasferte di Udine e Milano, sponda Inter, e il furore mostrato dalla Viola a Verona deve valere da giusto monito.