Vincere per mettere d'accordo tutti, o quasi. Anche Zapata figlio della coerenza di Rafa. Gli indolenti che hanno fatto il loro tempo: il futuro del Napoli pretende le eccellenze...

27.03.2014 15:24 di Silver Mele Twitter:    vedi letture
Vincere per mettere d'accordo tutti, o quasi. Anche Zapata figlio della coerenza di Rafa. Gli indolenti che hanno fatto il loro tempo: il futuro del Napoli pretende le eccellenze...
© foto di Prospero Scolpini

Una vittoria tanto netta a Catania va innanzitutto celebrata perchè è la prima per il Napoli in serie A, la nona in trasferta in questo campionato, con tanto di record storico eguagliato e ampi margini di migliorarlo dal momento che gli azzurri dovranno giocare altre quattro volte lontano dal San Paolo. C'è soprattutto il terzo posto blindato in virtù dello scivolone interno della Fiorentina e l'amaro retaggio della settimana terribile, quella del bel gioco condito da sconfitte, ricacciato dalla goleada in terra etnea.

Catania costituisce l'elogio estremo alla coerenza di Benitez, che stravolge la formazione di partenza perchè la fiducia ai ragazzi del gruppo non si dimostra solo con le chiacchiere. Infischiandosene di precedenti poco incoraggianti. Ma anche la risposta forte agli scettici di Zapata, che un apprendistato con altra maglia in serie A lo avrebbe tranquillamente meritato, Henrique, che dall'estrema duttilità è riuscito perfino a tirar fuori un gol capolavoro da grande attaccante. E ancora le prestazioni assai dignitose di Jorginho più di Hamsik (l'ultimo gol in campionato lo slovacco lo rifilò proprio al Catania un girone fa) e del solito, fenomenale Callejon.

La sintesi estrema dice sempre la stessa cosa: l'importante era vincere, laddove la Juventus tre giorni prima aveva faticato.Il risultato non può tuttavia cancellare un secondo tempo improponibile: psicologicamente non è facile ripartire dal vantaggio di 4-0, mantenendo la stessa concentrazione. Rimane inaccettabile concedere tanto, fino quasi a risuscitare un avversario distrutto dall'approccio scioccante. Il disappunto è tutto nelle urla di Reina e nell'espressione corrucciata di Rafa dopo il gol di Gyomber.

Manca l'istinto del killer a questo Napoli, quella cattiveria che invece rende impietosa la Juventus, tanto per citare una delle vincenti dei campionati nazionali d'Europa. Qualità che si acquisisce nel percorso di crescita. Lo stesso cui, anche Catania, ha fornito indicazioni molto chiare: la fase difensiva, costantemente sotto accusa, migliorerà con innesti che non siano più esperimenti o mezze misure. Per alcuni dei calciatori in rosa l'avventura in maglia azzurra è giunta al capolinea e il passaggio di testimone dovrà necessariamente avvenire in direzione di quelle eccellenze cui la società sta già lavorando.

Intanto, domenica sera ci sarà la Juve: priva di Tevez d'accordo ma con tante alternative di primissima fascia per rimpiazzarlo. Non può e non deve essere una partita come le altre. Il Napoli, quello vero dei grandi appuntamenti, può regalarsi l'impresa o lo scalpo eccellente: non varrebbe certo lo scudetto ma una bellissima iniezione di fiducia per il volatone finale che mette ancora in palio un trofeo nella notte romana di Coppa Italia.