BUONANOTTE TUTTONAPOLI – 50 Sfumature d'azzurro, un giorno all'improvviso malattia virale, il medico dei pazzi per Zielinski e il proverbio da insegnare a Mancini

Buonanotte Tuttonapoli
01.02.2016 01:30 di  Dario De Martino  Twitter:    vedi letture
BUONANOTTE TUTTONAPOLI – 50 Sfumature d'azzurro, un giorno all'improvviso malattia virale, il medico dei pazzi per Zielinski e il proverbio da insegnare a Mancini
TuttoNapoli.net
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

50 SFUMATURE D'AZZURRO – 50 gol realizzati, 50 punti in classifica, 50 sfumature d'azzurro. Ce le stiamo godendo tutte le tonalità del colore della nostra squadra, della nostra città. 50 sfumature una più bella dell'altra che tutte insieme danno il segno di una grande squadra. 50 gol di cui 32 della coppia d'oro Insigne-Higuain. 10 li ha messi ha segno Lorenzo, 22 (su 22 giornate) il Pipita. Il terno da giocare sulla ruota di Napoli è 10, 22 e 50.

SARRI BALBOLA – Sapete cosa significa essere vincenti? Significa saper resistere ai colpi degli avversari. E di colpi il Napoli ne ha ricevuti tanti quest'oggi. Il primo è arrivato ad ora di pranzo. La Juventus cala il poker contro il Chievo e si porta in testa alla classifica. E la pressione sul Napoli è già tanta. Il secondo arriva dalla sfortuna. E' incredibile la carambola che spedisce in rete la punizione battuta da Paredes. E con il vantaggio dell'Empoli la pressione aumenta sempre più. E poi mettiamoci che la squadra di Giampolo è cliente tutt'altro che comodo, che c'era un tabù legato ai precedenti che metteva paura, che sei vittorie consecutive non venivano raggiunte dalla fine degli anni ottanta. Solo un vincente sapeva resistere a così tanti colpi. Il Napoli s'è rialzato subito, ha sferrato due cazzotti ed è tornato in vantaggio sull'avversario. Poi lo ha messo alle corde e con altri tre ganci sferrati bene l'ha mandato al tappeto. Cinque gol per mandare ko l'Empoli e per inviare un segnale a Torino: questa squadra sa resistere ai colpi. Così si diventa vincenti. E Sarri lo sa bene e lo sta spiegano ai suoi. Un po' come faceva Rocky Balboa, diventato anche lui allenatore nell'ultimo film "Creed", dando una lezione di vita a suo figlio nel sesto capitolo della serie: "andando avanti non è importante come colpisci, l'importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti, così sei un vincente".

LE PENNELLATE ALLA CORTE DEL MAGNIFICO – E pensare che c'è ancora qualcuno che discute sulla sua presenza all'Europeo in una nazionale che non è mai stata così povera tecnicamente. Ma l'avete visto oggi Insigne? O meglio Lorenzo il Magnifico. Il suo colpi erano degni di una pennellata di Michelangelo o Botticelli che alla corte del regnante de Medici mostrarono la loro arte. La traiettoria dipinta su calcio di punizione è un vero tocco d'artista. E che dire dell'assist per Higuain, oppure l'altro passaggio con un no-look da brividi che il Pipita non riesce a sfruttare. Ma quelli che hanno ancora dubbi sulla sua presenza agli europei, lo hanno mai visto Insigne!? Ma sanno cos'è un'opera d'arte!?.

CAPITANO, FINALMENTE! - Alzi la mano chi non ha notato con piacere la reazione rabbiosa di Hamsik dopo l'intervento (che sarebbe stato meritevole del rosso) di Bukel. E non è stata l'unica occasione. Marek è andato a protestare più di una volta con il Signor Davide Massa. Proteste e carattere che tante volte gli avevamo chiesto. Insomma come dice Sarri, Marek è diventato un centrocampista "box to box". Ma non solo. Matura sempre più e sente sempre più il valore di quella fascia al braccio. Finalmente, Capitano!

SETTE ORO – Gli esponenti più illustri della ricerca scientifica lo stanno analizzando ma non riescono a trovare una spiegazione. Come fa Callejon a correre in questo modo per tutta la partita? Fa la fascia avanti e indietro come un forsennato. Difende, si propone in avanti, scambia con i compagni e realizza pure due gol, tanto per gradire. Ad un certo punto lo si vede raddoppiare in marcatura su Pucciarelli, dall'altro lato del campo. Qualcuno ha pensato ce ne fossero almeno due sul terreno di gioco. Il numero sette azzurro è sempre più prezioso. E' come avere il sett'oro nel proprio mazzetto prima di ogni mano di una partita di scopa.

IL SILENZIO IRREALE E L'APPLAUSO FRAGOROSO – Lancio in profondità per il Pipita, sul pallone s'avventa un impaurito Skorupski. I due si scontrano. L'arbitro fischia, fallo di Higuain. Le urla verso il direttore di gara che prende un evidente abbaglio (non l'unico della gara). Poi ci si gira verso l'area di rigore. Il Pipita è ancora a terra. Arriva la barella. Il San Paolo è in un silenzio irreale. Gonzalo sbatte una bottiglia per aria, ma è già in piedi. Buon segno. Inizia a camminare a passo più svelto e rientra in campo. Ed ecco l'applauso di sollievo del San Paolo. Ma è timido, troppo forte la paura. Qualche minuto e Sarri decide di preservalo. Decibel Bellini annuncia che il numero 9 uscirà dal campo. Il San Paolo nel frattempo l'ha visto correre, s'è rasserenato. E così si lancia andare ad un applauso fortissimo, lunghissimo, da brividi. L'ennesima dimostrazione del "feeling speciale con i tifosi" che ha confermato lo stesso argentino nel dopo gara. Prima di tutto ciò Higuain aveva messo a segno il 22o gol in 22 partite. 22, nella smorfia fa 'o pazzo...

IL MEDICO DEI PAZZI - … e pazzi siam diventati tutti. Siam diventanti pazzi di questo Pipita. Un gol a partita in media. Come il caffè la mattina, il gol di Higuain è un appuntamento fisso, a cui non si può rinunciare. E mica siamo pazzi solo di lui. Siamo pazzi di tutti quelli che corrono in maglia azzurra, del loro gioco, della loro grinta. Diventano pazzi anche gli avversari. Ad un certo punto Zielinski non riusciva più a star dietro agli azzurri. Giampaolo provava ad urlare istruzioni per bloccare il Napoli, ma la truppa di Sarri trovavano sempre la contromossa. Così– hanno svelato i cronisti di Mediaset da bordocampo - il centrocampista polacco s'è girato verso la sua panchina e ha detto: "Non ci sto capendo più niente". Per lui abbiamo già prenotato un posto alla pensione Stella, dove ci sarà Ciccillo, nipote di Felice Sciosciammocca, che sarà felice di curarlo. C'è già mezza serie A che dopo aver giocato con il Napoli, nel ricordare la partita dice insieme a Totò: "In questo manicomio succedono cose da pazzi"

UN GIORNO ALL'IMPROVVISO – C'è chi la canta sotto la doccia, chi l'ha messa come suoneria del suo smartphone, chi maniacalmente la canticchia passeggiando. C'è pure chi la fischietta prima di andare a parlare con i giornalisti, come Aurelio De Laurentiis. Anche il Presidente è stato contagiato da "un giorno all'improvviso". Ormai è una malattia virale per tutta la città. Tutta Napoli la canta in ogni occasione, appena può. Allo stadio è sempre un brivido nuovo, sentirla in città mentre passeggi ti strappa un sorriso ogni volta. E' l'allegria sfrenata di questa città di fronte alla sua squadra, è una malattia da cui non vogliamo guarire. Come Troisi nei panni de "Il Postino" che spiega a Neruda d'essere innamorato, dicendogli chiaro: "Nono, che rimedio. Io voglio stare malato!".

IL REALISMO SARRIANO – "La Juventus? E' una squadra di un'altra categoria, ci ritroviamo a competere con loro soltanto perché hanno avuto un inizio difficile". E' l'espressione del realismo sarriano. Una corrente di pensiero che spesso contrasta con l'entusiasmo della città, ma che deve invece essere presente in tutti. Perchè ciò che dice Maurizio Sarri altro non è che lo specchio della realtà. I bianconeri stanno dimostrando di aver ripreso la marcia degli anni scorsi, una marcia inarrestabile per tutti. Quest'anno la falsa partenza li ha penalizzati, ma ora sono di nuovo lì, a combattere per la vetta. Questo significa arrendersi!? Assolutamente no, anche Sarri lo dice chiaro: "Non ci poniamo limiti". L'importante è sapere la potenza diversa delle macchine con cui si corre. Poi si vedrà alla fine del gran premio chi taglierà primo il traguardo.

NUN SPUTA' 'NCIELO – L'ultimo pensiero prima di andare a dormire è dedicato a Roberto Mancini. Stavolta nel mirino dei media c'è finito lui dopo quel bruttissimo dito medio rivolto ai tifosi dopo l'espulsione nel derby. Stiamo ancora godendo troppo per la vittoria con l'Empoli per concentrarci sull'episodio, gli insegniamo soltanto un proverbio napoletano: "Nun sputà 'ncielo ca 'nfaccia te torna"