Dov’è finito il Napoli che vuol vincere?

Nella 15esima giornata della Serie A 2014-2015, il Napoli torna alla sconfitta dopo 5 vittorie e 6 pareggi. Contro il Milan si è visto un Napoli scialbo per quasi tutta la gara.
15.12.2014 13:20 di  Vincenzo Perrella   vedi letture
Dov’è finito il Napoli che vuol vincere?
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

15esima giornata 2013-2014: Napoli 32 punti in classifica; 15esima giornata 2014-2015: Napoli 24 punti. 8 punti meno rispetto all’anno scorso. La matematica non è un’opinione, c’è stato un regresso rispetto al campionato precedente. In tutti i sensi. Se l’attacco rispetta parametri decenti (26 gol segnati), la fase difensiva continua a deludere: ben 20 gol subiti!

Al suo arrivo, Benitez aveva trovato un Napoli che s’era conquistato il secondo posto al termine di un campionato avvincente, l’ultimo dell’era Mazzarri. Il tecnico iberico aveva portato nuove idee tattiche attraverso il modulo 4-2-3-1 ed un calcio più spumeggiante, più veloce e con la novità di un Marek Hamsik più attaccante rispetto alle precedenti stagioni. La squadra è sembrata seguirlo fino ad un certo punto. Nella sua prima stagione, è terzo posto. Ma nell’attuale “temporada”, il gruppo dimostra una sorta di crisi di rigetto delle sue idee tattiche. Lo dimostrano le pessime prestazioni di Hamsik, gli affanni del centrocampo a 2, la fase difensiva con un’organizzazione tattica fatiscente ed infine un calciomercato incompleto. Un altro duro colpo alle idee di Benitez è giunto dalla disfatta di San Siro col Milan: il Napoli è sembrato più pericoloso quando accanto a Higuain è comparso Duvàn Zapata in una sorta di 4-4-2, con Callejon e De Guzman esterni.  

Fa impressione vedere il Pipita sbuffare, sbraitare, imprecare coi compagni che lo lasciano troppo solo in attacco. Il primo Napoli di Benitez pressava alto, recuperava palla e metteva l’ex Real in condizione di puntare la porta avversaria. L’ultimo Napoli di Benitez somiglia a quello di Mazzarri: schiacciato nella propria metà campo, sperando di rubar palla e partire in contropiede. Già, perché l’unica vera arma di questo Napoli è questa. La squadra ha poca qualità di manovra. L’avversario lascia che i difensori e i centrocampisti azzurri impostino il gioco, perché essi non lo sanno fare. Del resto, il Napoli dell’era De Laurentiis ha sempre previsto centrocampisti di interdizione e di scarsa qualità tecnica, capaci di rompere il gioco avversario e favorire il proprio contropiede. Ma questo gioco non funziona più.

Gargano, David Lopez, Inler, Jorginho e (non lo dimentichiamo) Radosevic: non dovevano essere loro nelle idee di Benitez i centrocampisti del Napoli di quest’anno. Ma l’ultimo calciomercato ha partorito la situazione di cui sopra. Perché Benitez non si è opposto? E perché non prepara in modo deciso una manovra difensiva più coordinata ed efficace? E perché ancora non ha battuto i pugni sulla scrivania quando dal calciomercato è giunto il solo Koulibaly, giovane interessante ma inesperto (e lo si vede).

Ora, solo ora, Aurelio De Laurentiis ha imposto un ritiro punitivo alla squadra, cancellando quei giorni di festa inutili ed improduttivi, decisi dall’allenatore. Questo è un primo segno di quel cambiamento alla guida della squadra che ormai appare inevitabile. A questo punto, non sarebbe assurda una decisione clamorosa ma che donerebbe uno scossone all’ambiente.

Ed ora le due ultime partite del 2014: giovedì è di scena al San Paolo l’ultima in classifica, il Parma. Sulla carta non c’è storia, ma i ducali sono una delle bestie nere degli azzurri. E quest’anno il Napoli ha già concesso troppo alle piccole. Infine, c’è la Supercoppa con la Juve. Napoli, è ora di cambiare rotta.