E se il dirigente tanto invocato fosse... Maradona?

Ora più che mai avremmo bisogno del ritorno del Pibe de Oro
23.09.2016 23:50 di Jacopo Ottenga   vedi letture
E se il dirigente tanto invocato fosse... Maradona?

Certi amori non finiscono mai, fanno dei giri immensi, tra dissidi con Ferlaino, scandali doping, complotti morali, l’ostinazione di un fisco che continua a posticipare con ricorsi ridicoli la normale conclusione di una vicenda paradossale, e poi ritornano. Beh, è arrivato il momento di farlo ritornare, mettere da parte attriti e divergenze di vedute, perché questo Napoli, ora più che mai, ha bisogno di lui.

Il Pibe de Oro e la città partenopea non potranno mai separarsi, perché hanno irrimediabilmente segnato l’uno la vita dell’altro, due anime gemelle affini e complementari, due metà che potranno anche decidere di proseguire ognuna per la propria strada ma saranno inevitabilmente soggette ad un ricorrente senso di vuoto, al richiamo irrefrenabile della parte mancante. Napoli è una realtà complessa e caleidoscopica, per alcuni addirittura ingombrante, tanto da percepirla come un corpo estraneo e cercare di fuggirla, ma alla fine tutti noi non possiamo fare altro che riconoscerci in essa, nella sua ammaliante bellezza, nella forza delle sue contraddizioni, nel suo essere vero e proprio crocevia della vita e della cultura italiane. Un po’ come Maradona, personaggio scomodo e pluricriticato, ma pur sempre il calciatore più forte di tutti i tempi, un uomo talmente grande da aver fatto proprio il desiderio di rivincita dei meridioni contro i potenti del mondo, e guadagnato l’amore incondizionato di un popolo che gli ha riservato un posto speciale ed eterno affianco a San Gennaro.

Perché i suoi successi e le sue giocate sembravano davvero suggeriti ed influenzati da un’entità superiore, Davide è tornato a battere Golia grazie ad un aiuto divino, ad un messia mandato dal cielo. Eppure Diego è stato molto più umano di quanto si possa pensare, di errori ne ha commessi tanti, come tutti, forse proprio in virtù della sua straordinaria bontà di fondo ed il suo innato spirito rivoluzionario. El Diez per eccellenza infatti ha sempre avuto bisogno di qualcuno più forte contro cui combattere: un avversario imbattibile, un mascalzone miliardario, la stampa faziosa ed ipocrita, la dipendenza dall’alcol e dalla cocaina, Diego è stato un moderno Robin Hood, che non trafugava ma piuttosto stregava irretendo persino i suoi detrattori, limitandosi al massimo a rubare la scena ai vari Platini, Falcao e Zico, rendendoli a volte talmente minuscoli da trasformarli in semplici comparse.

“Chi ruba a un ladro ha diritto a 100 anni di perdono” recita una sua celebre frase, e in questo mondo di ladri ci vorrebbe nuovamente un giustiziere del suo calibro. Molto probabilmente la sua inimitabile sequenza di palleggi susciterebbe ancora l’ovazione di qualsiasi stadio, ma Maradona oggi non avrebbe più la forza per sconfiggere da solo una corazzata come la Juventus, potrebbe ritagliarsi dunque una posizione diversa, inedita, dirigenziale. Il Napoli necessiterebbe di una crescita e di un ampliamento societario, come avrebbe bisogno del magnetismo della sua immagine, del suo carisma, della sua spudoratezza, di quella capacità di dire le cose come stanno senza peli sulla lingua, accettando volentieri il rischio di risultare antipatici. Quel ruolo di garante invocato da Sarri nel concitato post gara di Marassi potrebbe calzargli a pennello, una sorta di team manager alla Javier Zanetti, o alla Pavel Nedved. Gli azzurri si ritroverebbero una voce autorevole che sappia rappresentarli, motivarli e difenderli all’occorrenza.

Il Napoli ha un’occasione irripetibile: creare un connubio tra chi ha firmato i successi passati e chi sta ponendo le basi per quelli futuri, il presidente De Laurentiis in persona, vero artefice di questo settimo anno consecutivo in Europa, con l’obiettivo di aumentare l’appeal internazionale della squadra, colmare quel gap mentale con la Juve e contribuire allo sviluppo di una mentalità vincente. Cercare nuovi mercati in cui promuovere e valorizzare il marchio Napoli non può che costituire una strategia di marketing intelligente e lungimirante, ma serve qualcuno che faccia da collante, che fornisca garanzie non solo economiche, che assicuri una certa continuità di storia e tradizione, e chi meglio di Maradona potrebbe farlo, patrimonio partenopeo e allo stesso tempo globale. Una reliquia da rispolverare dalla bacheca senza paura di rovinarla, rimettendola in gioco su più fronti, magari nel mercato, in qualità di osservatore o mediatore, per rubare il cuore e strappare un biglietto di sola andata per Napoli ai migliori prospetti del calcio argentino, oppure nelle delegazioni delle gare di Champions, in qualità di semplice ambasciatore azzurro, ruolo propostogli a giugno dallo stesso presidente De Laurentiis, al quale i manager dell’argentino hanno sempre risposto di essere pronti a sedersi al tavolo delle trattative.

Maradona non ha mai nascosto il proprio desiderio di tornare e ricostituire quella simbiosi magica con chi lo ha amato tanto, e il Napoli, nella stagione in cui ha deciso di puntare tutto sul collettivo, avrebbe bisogno di un simbolo che possa tornare a riempire il San Paolo, di un trascinatore mediatico che possa aiutare il Napoli ad affermarsi definitivamente nel calcio mondiale.