…Game over anche in Coppa Italia!

Nella seconda semifinale della coppa nazionale, la Lazio passa al San Paolo, rendendo vano l’1-1 dell’Olimpico che aveva avvantaggiato il Napoli. In finale sarà Juve-Lazio.
09.04.2015 20:10 di  Vincenzo Perrella   vedi letture
…Game over anche in Coppa Italia!
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Un altro duro colpo alle fantasie dei tifosi: anche la Coppa Italia va via. Quattro giorni dopo il campionato. Dopo la gioia della Supercoppa (a dicembre, conquistata contro la Juve), sembrava che il Napoli fosse in crescita anche in campionato e che potesse cercare di bissare la Coppa Italia vinta l’anno scorso, nonché fare un tentativo per l’Europa League. Ma il castello sta perdendo man mano i suoi pezzi e sta crollando inesorabilmente. 

Di chi le colpe? Partiamo dalla società (compreso il DS Bigon). Dopo il KO con la Lazio, De Laurentiis, stufo di non vincere più, ha mandato in ritiro punitivo la squadra. Solo ora sta usando il pugno duro. Lui può dire d’essere insoddisfatto del rendimento altrui, non avendo nessuno al di sopra della sua carica che a sua volta dovrebbe essere scontento dell’operato del presidente. In estate si è passati dalla ricerca del centrocampo fortissimo (Gonalons, Mascherano, Kramer…) al centrocampo rattoppato (Gargano, Inler, Jorginho e David Lopez). E si è deciso di non rinforzare più di tanto la difesa (via Fernandez per Koulibaly) in quanto si voleva un Napoli d’attacco. E’ giunto il solo Michu al posto di Pandev, ma lo spagnolo era e resta un giocattolo rotto. Poi a gennaio si è corsi ai ripari, prendendo Gabbiadini (che però sembra più un prospetto per il futuro allenatore che un rinforzo usato subito). Infine, De Laurentiis pensava (lo pensa ancora?) al rinnovo contrattuale a Benitez.

Già, Benitez. Un tecnico dal palmares personale invidiabile. Quando ha compreso che il Napoli di De Laurentiis non si predispone mai sul calciomercato per vincere di forza sua, ma solo grazie alle disgrazie altrui, ha cominciato a operare scelte particolari, esprimendo concetti quantomeno originali. Di lui resterà un terno (65, 74, 83 da giocare al Lotto) che rappresenta il minutaggio già prestabilito delle sostituzioni dei giocatori. Ciò a denotare che lui non legge la partita. Anche Pioli gli ha dato lezioni tattiche, cominciando al San Paolo col 4-3-3, per poi inserire Mauri e passare al 4-2-3-1, spostando a destra Felipe Anderson. Il brasiliano non ha fatto veder palla a Ghoulam. E Benitez cosa fa? Toglie Mertens in favore dell’inutile De Guzman, e Gabbiadini (per lui palo su punizione) in favore dell’ormai spento Callejon. E dopo il vantaggio di Lulic, sarebbe servita l’artiglieria pesante (Zapata, unico a trovare la porta, ultimamente) ma invece si affida all’artiglieria leggera (Insigne, rientrante da 5 mesi di stop). Risultato? Tanta imprecisione, tanta sfortuna, ma anche tanta confusione.   

E poi i giocatori, poco cattivi agonisticamente. Quest’anno vi sono stati troppi equivoci: dai portieri che sarebbero delle buone riserve in altre squadre (anche in Serie B) alla difesa che ormai commette minimo due/tre errori gravi a partita. E cosa dire del centrocampo? Corre male (Gargano e David Lopez), contrasta poco (Jorginho ed Inler) e non sa impostare il gioco (tutti e quattro i sopra citati). E infine, l’attacco. Tolto il discontinuo Higuain e il provvidenziale Zapata, tutti gli altri male. Da Callejon a Hamsik, da Mertens a Michu (al netto degli infortuni). Valutazione sospesa per Insigne. Un capitolo a parte merita De Guzman, sempre schierato da Benitez, ma poco utile a cambiare gli equilibri della squadra.

Ed infine ci sono i tifosi. Quelli di un tempo, quando la squadra non mostrava gli attributi, contestavano anche fortemente società, tecnico e giocatori. A quelli odierni, invece, basta un biglietto a 5 Euro e subito si corre allo stadio, accettando ogni risultato. I disoccupati storici, poi, piangono e si lamentano, ma non rinunciano alle trasferte e alle pay TV. La passione è passione, ma lasciarsi prendere per il naso e poi protestare, è simbolo di poca personalità.