Il terzo posto c’è, ora nel mirino va la Roma. Ma il Napoli tentenna ancora

Nella 20esima giornata della Serie A 2014-2015, il Napoli batte il Genoa per 2-1, rischiando troppo a causa dei tanti errori sotto porta. Il terzo posto c’è, ma la Roma non è lontana.
28.01.2015 18:30 di Vincenzo Perrella   vedi letture
Il terzo posto c’è, ora nel mirino va la Roma. Ma il Napoli tentenna ancora
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© foto di Daniele Mascolo/Photoviews

Higuain, Higuain, fortissimamente Higuain. Fino all’ottava giornata di campionato era a quota 0 gol segnati, dopo un rigore fallito alla seconda giornata col Chievo e numerose partite senza incidere. Dal Verona in poi, viaggia ad una media di quasi un gol a partita. Ed è tornato a realizzare anche su rigore (con l’Udinese in Coppa Italia ed, appunto, col Genoa). Occorre aggiornare i numeri personali del campione argentino: in 52 partite di campionato, 29 gol all’attivo. In 76 partite totali in maglia azzurra, 42 reti.

Occorre aggiornare anche i numeri del Napoli in questo campionato: in 20 giornate, i punti sono ora 36, frutto di 10 vittorie, 6 pareggi e 4 sconfitte. In 10 partite casalinghe, il Napoli ha vinto 5 volte soltanto. Insomma, se in trasferta ha un andamento da primissimi posti in classifica, in casa è un disastro. La quarta peggior difesa casalinga d’Italia. Incredibile, pensando che un tempo il San Paolo era un fortino inespugnabile. C’è da dire che anche contro il Genoa si è incassato un tipo di gol non inedito: centrocampo saltato e difesa ferma mentre il portatore di palla fa quello che vuole. In questo caso, Iago Falque.

Diciamo la verità, contro il Genoa, stavolta è andata bene al Napoli. I numeri dicono che la vittoria è meritata, ma le occasioni fallite da De Guzman e dallo stesso Higuain gridano vendetta. Si sono dovuti attendere due episodi dubbi: un gol in leggero fuorigioco ed un rigore non eclatante. Per carità, altre volte il Napoli è stato sfavorito dagli arbitri e perciò nessuno può gridare allo scandalo se per una volta è stato il contrario. Ma ad onor del vero, il signor Calvarese ha danneggiato anche il Napoli. Una trattenuta ad Higuain mentre andava tutto solo verso Perin è stata tramutata dall’arbitro teramano da cartellino rosso a Roncaglia a punizione contro il Pipita. Se avesse applicato il regolamento, la gara sarebbe cambiata, col Genoa in 10. Obiettivamente l’arbitro ha sbagliato troppo, ma a doppio senso.

Sul piano tecnico, col Genoa, non è stato il miglior Napoli. Ci sono ancora troppi equivoci. L’unica nota lieta della difesa è Ivan Strinic, l’esperto (27enne) e tenace esterno sinistro croato. Per il resto, solite amnesie di Albiol, Koulibaly e Maggio. Ma a centrocampo, le cose non sono andate meglio. David Lopez ed Inler non hanno incantato né come interditori, né come creatori di gioco. Ciò anche a causa del cattivo aiuto ricevuto dai trequartisti De Guzman (più impreciso del solito), Callejon (in chiaroscuro pure col Genoa), ma soprattutto Hamsik, che ormai ha abituato tutti con prestazioni sempre meno esaltanti. I subentranti Gabbiadini, Zapata e Britos non hanno offerto un gran contributo alla partita. Il primo sembra un pesce fuor d’acqua confinato sulla destra d’attacco; il secondo è discontinuo (ma ha avuto pochi minuti di spazio); il terzo non è mai stato un giocatore di gran rendimento.   

Sul calciomercato, urgerebbe un difensore centrale esperto ed un centrocampista. Ma De Laurentiis si fida di questo gruppo, convinto che sia sufficiente per giocarsi il terzo posto (le altre pretendenti non sembrano all’altezza), senza pensare che il secondo posto è a soli 6 punti e che la Roma di quest’anno non è quella dell’anno scorso. Perché allora non osare? Perché non fare un ultimo sforzo (a prescindere se si vendono o meno Inler e Henrique, e a prescindere se a fine stagione resterà Benitez)? Il prossimo anno la Champions varrà 50 milioni. Dunque, è d’obbligo provare a raggiungerla. Se si vuol crescere. Altrimenti, i sogni resteranno nel cassetto. Si avrà almeno la soddisfazione di partecipare all’Europa League, ma questo già sta accadendo quest’anno. E allora dove sarebbe la crescita?