L’INEDITO SARRI – I meriti del suo staff e il paradosso del drone: due forti perplessità prima della svolta

Curiosità, aneddoti e retroscena sull'allenatore toscano che è già entrato nella storia azzurra
19.05.2016 07:45 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
L’INEDITO SARRI – I meriti del suo staff e il paradosso del drone: due forti perplessità prima della svolta
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

STAFF – Napoli in Champions League: è stata la sua vittoria ma anche della sua squadra. Dei calciatori e del suo staff tecnico, dei fedelissimi che da anni – chi più, chi meno – lo seguono e lo consigliano saggiamente. Non è solo, Maurizio Sarri, e non potrebbe essere altrimenti. Ecco perché i meriti vanno equamente divisi tra le parti in causa. Reclama una fetta d’elogi, ad esempio, Francesco Sinatti, giovanissimo preparatore atletico della Serie A. Le sue squadre corrono dal primo all’ultimo giorno senza mai avvertire eccessivi fastidi muscolari, vedi il Napoli quest’anno oppure l’Empoli delle ultime stagioni, pimpante e lucido anche in primavera. Si corre tanto e si corre bene con l'esperienza di Francesco Calzona, il suo vice dal 2007 – ex venditore ambulante di caffè - ma amico fedele ancor prima, sin dai tempi del Tegoleto, in Promozione, quando fu lui a consigliare alla dirigenza di ingaggiare Sarri come allenatore. È lui il maestro della fase difensiva, curata nei minimi dettagli anche grazie all’aiuto del “tattico” Simone Bonomi – ex azzurro che in ritiro, dopo l’infortunio di Strinic, occupava il ruolo di terzino per completare la linea – e della new entry Massimiliano Bongiorni, ex attaccante che sfrutta i suoi movimenti offensivi in allenamento per correggere gli eventuali difetti della retroguardia. Bongiorni - che ha conosciuto Sarri a Sansovino ed è stato compagno di squadra di Giuntoli nell’Imperia – studia di volta in volta gli avversari di turno ed ogni domenica assiste alle partite dalla tribuna del San Paolo: visuale dall’alto dove tutto è più nitido e facilmente individuabile. Pur avendo ognuno compiti specifici (ma anche comuni, come il montaggio video partoriti dal drone), lo staff tecnico di Sarri lavora in grande sintonia: ogni giorno ci sono confronti diretti sul lavoro svolto e sulle future mansioni, sugli obiettivi da perseguire e su quelli già raggiunti. Tutti, singolarmente, sono legati da stima massima con l’allenatore, che in estate ha allestito un “team” di esperti – il ritardo del suo annuncio ufficiale era dovuto proprio alla composizione del suo staff - e, soprattutto, un gruppo di amici coi quali ha condiviso in passato una fetta di carriera, anche breve, sufficiente però a creare empatia umana e professionale.

DRONE – Sul vocabolario si legge di “velivolo caratterizzato dall'assenza del pilota umano a bordo”. Di fatto è lo special guest dei progressi difensivi. Oggi è di moda, ieri no. “Cosa c’entra col calcio?”. All’antica, com’è nel suo stile inconfondibile, Sarri ebbe più di una perplessità lo scorso marzo, ad Empoli, quando se lo ritrovò per la prima volta al Castellani prima di una seduta di allenamento. L’uomo dei droni, Giampiero Pavone, lo propose alla società di Corsi - per la quale oggi lavora - dopo aver ricevuto un cortese “no, grazie” dalla Fiorentina, alle prese col futuro incerto di Montella. Fu il team manager Accardi ad accogliere l’idea e a proporla allo staff tecnico, che poche ore dopo testò per la prima volta l’effettiva utilità del curioso apparecchio dribblando anche lo scetticismo dell’allenatore: “Cos’è questo?”. Era perplesso, Sarri, quasi infastidito da un oggetto dalla forma insolita del quale faticava a riconoscere le peculiarità. Due erano i limiti principali al suo utilizzo: il rumore (classico ronzio) che provocava quando si alzava in cielo mentre la squadra si allenava, e la presenza della tecnologia alla quale Sarri era contrario a prescindere. Abituato ai suoi foglietti di carta, sovrastati da parole minuscole per far sì che tutto fosse scritto lì, in pochi centimetri, Sarri si convinse del drone non appena furono scaricati i primi video: serviva eccome. Fu stupore misto a gioia, felicità per la scoperta di un mezzo alternativo a minuti e minuti di teoria per spiegare ciò che era palesemente individuabile attraverso uno schermo piatto. Dal pc, comodamente seduto, divorando l’ennesima sigaretta, Sarri assisteva come in un film al movimento della sua linea difensiva; in pochi minuti evidenziava ogni singolo errore – o esercizio corretto - e ne parlava a voce alla squadra, prima di correggere eventuali difetti nella seduta successiva. Bastarono pochi giorni per abituarsi all’idea di cambiare totalmente il modo di allenare la retroguardia, il reparto che quest’anno ha subito un notevole progresso rispetto alla scorsa stagione (22 gol in meno subiti). Ma come funziona, esattamente? Appena la palla è in gioco il drone filma la reazione della linea a quattro in diverse situazioni tattiche: dall’attacco centrale a palla scoperta alla percussione laterale, dal cross dal fondo all’uno contro uno. Oggi è indispensabile ed è utilizzato anche altrove – Brocchi, ad esempio, lo ha introdotto al Milan dopo aver “studiato” l’Empoli - perché, grazie alle riprese dall’alto, viene fotografato il perfetto movimento dei calciatori e, soprattutto, lo spazio – in senso di metri – tra un difensore e l’altro, impossibile da individuare dalla classica prospettiva orizzontale.

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