Pelillo... nell'uovo - Critica generalista, Ciro caso unico

Senza precedenti l'uso delle armi per scatenarsi contro la tifoseria opposta
26.06.2014 19:50 di  Marcello Pelillo   vedi letture
Pelillo... nell'uovo - Critica generalista, Ciro caso unico
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© foto di Federico Gaetano

Difficile parlare di calcio, Nazionale, mercato, nell'ennesimo giorno tragico per lo sport. Sono stati giustamente dedicati fiumi di inchiostro e innumerevoli colpi di tastiera per la scomparsa del nostro Ciro. Una nuova sconfitta delle istituzioni, incapaci di tutelare gli appassionati veri e sani contro una minoranza terribilmente violenta. A Roma è accaduto un fatto unico, mai visto prima in Italia. L'azione che ha tolto la vita al ragazzo, colpi di arma da fuoco usati per scontrarsi con una tifoseria di opposta fazione. Mai prima del 3 maggio la violenza di chi usa il calcio era arrivata ad usare le armi. Polvere da sparo senza precedenti e poco enfatizzata dall'informazione nazionale. Ciro non è stato il primo a perdere la vita e nessuno vuol discriminare i morti ammazzati per assurde faziosità tra frange violente del "tifo" italiano. Tuttavia, non può passare in maniera così generalizzata lo strumento che si è arrivato ad usare per manifestare l'orribile violenza di chi ha poco in comune con lo sport, con la civiltà, con la vita.

Intanto il tavolo istituzionale relativo alla sicurezza delle manifestazioni sportive non si è ancora concretizzato. Il Presidente del Consiglio parlò di una data successiva al 26 di maggio, giorno di tornata elettorale. E' passato un mese ed è opportuno ricordare alle istituzioni e alla gente quanto dichiarato. C'è la sensazione forte che nulla cambierà in Italia in tal senso e che ci saranno altri scontri, altri drammi. I primi timori sono per le conseguenze della morte di Ciro in seno ai rapporti tra i gruppi violenti delle due tifoserie. La prevenzione è necessaria ed è l'occasione istituzionale per farsi sentire. La gente onesta, la gente sana chiede la presenza dello Stato in azioni concrete e certe. Le passerelle non bastano più, e la richiesta della famiglia di Ciro in tal senso non può che trovare l'appoggio unanime della cittadinanza civile. Fatti e non parole.