Da Zero a Dieci: il calzino bianco di Andujar, il tacco di Gargano, il cibo congelato ed il bacio alla maglia azzurra ormai jeans

12.12.2014 11:01 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: il calzino bianco di Andujar, il tacco di Gargano, il cibo congelato ed il bacio alla maglia azzurra ormai jeans
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Zero punti raccolti, venti reti subite a fronte di una sola rete – miracolo – realizzata nel girone. La storia del vincere aiuta a vincere l’abbiamo sempre proposta e ci crediamo fortemente, ma la gara con lo Slovan non rappresenta niente di più che un allenamento. Una squadra in gita, probabilmente più interessata – e come dargli torto – a gustarsi le meraviglie di Napoli che a giocare una gara senza alcun significato. Bravo Platini, continua così.

Uno come la presenza, la prima appunto, di Andujar. Il buon Mariano, con la faccia da attore hollywoodiano in un film sul traffico degli stupefacenti, sa che gli occhi sono tutti su di lui e interpreta bene il ruolo del portiere sicuro, che guida i compagni e che non deve chiedere mai. Uno che sa quello che insomma. Sull’unica occasione pericolosa, però, l’argentino esce fuori dal copione - e dell’area di rigore impunemente - come cervo che esce dalla foresta, citando il sempre attualissimo Boskov. Un po’ come andare al primo appuntamento con una donna, fare tutto bene fino al momento di tornare a casa per concludere, e rovinare tutto mostrando un imbarazzante calzino bianco. Bene, ma non benissimo insomma.

Due secondi di assoluto imbarazzo. Gocce di sudore freddo ti solcano la fronte, mani gelata e la sensazione che nulla potrà tornare più come prima. Si perché le avevamo viste tutte, ma Gargano che prova l’assist di tacco al volo in area di rigore davvero ci mancava. Una di quelle cose che ti fanno chiedere: perché? Walter, caro Walter, noi ti vogliamo bene lo sai. Però. E dai su…

Tre gol in stagione per Dries Mertens, tutti in Europa League. Forse qualcuno, con dolo, lo ha dimenticato. Ma questo è forte. Ma forte, forte. Sta trovando la forma migliore e quella fiducia che era venuta a mancare una volta perso il ballottaggio con Insigne, designato da Rafa come titolare pressoché inamovibile. L’infortunio di Lorenzo ha mischiato le carte del destino del belga, ora chiamato a rispondere ed a smentire chi continua a ritenerlo utile solo a gara in corsa, come se fosse un cibo precotto buono da tirar fuori dal congelatore quando non sai cosa cucinare.

Quattro vittorie in sei gare di Europa League, con un pareggio ed una sconfitta. Curioso notare come nelle gare europee il Napoli abbia sovvertito la tendenza che lo vede nettamente in difficoltà nelle gare casalinghe: al San Paolo tre su tre nelle gare del girone. In trasferta una vittoria, un pareggio ed una sconfitta. Inutile provare ad estrarre una morale da questi dati: questa squadra ormai sfugge ad ogni logica. Nel bene e nel male.

Cinque milioni di euro vinti dagli scommettitori di tutto il mondo, che avevano puntato sulla ormai classica finta di Inler con un piede per calciare poi con l’altro. Ieri, con lo Slovan, per poco lo svizzero non becca il bersaglio grosso con quello che è diventato il suo marchio di fabbrica. Uno dei pochi, a dirla tutta.

Sei…milaquattrocentonovanta spettatori in un San Paolo desolato come una collina di Silent Hill. Una gara con poco appeal, uno stadio sempre più fatiscente, una politica errata dei prezzi ed il mix è servito. Il cocktail che ne risulta è di un sapore cattivo. Le televisioni, ed una cattiva gestione delle strutture, sta trasformando il calcio in uno sport quasi virtuale. Tutti a casa. Che tristezza…

Sette gare in stagione senza subire gol, tra campionato ed Europa League: 3 nella competizione nazionale  - in 14 gare – e 4 nella manifestazione continentale in 6 partite. Il dato conferma due cose: le difficoltà in campionato nella fase difensiva ed il livello imbarazzante del girone. Ci piace vincere facile.

Otto reti in stagione ed un tassametro fermo dal 1 novembre. Prosegue il momento buio di Callejon, che gioca una buona gara ma fallisce ancora una volta un’occasione clamorosa davanti al portiere. Caro ragazzo, in un mondo che non ci da più certezze non toglierci anche l’ultima rimasta. Vedere Callejon sbagliare dalla sua mattonella preferita è come scoprire che Kevin Spacey è Kaiser Souse nei Soliti Sospetti. Spiazzante.

Nove volte in questa stagione Duvan Zapata è rimasto in panchina per tutto il corso di una gara. Un numero altissimo, immeritato, a vederlo in campo le volte che è stato chiamato in causa. Con lo Slovan terza rete consecutiva, impreziosita dall’irresistibile azione personale che precede la zuccata vincente. Questo ragazzo sembra un buon vino che hai tenuto in cantina, lasciandolo ad invecchiare per troppo tempo. Stappi il tacco ed il sapore adesso è esplosivo. Merita di diventare un cambio fisso nelle rotazioni. Può essere una variante di Rafa, in un modulo che sa suonare sempre la solita canzoncina.

Dieci al bacio sulla maglia, ancora in jeans purtoppo, ma questa è un'altra storia. In attesa che De Laurentiis restituisca l'azzurro, conta solo quello, perché la rete, con avversario così modesto serve solo ad aggiornare le statistiche. E’ un momento difficile complesso per Marek e la rete contro il Bratislava non può certo ribaltare improvvisamente il panorama. Il capitano da due anni indossa un abito che non è della sua taglia con il sarto – Benitez – che ha previsto per lui una taglia diversa da quella indossata. Vive e sopravvive in questo continuo contrasto tra le sue caratteristiche ed un modulo che gli chiede di fare tutt’altro. E’ un lavoraccio, ma l’impegno Marek non l’ha fatto mai mancare. Fischiarlo non ha senso, perché paga colpe che in minima parte sono sue.