Da Zero a Dieci: l'Isola dei Famosi per Calvarese, il postino del lunedì, il Pac-Man in difesa e l'esclusiva sugli errori di De Guzman

27.01.2015 09:40 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: l'Isola dei Famosi per Calvarese, il postino del lunedì, il Pac-Man in difesa e l'esclusiva sugli errori di De Guzman
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Zero alle visioni fantozziane di Calvarese al 33'. Evidentemente alle temperature del San Paolo l'arbitro è andato in totale estasi mistica, con annessa visione in serie del Minotauro, i due leocorni, la Dea Athena, Pegasus e Luca Giurato che declina un verbo al congiuntivo. L'irreale si compie al San Paolo. Una punizione solare ed espulsione diretta di Roncaglia si trasforma in un fallo di Higuain. Sbaglia l'impossibile, anche a favore del Napoli. Un arbitro così scarso non può essere designato per una gara così delicata. Mandatelo sull'Isola dei famosi. Con biglietto di sola andata.

Uno alla maratona senza gloria di Jonathan De Guzman. Riceve palla a 40 metri dalla porta, involato verso Perin. In esclusiva per i lettori di Tuttonapoli la telecronaca nella mente di ogni tifoso della cavalcata dell'olandese. "Sei solo Johnny, sei solo". Trenta metri. "Johnny sa come si fa". Ventimetri. "Dai chiudula Johnny, chiudila!". Venti metri. "Perin è già in uscita. E' un gioco da ragazzi Johnny". Quindici metri. "Tira Johnny, tira". Dieci metri. Johnny, ma (parola irripetibile) io non capisco come (parola irripetibile) sei proprio (parola irripetibile) ti consiglio in un viaggio in un paese (irripetibile). Fine delle trasmissioni.

Due di lunedì. Mi è sembrato di averla già vista la scena. Ah, sì, come a Doha. Di rapina e su rigore, portando a dodici le reti in campionato: tutti segnati nelle ultime tredici giornate di campionato. Praticamente una rete a partita, prestazioni condite da giocate che ti fanno chiedere come sia possibile pensare che Gonzalo e gente come Murgita, Calderon, Savoldi Junior abbiamo ricoperto lo stesso ruolo del Napoli. Robe da non dormirci la notte. Intanto come il postino, di lunedì, il Pipita suona sempre due volte. Le lettere sono state puntualmente recapitate a casa Buffon e Perin.

Tre a Perotti, annullato praticamente da Maggio. Lo danno sempre per finito, come una macchina che accende la spia della benzina e poi riesce a percorrere tutta l'autostrada del Sole. Un'abnegazione verso il lavoro e del sacrificio che fanno bene a questo paese. Invece di presentare schede bianche, ai primi scrutini per il prossimo Presidente della Repubblica, qualcuno indichi la preferenza per Christian Maggio. Esemplare.

Quattro all'inutilità degli addizionali che diventa addirittura ostruzione su Higuain. Non segnalano il fallo di Roncaglia sul Pipita - sarebbe stato rosso - e non vedono palloni entrati di 30 centimetri. Nell'Italia della disoccupazione alle stelle, c'è un mestiere in assoluta controtendenza. Stipendio alto, compiti da svolgere praticamente NULLI. A parte rompere le scatole ad un attaccante che lotta come un demonio nel tentativo di salvare un pallone impossibile.

Cinque le occasioni clamorose fallite dagli azzurri nel corso della gara. Un numero smisurato, la differenza che passa tra il viaggiare sempre in prima classe ed accontentarsi, in alcune occasioni, di viaggiare in low cost tipo carro bestiame.

Sei volte in panchina. Non era titolare dalla sfida con la Sampdoria e Gokhan Inler spiega in campo, meglio di ogni parola, i motivi delle scelte di Benitez. Spaesato, come un turista giapponese senza la sua macchina fotografica al Louvre. Si guarda attorno e non sa cosa fare, non riesce a trovare un modo congruo per occupare il tempo.

Sette minuti e Perin illumina la scena del San Paolo. Assist al bacio per la testa di Higuain. Ogni volta che Mattia, bravo e talentuoso ragazzo, viene definito il nuovo Buffon, dall'altra parte del mondo un fiore muore, un angelo viene scaraventato all'inferno ed una ciambella nasce senza buco.

Otto all'effetto cerniera di David Lopez ed all'effetto Musa di Marek Hamsik. Lo spagnolo, al 10', rovina la festa di Iago Falque quando l'attaccante aveva già pronta la bottiglia da stappare ad un passo da Rafael. Marek, come Calliope, ispira a De Guzman prima l'Iliade - gol divorato nel primo tempo, poi l'Odissea con il salvataggio miracoloso di Burdisso. Questo Marek fa la differenza.

Nove alla prestazione da Pac-man di Koulibaly. Fagocita ogni palla che transita nel suo raggio d'azione, come il mostro giallo ne vuole ancora, ancora, ed ancora. Con una sola differenza rispetto al videogame: non sono i fantasmi a rincorrere Kalidou, ma è Kalidou a rappresentare un incubo per ogni genoano che prova a passare sul suo binario

Dieci anni di Gianluca GravaDieci anni che ti scorrono davanti veloci, come una Ferrari in autostrada sulla corsia di sorpasso. La disperazione di Avellino, la cavalcata verso la B, il delirio di Marassi nel 10 giugno 2007. Tutto così meraviglioso. Tutto tatuato sulla pelle. Tutto con il soldatino Grava a sudare la maglia fino all'ultima bollicina di ossigeno da sacrificare nei polmoni. E poi ancora la A, l'Europa, la Champions. Una storia da farci un film. Una bella storia della nostra terra. Un seme cresciuto senza fuochi e senza luoghi comuni. Grazie è una parola di cui a volte si abusa. Altre volte dimenticata. In questo caso è l'unica appropriata.