Da Zero a Dieci: l'unico avversario da evitare al sorteggio, la Fatality di Gonzalo, l'ossessione di Callejon ed il nuovo centrocampista in prova

27.02.2015 10:20 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: l'unico avversario da evitare al sorteggio, la Fatality di Gonzalo, l'ossessione di Callejon ed il nuovo centrocampista in prova

 Zero reti subite nelle ultime cinque uscite in Europa. Benitez lo sottolinea, tirando acqua al suo mulino, dimenticando però di sottolineare che il valore degli avversari non certo trascendentale. Oltre le statistiche, per non creare falsi illusioni, in quel reparto e su quella fase bisognerà intervenire e lavorare ancora tanto, tantissimo oggi ed un futuro. Se si inizia a pensare che questa difesa, perchè è riuscita ad imbrigliare attacchi inarrestabili come quelli dello Slovan Bratislava o quello dei turchi, non sia poi malaccio sarebbe come costruire un castello con le carte come si faceva da bambino. Una costruzione troppo debole, artificiosa, pronta a crollare al primo colpo di vento. A giugno, sul mercato, non bisognerà commettere questo errore.

Uno l'avversario da evitare. Quello che può farti fuori dall'Europa League senza che nemmeno la partita inizia. Lo spauracchio veste maglia azzurra, spesso in jeans, di rado sceglie il bianco. Nasce nel 1926 sotto il nome di Napoli. Nessun refuso, la pura verità. Conosci te stesso e conosci il tuo nemico in casa azzurra ha lo stesso significato. La squadra di Benitez, giocando come può e sa, può tranquillamente arrivare in fondo alla competizione. Per potenziale, per la mentalità inculcata dal tecnico spagnolo. Nel gruppo delle magnifiche 16 non c'è squadra che non sia alla portata. Il problema è capire quale Napoli scenderà in campo nelle notte europee, affetto da una strana forma di schizofrenia. E' la cosa più brutta di questa squadra. E' la cosa più affascinante di questa squadra. E' l'aspetto che più spaventa in questo finale di stagione. E' l'aspetto che lascia più speranze.

Due gli arresti nel dopo gara. La cosa più terrificante è che, dopo l'andata, una gara al San Paolo non c'è mai stata. C'erano soltanto 90' da far scorrere veloci, ed invece c'è gente che ha trovato il modo di fare a botte - non che nelle gare combattute sia un buon motivo - anche nella serata di ieri. Guerriglie urbane, gare sospese, banane in campo, monumenti distrutti, messe in mora, masse impecorite a difesa di un solo "ideale" (tra enormi parentesi). La violenza. Una violenza che ha stancato, che svilisce ogni tipo di passione per uno sport così bello. Fermati un turco ed un napoletano, un turco-napoletano in pratica. Ma qui, ci scuserà il Principe, c'è davvero poco da ridere.

Tre alla critiche piombate su Mertens negli ultimi giorni. Critiche predefinite, del tipo "Il Napoli ha vinto anche questa, non sappiamo bene di cosa parlare. Ah si, c'è Mertens che è stato espulso. Si può dire la cosa che non sta giocando bene (è in grande ripresa, si guardino le aperture fatte contri i turchi), che non fa una vita da atleta. Che è scontento a Napoli (è chiaramente una controfigura quello che si diverte da matto nei video che spopolano su Youtube in una famosa trattoria napoletana) e che bla bla bla. Ormai troppi bla bla bla e pochi fatto. Nessuna argomentazione reale. Solo la voglia di strappare qualche titolo ed un pò di notorietà.

Quattro alle condizioni fisiche di Cardozo. Una pedina del subbuteo, zavorrata con tredici chili di piombo, avrebbe più mobilità dell'ex Benfica. Ex in questo caso è la parola più appropriata. E' proprio vero: nessun maggior dolore, che ricordarsi il tempo felice nella miseria. Povero Oscar.

Cinque squadre italiane passano ai sedicesimi. Oltre i giochi di parole imbarazzanti tipo man-Ita (roba trash forte), resta il dato. Anzi, resta la nuova mentalità - era ora - nell'approcciarsi alla competizione. Proprio a Napoli, sotto l'egida Mazzarri, abbiamo vissuto uno snobismo fastidioso, ignorante, provinciale. Lo stesso De Laurentiis aveva in passato sputato veleno sulla manifestazione. Una strada viziata che ha portato l'Italia a rovinare il proprio ranking, perdendo un posto in Champions League ed anche credibilità. Una notte come questa serviva, come un deodorante ascellare per alcuni nei mezzi pubblici. Scusate l'ardita similitudine, ma rendeva al meglio lo stato di necessità.

Sei all'erroraccio di Inler al 43'. Imbarazzante la palla persa con un lancio a centrocampo in orizzontale - al primo giorno di scuola calcio ti insegnano che non si fa, prima di farti mettere gli scarpini ed entrare nello spogliatoio - dallo svizzero, che aziona l'unica vera occasione della gara per i turchi. La cosa positiva, cerchiamo di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, è che dall'errore nasce un tiro del Trabzonspor ben deviato da Rafael prima della rete annullata sulla respinta. Tutto fa brodo e tutto fa fiducia.

Sette all'inchino di Britos, stile Schettino, al minuto 25 che apre la strada a Cardozo. Ormai il nostro Miguel - al quale alla fine vogliamo pure un gran bene - sta diventanto un personaggio di culto. Come i Ray-ban, come gli anfibi. Uno status symbol della nostra rubrica. Grazie di esistere Miguel. Da parte di tutti i cardiologi partenopei, che dal tuo arrivo hanno registrato un incremento degli stipendi del 127%. Ed il tassametro corre...

Otto gol nelle prime dieci di campionato (l'unica competizione in cui è andato a segno). Con la rete segnata alla Roma, quella della certezza, Callejon ha forse toccato il punto più alto della sua carriera. Da quella gara, tra le 14 di campionato e gli impegni in Coppa Italia ed in Europa League, lo spagnolo ha iniziato a litigare con il gol, trovato solo a Cesena. Una brutta vicenda, un rapporto interrottosi così, senza preavviso e senza motivo. Una storia straziante che solo un Moccia ispirato potrebbe essere più banale. Semplicemente lui - il gol - ha fatto le valigie ed è andato via. Lui, Callejon, ci prova ogni momento a farlo tornare. Un chiodo fisso nella testa. Un'ossessione. Ed il problema è proprio questo. Il gol arriverà quando Josè smetterà di pensarci. "So riconoscere un'ossessione: non porterà a niente di buono".

Nove al coraggio di Mesto. L'esterno arrivato al limite dell'area, al minuto 34', ha due opzioni: servire lo smarcato Higuain o provare la gloria personale. Giandomenico sceglie la seconda. In una gara normale, Higuain lo avrebbe assalito sfoderando una specie di Fatality dell'amato Mortal Kombat per lesa maestà. Il Pipita, più tranquillo rispetto al solito demonio che è su ogni pallone, si è limitato a fagocitare tre falangi della sua mano destra per sfogarsi. L'ha presa bene insomma.

Dieci al nuovo centrocampista in prova. Si propone, scatta, fa allunghi sulla fascia. Pecca leggermente in zona centrale, perchè purtroppo in campo proprio non può entrarci. In passato ha avuto anche un ottimo rapporto con il gol, segnando ben 40 reti in serie A. Peccato che l'ultima marcatura risalga al 28 aprile 2002, in maglia Bologna contro la Lazio e che la carta d'identità dica "Nato nel 1973". Fabio Pecchia, con Benitez infortunato, è stato forse più attivo di Jorginho nel dirigere la squadra da bordo campo. Il buon "Pepe" ci ha provato in tutti i modi a convincere il tecnico spagnolo a concedergli uno scampolo di partita. Niente da fare.