Da Zero a dieci: la tragedia sfiorata, la risposta dei tifosi alla Moric, il vero scandalo e quel gesto di Sarri rubato dalla Tv

07.12.2016 10:49 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a dieci: la tragedia sfiorata, la risposta dei tifosi alla Moric, il vero scandalo e quel gesto di Sarri rubato dalla Tv
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero a quelli che avevano già dato per scontata la vittoria del Besiktas a Kiev. Non c’è niente di più meravigliosamente incontrollabile di un pallone che rotola, di un attaccante che si trova davanti al portiere avversario ed inizia ad annusare il sapore del gol. E questo non lo puoi prevedere con assoluta certezza, è caos assoluto come quando la tua donna ti accoglie in casa con un: “Amore, hai dimenticato il telefono a casa…”.

Uno come la posizione in classifica degli azzurri. Le storie del girone semplice non vogliamo nemmeno sentirle, perché arrivano dagli stessi che dicono che in Champions non esistono partite semplici. Ed è la verità. Così come è vero che questo Napoli si è meritato quel piazzamento con la forza di chi prova sempre a determinare il proprio destino. Rischiando, sbagliando, temendo di non farcela prima della grande gioia. Fatti non foste a speculare come i turchi, ma per seguire gioco e non solo ripartenza. (Dante perdonaci). Il vero scandalo sarebbe stato un Besiktas agli ottavi.

Due opzioni, come al referendum, come nella psiche dell’essere umano. Tacere, lasciando la sensazione di essere stupidi, o parlare togliendo ogni dubbio. La showgirl (si dice così di una che ha fatto qualcosina in tv e poi va elemosinando qualche comparsata in giro raccontando le proprie disgrazie familiari) Nina Moric, prima della sfida al Benfica, ha sentito l’esigenza di urlare al mondo tutta la sua frustrazione contro Napoli, o probabilmente la sua ricerca disperata di un minimo di considerazione. L’oblio per certi personaggi sarebbe l’unica risposta concreta. Oppure, se preferite una strada più passionale, vi invitiamo ad andare al minuto 53.08 di QUESTO LINK (non è un virus, tranquilli).

Tre punti di un triangolo che manda in tilt i radar avversari, manco fosse quello delle Bermuda. Hamsik lancia, Insigne scatta a sinistra, Callejon attacca l’area a testa bassa come un Toro Loco pronto a scrivere la storia a penna indelebile (le matite lasciamole perdere). I sogni azzurri si ricongiungono tracciando una linea ideale su quest’asse, un teorema di Pitagora che porta sempre ad un unico risultato: fare tremendamente male al Benfica. Sembra quasi il titolo di un film vietato ai minori.

Quattro giorni per riprendersi dalla sbornia europea e dare continuità a questo cammino con la sfida al Cagliari. L’iniezione di fiducia è imponente, sembra una scena di Trainspotting 2: “Neanche si faceva di droga, si faceva di gente. Lo mandava fuori di testa, gli scatenava i sensi". Eccola la droga del Napoli, la passione dei propri tifosi, le conferme di un gruppo che si era sentito meno invincibile con l’addio dell’uomo senza identità. Avranno pensato anche a lui sul terreno di gioco del Da Luz, che li aveva accusati di non essere all'altezza delle sue ambizioni. Purtroppo, per lui, la storia ha già dimostrato che quando c’è troppa pressione finisce per fare la fine di un coniglio ischitano.

Cinque secondi di panico nelle case dei napoletani. Segna Mertens, dalla tv Sandro Piccinini in cronaca inizia a scagliare una serie di “ccezionale”, “incredibile” che sembrano frecce di Legolas in una battaglia per la terra di mezzo. Rischia di partire un embolo al buon Sandro ed al chi lo ascolta. Ma il naufragar ci è dolce in questo “ccezional”. 

Sei di solidarietà alla sofferenza di Sarri in panchina. Devastato dalla tensione, un’immagine televisiva lo riprende all’apice della sua estasi mistica come Fantozzi quando raggiungeva certe temperature. Arriva al punto di mettere le mani come se avesse tra le dita una sigaretta, l’unica che avrebbe potuto placare la sua smania. Una sigaretta clandestina, immaginaria, riflesso incondizionato di un uomo che sta per tagliare un grande traguardo, che sta per diventare padre ed aspetta nel corridoio della sala parto. È nato l’Ottavo (di finale), ma per Sarri è come se fosse la prima volta. E le prime volte hanno sempre quel sapore differente dell’orribile che diventa magico.

Sette volte il sigillo di Dries nelle undici reti realizzate in Champions League. Un controllo qualità, un prodotto di origine controllata che esporta fantasia e meraviglia. La stessa che porta Luisao a perdersi in un trip mentale che nemmeno il protagonista di Memento, un viaggio introspettivo per il difensore del Benfica che ancora si sta chiedendo dove sia finito Martens mentre lui alleggeriva qualche bar di Lisbona di qualche Negroni (a Lulic non piace questo elemento). In attesa di avere notizie sul povero difensore, ci godiamo le giocate del belga capace di fare a brandelli il piano gara del Benfica come fosse la parte finale di una giacca di Elvis. E proprio al buon Elvis affidiamo la descrizione di Dries: “C'è chi muove le gambe, chi schiocca le dita, e chi si muove da una parte all'altra. Io faccio un po' tutto assieme, direi”. Effetto ubriacante.

Otto reti stagionali, la prima in Champions arriva come un sollievo dalle paure. Callejon è la carezza che non ti aspettavi, la goccia che con caparbietà diventa mare e poi oceano. Sempre con la forza di attaccare lo spazio, di andare e venire con la pazienza delle onde e la caparbietà dei “perchè” di un bambino che inizia a scoprire il mondo. Questo è Josè, un bambino che ha sempre la voglia di scoprire cosa può nascondersi dietro ad uno scatto in profondità, alla ricerca di quell’urlo che ferma il tempo. Il futuro è dei curiosi di professione. Il futuro è del numero 7 azzurro. 

Nove al Google Maps di questo Napoli. Hamsik è sempre più un riferimento per i compagni, trascinatore nella difficoltà ed oltraggioso nella bellezza di alcune giocate. Visione periferica superiore a quella di una suocera ad un buffet, abilità nel lancio lungo superiore a quella di Sampei. Dove c’è Marek, c’è Napoli. È una certezza che va consolidandosi di gara in gara, una scalata inesorabile all’élite europea. Un matrimonio che ogni volta riesplode di passione, con qualche piatto spaccato e una grande verità: “Scegliti una moglie della quale tu possa dire: avrei potuto prenderla più bella ma non migliore". Ecco, questo è Marek. E di migliori per questo Napoli non ce n’è. 

Dieci minuti per Rog sono il simbolo di una piccola evoluzione, un ribaltone filosofico che sta imperversando nella testa di Sarri. È il coraggio dell’azzardo, di lanciarsi anche al buio per toccare una costa inesplorata. Un Maurizio inedito, che conferma Gabbiadini e regala minuti al genietto croato. Anche per il tecnico questo passaggio del turno è un grande esame superato, una crescita professionale attraverso l’empirismo di qualche errore commesso. D’altronde “l’errore ci dona semplicemente l’opportunità di iniziare a diventare più intelligenti”. Questo girone di Champions ci conferma due cose: che il Napoli esprime un calcio tra i migliori d’Europa e che impossibile è niente, impossibile non è per sempre. Anche volare in cinque anni dalla terza serie italiana alle migliori 16 del continente dove il calcio è stato inventato.