Da Zero a Dieci: lo schiaffo di Kou alla feccia, la minaccia di Pioli alla vigilia, Insigne fa vergognare Conte, Sarri e la bufala della furia su Jorginho

04.02.2016 11:35 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: lo schiaffo di Kou alla feccia, la minaccia di Pioli alla vigilia, Insigne fa vergognare Conte, Sarri e la bufala della furia su Jorginho
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero ai vigliacchi del “non sono cori razzisti”. Zero all’irrefrenabile tentazione di tramutare ogni tipo di questione in qualcosa da risolvere “all’italiana”, da etichettare come folklore, indossando la maschera della vergogna e provando a derubricare i fatti come “cose che succedono”. Già, “Cose che succedono”, è il processo mentale che ha portato un paese al degrado morale, svuotato gli stadi, svilito i cuori di chi vede più magia in un pallone da inseguire che in un numero di Houdini. “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale possono essere valutati dal modo in cui vengono trattati i suoi animali” Il problema è che questo paese non ha ancora capito come trattare questi essere che non sono né umani né animali. Sono letame dal quale non nasceranno mai fiori…

Uno il punto raccolto in due partite dopo la prima volta da capolista. Era dicembre, il Napoli lasciava per strada le sue certezze a Bologna e non riusciva a spostare il bus piazzato dal già compianto Garcia davanti alla sua porta al San Paolo. Era il momento più difficile, quando sei davanti ad un bivio con due strade, due scelte, due destini. Ci si poteva accontentare di una buona stagione, oppure si poteva provare a catapultarsi verso l’ignoto. Da allora sette vittorie consecutive. Da allora la scelta del Napoli è stata palesata al mondo. “Due strade divergevano in un bosco, e io presi la meno percorsa, e quello ha fatto tutta la differenza”.

Due reti segnate in tre minuti. Come applicare la tecnica dell’esplosione del cuore in cinque passi, colpendo punti vitali del tuo avversario. Prossimamente su Discovery Channel nel documentario “Animali più pericolosi del mondo” verranno inseriti anche alcuni azzurri. Innocui, all’apparenza, circondano la preda, circuita con i sorrisi e soffocata ai fianchi come un boa che mangia un elefante.  Arriva tutto così in fretta, che non hai nemmeno il tempo di soffrire. Eutanasia.

Tre anni, figlio di interisti, in un video ormai virale Lorenzo ci racconta più di ogni altra statistica o trattato dello scienziato tattico di turno questo Napoli. Ce lo racconta con una scelta semplice, netta, decisa. Lui tifa Napoli, lui vuole Napoli perché è rimasto incantato da una squadra che vince e diverte. Potere delle cose che meravigliano, che stupiscono. Quando si è piccoli la bellezza, l’organizzazione, le grandi imprese hanno il potere di attrarre più della birra nel banco frigo. Lorenzo è uno Hugo Cabret che si lascia rapire dal meccanismo superiore elaborato da Sarri per questo Napoli. “Mi piace immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!”. 

Quattro reti e tre assist nelle ultime quattro di campionato. Scrollatosi di dosso i panni, dignitosissimi, della Piccola Fiammiferaia che fa il lavoro sporco e lascia le copertine sempre ai compagni, Callejon ha ritrovato lo smalto del bomber, oltre a tutto il resto. José incarna nello stesso corpo due anime: quelle dello scarabeo rinoceronte, capace di trasportare ben 850 volte il suo peso con forza e determinazione e quello leggero e fugace di uno scorpione, che letale ti inietta il suo veleno prima di riprendere il moto perpetuo. Con questo Callejon il tridente azzurro è stato già dichiarato illegale in 97 paesi. 

Cinque gol rimediati all’andata ed a Stefano Pioli arriva una di quelle idee geniali che ti colpiscono in piena notte, per poi renderti conto il giorno dopo che si trattava di una grande, gigantesca, strepitosa ca… (come la canzone del Trio Medusa). “Sappiamo come fermare il Napoli. E’ nelle nostre corde batterli”. Nel pronunciare la frase, il tecnico biancoceleste aveva le stesse possibilità di sopravvivenza di un viandante che incrocia nel deserto Ken il guerriero. Tra dieci secondi...

Sei alla modesta interpretazione di Sarri dopo il giallo rimediato da Jorginho. Il tecnico in panchina si finge contrariato, sbuffa, riprende verbalmente il suo regista per la perdita di tempo che gli è costata il giallo. Sarebbe stato più credibile il Mandake di Febbre da Cavallo quando prometteva alla moglie di non scommettere più sui cavalli. La bufala più divertente della serata. 

Sette vittorie consecutive contro le tredici della Juventus. La squadra di Allegri riscrive la storia, il Napoli risponde a dovere come in uno scambio di tennis, stile Agassi-Sampras in un memorabile spot, con McEnroe al commento tecnico, degli anni novanta. Botta e risposta, in una guerra di nervi e cura maniacale per i dettagli. Sapere di avere un serpente velenoso alle spalle è una sensazione che potrebbe togliere lucidità ed indurre a scelte sbagliate, ma questa squadra pare avere il sangue della stessa temperatura del rettile che lo insegue. Del rettile questo Napoli, merito in primis della sua mente pensante in panchina, ha la capacità di evolversi, di trovare nuove soluzioni, di mutare. D’altronde “Il serpente che non può cambiar pelle muore. Lo stesso accade agli spiriti ai quali s'impedisce di cambiare opinione: cessano di essere spiriti”.

Otto al traguardo raggiunto da Insigne, primo nei maggiori campionato europei a raggiungere la doppia cifra in gol ed assist. Prendete una tela verde, un pennello rivestito da uno scarpino. Affidate il tutto ad un talento cristallino, ad un visionario che vede cose che voi umani nemmeno potete immaginare. Lasciategli qualche secondo per elaborare i dati che confluiscono nel suo genio calcistico come acqua che si lancia giù per una cascata. C’è l’energia rinnovabile dell’istinto nel passaggio che manda a nozze Callejon ed al tappeto l’impotente Lazio. C’è il marchio di fabbrica di Lorenzo 24, il miglior calciatore italiano. Che Antonio Conte se ne faccia una ragione, altrimenti rischia di perdere nuovamente la folta capigliatura. Non bisogna chiedersi se Insigne sia da Nazionale. C’è piuttosto da interrogarsi se questa Nazionale possa meritare questo Insigne.

Nove alla coerenza, merce sempre più rara. Gonzalo Higuain è il giorno prima della felicità di ogni napoletano, è la speranza che prende corpo alla vigilia di ogni gara. Ogni avversario fa un po' meno paura quando sai che il Pipita è dalla tua parte, a lui si possono affidare i turbamenti e le ansie di ogni vigilia. Gonzalo Higuain è una carezza quando pensi di non potercela fare, quando il pensiero del fallimento sembra avvolgere la tua futura impresa. C’è della magia nello scatto del Pipita, c’è la volontà di un uomo coerente che crede nel destino ma lotta contro il caos. Gonzalo è il giorno prima della felicità, che arriva puntualmente quando indossa quella maglia numero 9. Sono 23 felicità in 23 partite. Indice di godimento più alto di un Riccio in fase di accoppiamento.

Dieci alla faccia di Koulibaly verso la feccia di questo calcio. C’è lo smarrimento di un ragazzo giovane, il disgusto di un uomo che è costretto ancora una volta a stupirsi della stupidità di agglomerati sparsi e sporadici di neuroni che si nascondono dietro alla massa. Dieci all’arbitro Irrati, che ha avuto il coraggio di lanciare un segnale, di sollevare una questione troppe volte taciuta dalle Istituzioni calcistiche e non. Dieci al finale di gara, Kalidou che, mentre i cretini fanno “Buu”, si dirige verso un bambino sugli spalti, lo indica, lo sceglie, come testimonial contro l’ignoranza. Non sarà la bellezza a salvare il mondo. Saranno i bambini. Che tutti si impegnino per lasciargli in eredità un calcio migliore.