Torino, Porto e Fiorentina: gli otto giorni di fuoco del Napoli

Dopo la bella vittoria in campionato con la Roma, Napoli sconfitto ad Oporto, nell’andata degli ottavi di Europa League 2013-2014. Ma i giochi per la qualificazione sono tutti aperti.
14.03.2014 15:20 di  Vincenzo Perrella   vedi letture
Torino, Porto e Fiorentina: gli otto giorni di fuoco del Napoli
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Continua il tour de force del Napoli, suddiviso tra le fatiche di campionato e l’Europa League, dopo essersi garantito la finale di Coppa Italia con la Fiorentina. Ancora non si è assopito l’urlo dei tifosi azzurri per il gol di Callejon contro la Roma, che l’attenzione già si sposta all’Estádio do Dragão di Oporto. Contro i lusitani, Benitez deve fare a meno di Maggio, rispolverando Réveillère sulla banda destra difensiva. A metà campo, accanto a Behrami, c’è la novità Henrique. Alle spalle di Higuain, ci sono Hamsik, Insigne e Callejon.

Di fronte c’è un attacco temibile, composto da Varela, Quaresma e quel Jackson Martinez che tanto piace a De Laurentiis e Benitez. L’inno dell’Europa League non è così famoso come quello della Champions, ma l’atmosfera europea si sente e come! E anche stavolta, il Napoli regala un tempo agli avversari. Se lo 0-0 è il risultato del primo tempo, lo si deve alle mirabilie di Reina, ormai sempre più uomo squadra di questo Napoli e ad un fuorigioco inesistente. Ancora una volta il Napoli pecca in personalità e in mancanza di qualità tecniche in troppi uomini. La palla viene sparacchiata in avanti, nella speranza che gli avanti azzurri trovino l’ispirazione giusta.

Ma nel Napoli c’è un caso che, ad inizio stagione, sarebbe stato assurdo immaginare: quello relativo a Marek Hamsik. Lo slovacco sembra avulso dalla manovra, insofferente nel non trovare una collocazione tattica, quasi inutile in fase di pressing. Tutto ciò viene attribuito all’infortunio che lo ha tenuto fuori per un bimestre, ma in realtà già prima Hamsik mostrava queste difficoltà. Il suo è un caso da risolvere, così come lo è quello di Zuniga. Ormai sono cinque mesi che il colombiano è sparito. Si allena coi compagni, ma non è ancora convocabile per una partita. La sua stagione non lascia immaginare che a giugno parteciperà ai mondiali con la sua Colombia. Ma allora perché il suo CT lo convoca ancora, visto che Zuniga non offre garanzie fisiche? Mistero tutto napoletano.

Tornando alla gara col Porto, nella ripresa si è visto un Napoli più propositivo, con Higuain e Callejon che rompono gli indugi. Al 55’ è clamoroso quanto accade: Higuain salta Maicon, calcia in diagonale, Helton respinge addosso a Callejon che si trova ad un metro dalla linea di porta, ma il tempo di reazione non gli consente di segnare l’1-0 azzurro. E come sempre capita al Napoli, fallisce un gol, basta un capovolgimento di fronte, una mischia su calcio d’angolo e Jackson Martinez fa 1-0. Già, proprio l’attaccante colombiano che sarebbe l’alternativa perfetta ad Higuain. Invece nel Napoli l’alternativa al Pipita è Duvan Zapata (con tutto il rispetto). Contro il Porto, Zapata ha sui piedi più o meno la stessa occasione avuta a Livorno. Ebbene, l’esito è lo stesso: palla ciccata. E’ pur vero che Zapata gioca pochissimo. Ma le sue doti ne giustificherebbero un utilizzo maggiore? Stesso discorso per Réveillère, per Henrique e per i tre svizzeri che deludono sempre (quando non giocano con Jorginho).

E lunedì sera c’è il Torino, prima del retour match col Porto e dello scontro diretto per il terzo posto con la Fiorentina in campionato. Con la speranza di recuperare chi è infortunato. Con la speranza di recuperare chi c’è e non sta giocando bene. Insomma, con la speranza che questo finale di stagione porti le cose che i tifosi si aspettano.